Cuore connection per un testamento di Franco Lucentini

Cuore connection per un testamento La vicenda1 dell'eredità De Amicis, scomparsa come in un film giallo Cuore connection per un testamento Ci piacerebbe che fosse ancora Comencini, regista di rara intelligenza e humour, a raccontare la gialla, o nera, appendice al libro Cuore che è saltata fuori in questi giorni nelle pagine di cronaca; e vorremmo che la girasse in bianco e nero, nel delizioso stile da cinema muto che ha scelto per la trasposizione televisiva del «Tamburino sardo», di «Sangue romagnolo» e degli altri racconti mensili. Si vedrebbe anzitutto De Amicis nel suo letto che detta a fatica il testamento a un compassato notaio. «E tutto il resto ai bambini poveri di Torino» direbbe la prima didascalia. Breve flash di bambini poveri e macilenti che giocano nel fango di un cortile in rovina del centro storico, e ritorno su De Amicis, sulla sua mano tremolante nel momento in cui firma il foglio portogli dal notaio. «Cent'anni dopo» direbbe la seconda didascalia. Ed ecco il lungolago di Lugano in un giorno di pioggia. Entra in campo una grossa berlina nera guidata da un autista. Sul sedile posteriore, un uomo ripreso in modo che non se ne veda la faccia: le sue dita guantate reggono un grosso sigaro. L'auto si ferma davanti a una banca, e l'uomo, sempre visto di spalle, scende, entra, parla con un usciere, viene accompagnato a un ascensore. Stacco su un severo funzionario svizzero che, in un salottinò riservato, sottopone al visitatore una serie di documenti. Dettaglio della mano di costui che firma senza esitazioni. Poi il funzionario gli consegna una cassetta di sicurezza. Primissimo piano di chiave. Apertura. Si vedono grasse mazzette di banconote che le mani guantate dell'uomo trasferiscono meticolosamente in una 24 ore. Poi lo vediamo scrivere qualche parola su un biglietto, ripiegarlo, rimetterlo nella cassetta vuota. Chiusura. Chiave. Stacco sul sindaco di Torino circondato dai suoi assessori, in visita nel già visto cortile del vecchio centro. 11 palazzo è frattanto crollato, ma tra le macerie continua a giocare una torma di bambini poveri. Scuotendo tristemente il capo, il sindaco ne accarezza uno sul faccino denutrito. Espressione pensosa. A un tratto lo vediamo battersi una mano in fronte, come chi si ricordi repentinamente di qualcosa. Didascalia: «L'eredità De Amicis! Come avrò fatto a dimenticate quei quattro miliar¬ di! Che testa!». Stacco su grande sala dove sono riuniti al completo i consigli comunale, provinciale e regionale. Un consigliere si alza a gridare qualcosa. Didascalia: «Bisogna ritrovare la chiave, ta ernia lon ca custa!». 11 sindaco replica lungamente e animatamente. Didascalia: «Frugheremo dovunque! Scaveremo sotto tutta la città, c cosi, fra l'altro, Torino avrà finalmente la sua metropolitana!». Applausi. Carrellate su vie e piazze sconvolte dai cantieri eli «lavori in corso». Muscoli di operai in frenetico movimento. Spazzini che frugano tra le immondizie. Ritorno sui bambini sempre più Carlo Frutterò Franco Lucentini (Continua a pagina 2 in settima colonna) ' Edmondo De Amicis

Persone citate: Carlo Frutterò, Comencini, De Amicis, Edmondo De Amicis

Luoghi citati: Lugano, Torino