Oggi il Nicaragua va alle urne L'opposizione ha dato forfait

Oggi il Nicaragua va alle urne L'opposizione ha dato forfait Per eleggere il presidente e i novanta membri dell'Assemblea Nazionale Oggi il Nicaragua va alle urne L'opposizione ha dato forfait Scontato il successo del Fronte sandìnista e del leader della Giunta, Daniel Ortega - Per gli Stati Uniti si tratta di una farsa - I «contras» hanno promesso di non compiere azioni militari contro i civili DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A quattro anni e mezzo dalla rivoluzione sandìnista, in un clima reso incandescente dai contrasti interni e dalla martellante denuncia dei presunti plani di invasione americani, il Nicaragua elegge oggi il presidente, il vicepresidente e i novanta membri dell'Assemblea Nazionale. La vittoria del coordinatore della Giunta, Daniel Ortega, e del Pronte nazionale sandìnista di liberazione è fuori discussione: il comandante Sergio Bamirez ha predetto che otterranno l'80 per cento almeno del milione e mezzo del voti previsti. Da quarantotto ore, i quasi quattromila seggi elettorali sono presidiati dalle forze armate, e Managua è praticamente in stato di assedio. Non è attesa tuttavia una ondata di attentati: i •contras* hanno annunciato la sospensione delle ostilità per salvaguardare le vite dei civili. Gli Stati Uniti, che terranno analoghe elezioni dopodomani, guardano con scetticismo alla consultazione nicaraguense. In assenza di garanzie sulla campagna elettorale e la libertà del voto, la coalizione di centro di Arturo Cruz, il Coordinamento democratico, l'unica forte opposizione al regime, si era ritirata a settembre: invano 1' Internazionale Socialista, capeggiata dall'ex cancelliere tedesco Brandt, ha cercato di mediare in una riunione a Rio de Janeiro il mese scorso. Il 20 ottobre ha dato forfait anche il partito liberale indipendente di Godoy Reyes, che all'inizio della rivoluzione aveva collaborato coi sandinisti. Sono rimasti perciò in lizza, oltre al Fronte nazionale di liberazione, solo cinque formazioni politiche minori: il partito popolare sqclalcrlsttanó, il partito socialista,' li partito comunista, il movimento, di azione marxista leninista e il partito conservatore democratico. La partecipazione di quest'ultimo è parziale: esso si è spaccato In due al congresso della settimana scorsa che aveva già deciso per il no, dopo l'intervento di una squadra di picchiatori all' urlo: «Votate,votate». Gli ultimi giorni hanno portato a un'intensa attività diplomatica dietro le quinte. Il regime sandìnista ha cercato di sancire la legittimità delle elezioni, i suoi oppositori di ottenerne un rinvio e una impostazione più pluralista. Per la prima volta dall'81, i comandanti si sono incontrati con 33 leaders dell'opposizione, dei sindacati, dell'industria, della finanza e della Chiesa. Ma anche questo tentativo interno di dialogo è fallito. Il regime ha accusato gli Stati Uniti di aver pagato mezzo milione di dollari ai partiti del boicottaggio, e gli Stati Uniti hanno accusato il - regime di aver pagato somme imprecisate a quelli del si elettorale. Secondo i sondaggi d'opinione clandestini. Ar;uro Cruz non sarebbe riuscito a conquistare la presidenza, ma il Coordinamento democratico avrebbe ottenuto almeno trenta seggi all'Assemblea Nazionale. Le giornate di ieri e dell'al¬ tro ieri sono state cosi dominate da Daniel Ortega. Dimostrazioni oceaniche, soprattutto giovanili — l'età minima del voto è stata abbassata a 16 anni per rafforzare 1 sandlnlstl — si sono svolte a Managua dove quasi centomila persone alla volta hanno dimostrato contro il presidente Reagan. Ortega ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero simulato gravi incidenti alle frontiere per creare un pretesto di invasione. Il coordinatore della Giunta è tornato sullo scandalo del manuale della Cia per gli assassina politici in Nicaragua: «Le nostre elezioni — ha tuonato — saranno più autentiche e legali di quelle americane... Esse consacreranno una volta per tutte la rivoluzione sandinista-, A Washington è aumentato 11 timore che, dopo il loro voto, gli Stati Uniti e il Nicaragua entrino in rotta di collisione, e che il piano di pace del Gruppo di Contadora per 11 Centro America venga accantonato. Il regime sandìnista, clic lo ha già respinto, si trincererà sicuramente dietro il mandato popolare; Washington si arroccherà sulla tesi che le elezioni nicaraguensi sono un falso, «una truffa», come ha affermato già a luglio il presidente Reagan. I negoziati bilaterali tenuti a Manzanillo, in Messico, dall'ambasciatore Usa Shlaudeman e dal sottosegretario agli Esteri sandìnista Tinoco sono naufragati alla settima sessione e difficilmente riprenderanno. Gli Stati Uniti hanno chiesto al Nicaragua una drastica riduzione degli armamenti, l'impegno a non esportare la rivoluzione in Centro America, l'allontanamento dei consiglieri militari cubani e sovietici. Ennio Carctto

Persone citate: Arturo Cruz, Brandt, Cruz, Daniel Ortega, Ennio Carctto, Godoy Reyes, Ortega, Sergio Bamirez