Nella guerra del computer I'Italia raccoglie la sfida

Nella guerra del computer Miglia raccoglie la sfida Manager pubblici e privati a confronto al convegno Sip Nella guerra del computer Miglia raccoglie la sfida DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — La grande sfida Informatica è tutta aperta e l'azienda Italia, se non cor- . re al ripari, rischia di perdere definitivamente l'autobus. Pubblici e privati avvertono il pericolo di essere colonizza- ' ti da Usa e Giappone, sanno che nel prossimi dieci anni si giocherà una carta gigantesca (da 500 miliardi di dollari, quasi 9S0 mila miliardi di lire) che cambierà non solo il nostro modo di vivere, di produrre e di lavorare, ma la risposta non è dietro l'angolo. L'Italia e l'Europa, almeno in -chiave politica, sono in forte ritardo; se i governi non corrono al riparo al più presto 1 guasti possono essere Irreparabili. E' questo il succo della tavola rotonda, presieduta dal ; presidente dell'In, Romano .Prodi, che ha concluso il condegno internazionale della ;-Sip (sul «Ruolo delle telecof;munlcazloni nella società in-formatlca») che ha visto riuniti gli esponenti di punta «Ielle aziende pubbliche e primate (Carlo De Benedetti, •.presidente della Olivetti; •■ptullano Graziosi, amministratore delegato della Stet; -Francesco Paolo Mattioli, di-rettore centrale Fiat; Ennio -Presutti, direttore generale 'della Ibm Italia) e i rappresentanti dei partiti politici. La sfida è di quelle colossa.' li, che richiedono investimen" ti giganteschi. Ricette non ne .' esistono, anche perché l'Eu\. ropa è ormai chiusa, come ha '. detto De Benedetti, nella « teli nagìia Usa-Giappone». Una ; morsa, ha precisato Prodi, da '.. cui si può uscire soltanto T'mettendo «manager e politici ; di fronte al problema della fi» nanztalltà dello sviluppo-. : Una strada Ineludibile, secondo il presidente dell'Iri, perché l'alternativa «ad essa ..non è rappresentata neppure ; dallo colonizzazione, ma dal puro e semplice sottosvtluppò-. E poiché la concorrenza non è più 'tra imprese e imprenditori, via fra Paesi, addirittura fra grandi gruppi di Paesi", Prodi su questo fronte, come «dimensione minima; ha auspicato un intervento a livello di «sistema Paese». Un'analisi su cui si sono trovati d'accordo sia De Benedetti (il quale ha auspicato azioni del governi a finanziare nuove regole di sviluppo) che Graziosi, il quale ha posto l'attenzione sui problemi occupazionali («di particolare gravità-) che accompagnano la «transizione» e al quali occorre rispondere non in «termini di retroguardia». I nodi da sciogliere non sono però pochi. Mattioli, ricordando l'esperienza Fiat (una grande azienda che più di altre ha fatto ricorso alla computerizzazione: oltre 15 mila addetti sono interessati all'elaborazione elettronica), ne ha ricordati almeno tre che toccano «l'atteggiamento degli utenti, Vaffidabllità e il costo dei serviti, la disponibilità delle tecnologie». C'è poi un problema più generale. «Siamo debitori all' estero della componentistica di base e dei processi applica¬ tivi più avanzati — ha detto Mattioli —. Mi sembra però difficile pensare che questo gap possa essere colmato in modo autonomo dall'industria nazionale». «Il solo obiettivo realistico che possiamo proporci — ha concluso — è quello di ridurre il nostro svantaggio in alcune applicazioni particolari. Il ruolo in questo settore lo può giocare la domanda pubblica». Prima della tavola rotonda, Paolo Benzonl, amministratore delegato della Slp, aveva sottolineato come, nel settore, esiste un ritardo («non solo economico ma culturale») che va colmato al più presto se non si vuole perdere ì'«autobus del futuro». Un autobus su cui la Sip intende salire con tutto il SUO peso (25 mila miliardi di Investimenti tra l'84 c l'89. di 3500 nel nuovi servizi e nella telematica) e sul quale l'intero sistema Italia «deve spendere il massimo delle energie». Il problema è. secondo Benzonl, di scegliere tra «uno sviluppo a profilo medio-basso e uno ad alto profilo». Sulla prima strada, ha detto Ben¬ zonl, ci siamo già; la seconda presuppone un vero e proprio •cambiamento di marcia», sciogliendo tutti 1 nodi che Impediscono il decollo del settore. Benzonl, di questi nodi, ne ha individuati tre: 1) definizione tempestiva dell'assetto nel settore delle telecomunicazioni, in cui sono previsti investimenti pubblici colossali (100 mila miliardi In dieci anni); 2) nuovi meccanismi di programmazione che permettano di agire nel tempi rnedio-lunghi (Lucio Libertini, a nome del pel, ha chiesto al ministro Gava di presentare immediatamente al Parlamento «un disegno di legge per l'unificazione dei servizi nell'area delle Partecipazioni Statali, sulla base del nuovo assetto»); 3) una definizione strategica delle alleanze su scala nazionale e internazionale, che offra un quadro di certezza a tutti coloro (pubblici e privati) che operano nel settore. In pratica all'intero sistema Italia, giunto ormai a un bivio. Cesare Roccati

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