f aver dato premi non di aver fatto corruzione di Beppe Minello
f aver dato premi non di aver fatto corruzione Appalti truccati: interrogato il titolare della società Ancora f aver dato premi non di aver fatto corruzione Contesta però la cifra indicata - Coinvolto ieri un altro dipendente della ditta E' salito a nove il numero delle persone coinvolte nello scandalo delle tangenti che 1' Ancora, l'azienda di impianti termici di via Vassalli Eandl 37, avrebbe dispensato a Torino e a Lecce per truccare e vincere appalti. L'altra sera, colpito da mandato di accompagnamento, è stato portato nella caserma di via Valfrè Giovanni De Metrlo, impiegato della filiale leccese della Banca d'Italia. Olà un suo collega, Roberto Pallata, 38 anni (difeso dall'avv. Altara), è da alcuni giorni in carcere accusato di avere favorito, in cambio di denaro, l'azienda torinese che concorreva nell' appalto per la realizzazione dell'impianto di climatizzazione della banca. E' questa l'unica novità di una giornata dedicata dal sostituto procuratore Rinaudo all'interrogatorio dell'lng. Felice Ancora, 66 anni, titolare dell'omonima ditta «decapitata» dall'arrivo dei carabinieri del nucleo operativo che hanno arrestato anche due dipendenti: 1 geometri Paolo Marmo, 53 anni, e Luciano Plasentini, di 47. Quest'ultimo, oltre all'accusa di associazione per delinquere e corruzione, deve anche rispondere di detenzione abusiva d' armi perché, durante la perquisizione nel suo alloggio di corso Trapani, i militari del maggiore Lotti hanno trovato una carabina non denunciata. Come si difende l'ing. Ancora il quale, tra martedì sera e ieri pomeriggio, assistito dagli avvocati Accatlno e Fornas, ha già sostenuto quasi 8 ore d'interrogatorio? Non avrebbe negato di aver dato bustarelle ai due dipendenti della V Ripartizione dell'assessorato ai Lavori pubblici, Virgilio Zanella e Luigi Bianco, anche loro arrestati per peculato e corruzione, ma avrebbe contestato l'ammontare della cifra (20 milioni nel settembre scorso e altri 80 negli anni fra il 1979 e l'81) e 11 motivo per cui 11 dava. In sostanza, l'ing. Ancora, piccolo, occhiali e capelli bianchi, il vestito grigio svilito dall'assenza della cravatta che viene tolta a tutti 1 detenuti, avrebbe sostenuto di aver dato «premi» in denaro perché i due tecnici avrebbero avuto una particolare attenzione per le pratiche riguardanti la sua ditta. Non è vero, avrebbe detto, che venivano date tangenti a Zanella e Bianco affinché emettessero mandati di pagamento per lavori di manutenzione compiuti in modo incompleto dall'Ancora. Gli stessi tecnici, prelevati dal carabinieri venerdì della scorsa settimana negli uffici di piazza Palazzo di Città 7 e Interrogati per nove ore (sono difesi dall'avv. Delgrosso), avrebbero ammesso di aver ricevuto denaro. Gli investigatori sono convinti che l'Ancora non fosse la sola ditta a dare «premi», e vogliono accertare quante altre persone, anche gerarchicamente superiori al due arrestati, sono state beneficiate nello stesso modo. A questo proposito, c'è da registrare l'intervento del consigliere de, Galotti, 11 quale ha proposto, «come avevo ■chiesto gii un anno fa, ma inutilmente-, che il Comune istituisca un'anagrafe pubblica permanente di tutte le j ditte che hanno partecipato e vinto appalti pubblici. Nella caserma di via Valfrè sono state tradotte, da Lecce, tutte le persone coinvolte .nello scandalo. Oltre ai due dipendenti della Banca d'Italia, ci sono il consigliere de Nicolò Calamia, meglio conosciuto come don Mimi, accusato di aver ricevuto un centinaio di milioni per far vincere all'Ancora l'appalto per la realizzazione dell'impianto di riscaldamento dell'ospedale civile di Campi Salentino di cui, a suo tempo, era presidente; e l'ing. Cesare Sarno, uomo di fiducia dell'Ancora in Puglia e, guarda caso, direttore dei lavori per la posa in opera dell'impianto nel nosocomio di Campi e progettista della filiale della Banca d' Italia. Beppe Minello La casa di Felice Ancora, in strada del Bellardo, uno degli arrestati
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