80 milioni per un cadavere
80 milioni per un cadavere Estorsione alla famiglia di un rapito: processo a Ivrea 80 milioni per un cadavere L'indicazione idi come trovare il corpo dell'impresario Crosetto (sequestrato dai banditi e mai tornato a casa) era stata data da un pentito in cambio della somma poi finita, in parte, nelle tasche del comandante delle guardie del carcere di Ivrea Condanne per quasi dieci anni sono state richieste ieri pomerìggio nel processo al Tribunale di Ivrea che vede, tra gli imputati, l'ex comandante delle guardie carcerarle, Enrico Marmoreo, ed 11 suo vice, Salvatore Di Nuzzo, accusati di essersi fatti corrompere da due detenuti, Tommaso Blamonte e Rosario La Porta. Per tutti e quattro 11 p.m. Pochettino ha chiesto un anno e setti mesi di reclusione e 900 mila lire di ammenda. Rispettivamente otto e quattro mesi Invece per Leonardo Musumecl, noto penalista eporediese accusato di falsa testimonianza e favoreggiamento, e per Vincenza Largane, moglie del La Porta, che deve rispondere di favoreggiamento. r I fatti che hanno portato al processo sono collegati al ritrovamento, del corpo di Lorenzo Crosetto, avvenuto nell'estate dell'83. Fu possibile grazie alle indicazioni di un pentito, Michele leracl, allettato da un sostanzioso premio offerto dalla famiglia e soprattutto in seguito alle insistenze del La Porta e del Blamonte. Del soldi ricevuti (80 milioni) la meta fini nelle tasche dello leracl. Gli altri vennero divisi tra 1 due detenuti, I sottufficiali del carcere e l'avvocato Musumecl che li aveva materialmente trasportati da Torino a Ivrea. ' L'accusa nel confronti di Marmoreo e di Di Nuzzo s\] basa sulle rivelazioni di alcu-1 ni detenuti della sezione speciale delle carceri, secondo I quali, dal momento della spartizione del compenso, 11 La Porta ed 11 Blamonte avrebbero cominciato a godere di speciali protezioni. Gli era permesso anche, secondo le accuse, di restare in circolazione nelle ore notturne e di detenere coltelli ed armi improprie. Dal dibattimento però sono emerse due verità: quella del principali accusatori che definiscono 11 La Porta ed il Blamonte come veri e propri «kapò» cui era permesso quasi tutto e quella di altri frequentatori della casa di pena che non avevano mal notato nulla di tutto ciò. Marmoreo si è difeso asserendo di non aver mal favorito 1 due detenuti: tErano più liberi, perché addetti a particolari mansioni. Uno faceva la spesa e l'altro il barbiere». Di Nuzzo: «Conosco il La Porta da quando ero custode alle carceri di Novara. Forse per questo gli altri avellano l' impressione che lo favorissi. L'accordo per la divisione della somma c'era stato, ma non in cambio di qualche protezione-. Per Musumecl invece 11 p.m. ha chiesto l'assoluzione dall'accusa di falsa testimonianza, dovuto alla completa confessione avvenuta in aula. Il penalista deve rispondere di favoreggiamento per aver concorso a stilare ricevute che in pratica tentavano 1' estraneità del sottufficiali alla divisione del denaro: «/n realtà in un primo tempo non sapevo che anche loro avessero partecipato. Dopo mi sono reso conto che qualcosa non andava ed ho avuto paura per la mia stessa posizione. I soldi intascati mi erano stati promessi dal Biamonte, che avevo difeso in trentatré processi senza vedere nemmeno una lira». Nel tardo pomeriggio hanno parlato i difensori Ferrerò. Bennl, Coda, Badellino, Pasquale e Ulgherl che hanno chiesto l'assoluzione dei loro assistiti. Il processo riprende venerdì alle 15 con 1' ultima arringa dell'avv. Gallo, difensore del Blamonte e del La Porta: poi verrà emessa la sentenza. Giampiero Paviolo Enrico Marmoreo in aula
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