Lento cammino per uscire dalla crisi
Lento cammino per uscire dalla crisi Lento cammino per uscire dalla crisi I giovani industriali: «In Piemonte c'è un tìmido segnale di ripresa» • Soltanto a Cuneo l'edilizia è attiva - Gli investimenti per nuove tecnologie denotano fiducia nel futuro - Un incontro con i politici Votata la legge urbanistica (ma si dovrà attendere l'approvazione del Commissario di governo per pubblicarla) è ora la volta del Piano di sviluppo. Martedì la II Commissione comincerà la stesura delle sue osservazioni anche in base alle consultazioni già avvenute. Due giorni dopo, su invito della Federazione giovani imprenditori, i capigruppo del Consiglio, con il presidente della giunta Viglione, il ministro Romita, professori universitari, discuteranno con Sergio Pininfarina e Luigi Frati, presidenti rispettivamente della Federazione Industriali e di Gruppi giovani, 11 problema «Piemonte tra crisi e ripresa». Come base del dibattito, i giovani imprenditori hanno preparato una ricerca che partendo dalla realtà mondiale (-In Usa: 21 mesi di crescita ininterrotta della produzione con la creazione di 6 milioni di nuovi posti-lavoro, tassi di sviluppo sopra il 7 per cento annuo in termini reali, crescita dei pressi contenuta al 4 per cento-) arriva alla realtà piemontese dove 'alcuni comparti, come il tessile e l'abbigliamento, ma non le calzature, presentano indicazioni chiare di ripresa sostenuta e solida. Invece nelle industrie metalmeccaniche — clic in termini di addetti ruppresentano oltre il 50 per cento delle imprese manifatturiere — il timido segnale di svolta del secondo trimestre dell' anno in corso non ha avuto in seguilo alcun rafforzamento-. In questo panorama -Torino perde peso-. Come e perché? La città ha avuto «una rilevante terziarizzazione-, -l'industria ha subito mutamenti qualitativi e dimensionali: hanno assunto ampio sviluppo le imprese di dimensioni minori, il tessuto produttivo dell'area metropolitana si è ampiamente rinnovalo in senso positivo-. In definitiva: -Non si può più parlare di area forte in senso tradizionale- (ecco la perdita peso), ma si può ancora farlo «in una prospettiva dinamica- cioè guardando al futuro. Un particolare: in tutto il Piemonte l'edilizia e in crisi tranne che nella provincia di Cuneo dove, con la meccanica, «costituisce fa punta del sistema produttivo caratte¬ rizzato da una crescita-. Il •problema Piemonte» viene analizzato dai giovani industriali anche sulla base di uno studio di G. Zanetti, in corso di pubblicazione. Basandosi sul censimento '81, rileva che il 60 per celilo degli addetti continua ad essere concentralo nei cinque .sotto- ri tradizionali: autoveicoli, prodotti in metallo, macchine e materiale meccanico, tessili, materiale elettrico e elettronico. Ma ciò, dice Zanetti, non deve essere interpretato in senso negativo, di immobilismo; il fenomeno, invece, può essere interpretalo «come una certa qualità dello sviluppo industriale piemontese sostanzialmente risjwttoso di una cultura e di una tradizione maturate nell'arco di decenni, ma aperto nondi meno a mutamenti guantati vi destinati ad agire in profondità nella stessa composi zlonc e negli attributi dei processi produttivi-. Non per nulla il 00 per con 10 delle imprese denuncia che il 40 per cento degli investimenti per innovazioni tee nologichc sono indirizzali a -rispuntilo di lavoro-, cioè maggiore produttività, e il 20 alla qualità dei procioni; nel le previsioni |icr il futuro alla qualità dedicheranno II 27,3 per cento degli investimenti 11 18,2 alla ricerca di nuovi mercati, e la stessa percentuale alla produttività e al -risparmio lavoro-, il. garb.
Persone citate: Luigi Frati, Sergio Pininfarina, Viglione, Zanetti
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