Stupore a Cambridge di Paolo Patruno

Stupore a Cambridge Stupore a Cambridge Svetlana Allilujeva aveva confidato a un redattore dell' «Observer»: «Non m'importa del regime che c'è là; voglio essere una nonna come le altre, vicina ai suoi nipotini» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Il primo a diffondere la notizia del ritorno a Mosca di Svetlana Allilujeva è stato a Cambridge il direttore della scuola frequentata da un paio d'anni dalla figlia dell'esule sovietica. «La signora mi aveva telefonato, il 22 ottobre, avvertendomi che Olga non sarebbe ritornata a scuola al termine delle vacanze perché stavano andando a Mosca••. ha raccontato ai giornalisti il professor John Woods, direttore della -Quaker Independent Friends School- di Safron Waldcn, un istituto privato con rette da oltre sette milioni l'anno. «Non capendo sul momento se si trattava di un'assenza temporanea o di un periodo più lungo pregai la signora di scrivermi. Lo fece, due giorni dopo, confermando semplicemente quanto mi aveva detto al telefono. E infatti sua figlia, Olga, non è più ricomparsa a scuola». Mister Woods è la sola persona in Gran Bretagna alla quale Svetlana Allilujeva aveva confidato la sua intenzione di recarsi a Mosca. Tutti gli altri suoi amici e conoscenti Inglesi sono rimasti sorpresi alla notizia della sua scomparsa. In Gran Bretagna, la figlia di Stalin era arrivata oltre due anni fa, stanca della sua esperienza americana. Invece di stabilirsi a Londra, aveva preferito andare a vivere a Cambridge. Inizialmente aveva abttato con la figlia in un appartamento d'affitto, di proprietà di un professore dell'università, Donald Denman e, di recente si era trasferita in un'altra casa. Niente lasciava indovinare che la donna stesse maturando una cosi clamorosa decisione. Anche la figlia Olga pareva pienamente inserita nel nuovo ambiente. Dell'Urss, patria della madre, non parlava mal, e non sapeva nemmeno una parola di russo. La signora Jessie Denman, con la quale Svetlana era in rapporti amiclievoli, ha raccontato: «L'ho sentita per telefono la scorsa settimana. MI aveva detto che lei e Olga avevano da sbrigare alcune cose, ma voleva farsi vedere questa settimana. Quando mi hanno detto che era ritornata In Russia non ci volevo credere. Ho fatto diverse volte 11 suo numero di telefono e mi sono dovuta convincere che era partita davvero». Interrogata dal cronisti se pensava che Svetlana Allilujeva volesse tornare a Mosca, la signora Denman Ita risposto convinta: «Credo che fosse l'ultima cosa al mondo che avrebbe fatto». Ma altri conoscenti ricordano i momenti sempre più lunghi di malinconia della donna, la nostalgia per le persone che aveva lasciato in Urss (un figlio e una figlia di un precedente matrimonio) quando aveva attuato la sua clamorosa fuga in Occidente via New Delhi, diciassette anni fa. Lo scrittore Malcolm Muggcrldge, autore di una biografia televisiva su Svetlana e che l'aveva lungamente frequentata, ha ricordato ieri: «Aveva lasciato due figli In Russia e nipotini che non aveva mai visto. Era malata di nostalgia, stufa dell'America e stufa anche della sua vita di qui. Una volta mentre ascoltava un disco di canti ortodossi russi l'ho vista piangere». E lipotesl di un ritorno dettato dalla nostalgia sembra confermata anche da un brano di un'intervista concessa qualche mese fa a una giornalista deìTObserver: «Qualche volta devo fare uno sforzo sovrumano per non lasciar perdere tutto, per non correre a prendere un biglietto acreo e andare a vedere 1 mici cari, lontani. Qualche volta non mi importa del regime politico che c'è là. A me basta essere una nonna come tutte le altre, vicina ai suol nipotini». Paolo Patruno landra. Svetlana Stalin, 58 anni, in un'immagine di sette anni fa nella capitale inglese con la figlia Olga (Tel. United Press)