In «Orgia» di Missiroli con la Betti tornano Pasolini e il teatro di parola di Osvaldo GuerrieriMario Missiroli

In «Orgia» di Missiroli con la Betti tornano Pasolini e il teatro di parola Il debutto è fissato il 21 al Beaubourg, per il decennale della morte In «Orgia» di Missiroli con la Betti tornano Pasolini e il teatro di parola Al debutto, nel '68, non piacque molto: «Il clima di quell'epoca non recepiva un'opera così complessa, non c'era il tempo di ascolto e visione — dice il regista —. Le cose sono cambiate» TORINO — Il letto, quel famoso letto. Racchiuso da pannelli neri, obliqui e provvisori, risalta con evidenza disfatta. Non è un letto comune, è un luogo deputato, 11 rettangolo breve dell'Inferno, il perimetro verminante di Orgia, la commedia di Pasolini che Mario Missiroli prova al Gobetti prima del debutto al Beaubourg parigino, il 21 novembre, nell'ambito delle manifestazioni indette per commemorare il decennale della morte dello scrittore. Orgia fece 11 suo debutto assoluto proprio qui, al Gobetti, nel '68, con la regia dello stesso Pasolini. Allora non piacque molto, forse perché confondeva acque già molto confuse. Sono trascorsi sedici anni. La violenza luterana e corsara di Pasolini ha lasciato il posto ad altre violenze, Orgia, forse, potrebbe apparirci diversa. Ma ci piacerà? ••Dovrebbe piacere — spiega Missiroli — perette molte cose sono cambiate. Orgia capitò in un momento di confusione anche teatrale; trattandosi di un'opera cosi complessa, il clima di quell'epoca non la recepiva, non c'era il tempo d' ascolto e di visione. Questo Pasolini si pose come proposta perentoria di teatro di parola, mentre facevamo tutti un teatro gestuale, e allora venne a scombinare le prospettive verso cui eravamo proiettati". Che cosa ci porta oggi la commedia? «Un compendio denso e a largo spettro della poetica pasoliniana. Ci porta probabilmente la testimonianaza di un aspetto della vita e dell'essenza poetica di Pasolini, che è il suo martirio». Che cosa predilige in que- sta commedia attraversata da un continuo sentor di morte? . ^L'aspetto più atemporale, quello che contrappone il senso della morte presente nella vita quotidiana al suo martirio come testimonianza perenne. Non m'interessa V aspetto socio-politico del problema, ma quello esistenziale, "religioso"tra virgolette. Pr& prìo per le mie esperienze, m' interessa molto, finalmente, essermi imbattuto in coinciderne positive che mi consentono di affrontare un tema sempre aperto con un'opera squisitamente di parola». Dunque non crede alla vera o presunta irrappresentabllità del teatro pasoliniano. «Quest'opera di Pasolini è teatralissima, costruita con una straordinaria perizia drammaturgica e cercherò di dimostrarlo». Missiroli non è giunto a Orgia per scelta propria, ma perché sollecitato da Laura Betti (protagonista della commedia ora come allora). Lo spettacolo si sarebbe dovuto fare in Francia e in francese, ma non fu possibile. Il regista propose allora un'edizione italiana, sia pure nell'ambito del Festival ci'Automne. Confessa che, per questa messinscena, non si è documentato. Dice: «Non amo sapere come qualcuno ha allestito qualcosa die mi accingo a fare, sarebbe imbarazzante». Invece ha studiato l'adattamento teatrale del testo compiuto da Pasolini. «Ho strutturato Orgia in modo diverso dall'edizione Garzanti. Ho as¬ sunto i suol copioni, che avevano trovato, attraverso tagli e spostamenti, un'altra dimensione scenica, diversa da quella che aveva consegnato all'editore per la lettura». Missiroli yl si è calato con passione che definisce *politica», con un fervore investigativo che, durante le prove, divide con 1 suoi attori, con Laura Betti («Ci si intende alla perfezione, è in tutto e per tutto pasoliniana»), con Alessandro Haber che, per Orgia, ha abbandonato La Tempesta di Carlo Cecchi e con Daniela Vitali, passata alla recitazione dopo esperienze di aiuto-regista (ha lavorato con Beppe Navello ne La casa dell'ingegnere di Siro Ferrone). C'è una nuova calma in Missiroli. «Afi sento bene — conferma —, mi sento nuovo. Ho passato troppi anni dentro un'istituzione. Credo di aver fatto un buon lavoro per lo Stabile di Torino e per me. Ma mancavo da troppo tempo da quello singarismo che preferisco e da un teatro più povero e meno inserito, mancavo troppo da Roma e da mio figlio. Otto anni sono lunghi e ho finito col perdere il prima diurne e il piacere di molti amici. Ho fatto per otto anni l'uomo-orchestra e adesso ho voglia di ripartire, di ricominciare». D'un tratto Missiroli si piega a toni malinconici. Oli displace, confessa, che al momento di uscire dallo Stabile si siano intrecciati i problemi artistici con quelli amministrativi, non si siano fatte distinzioni. ^Lascio una situazione artistica molto felice, lo conferma il successo della Mandragola. Purtroppo la gestione artistica di questo teatro è stata messa nel conto in questioni di disatmnzl o di progetti politici che col mio lavoro non c'entrano. Confidavo in una letturatpubblica più precisa di ciò clic è attivo e di ciò che è passivo. Invece i due aspetti sono stati intrecciati, in modo da far sembrare che la direzione artistica si è conclusa per una ragione non precisata». A tutto ciò, Missiroli aggiunge la preoccupazione per i pericoli derivati da una carica ancora vacante, per il rischio di annullare quanto di positivo resiste ancora all'interno dello Stabile. Si fa sempre plU insistente la voce secondo cui la direzione unica del teatro verrebbe affidata a Ugo Gregoretti, ma bisogna far presto: l'85 è alle porte. Osvaldo Guerrieri Mario Missiroli con Laura Betti: è stata lei a sollecitare il regista perché riprendesse «Orgia»

Luoghi citati: Francia, Roma, Torino