Pazienza ora prova a colpire più in alto di Giuseppe Zaccaria

Pazienza ora prova a colpire più in alto Inviata ai giudici romani la seconda parte del memoriale Pazienza ora prova a colpire più in alto Nuove accuse o tentativi di ricatto? - Chi sarebbe stato a conoscenza del «Super S» ROMA — Rizzoli e Tassali Din, giornalisti e generali, miliardari arabi, ex presidenti del Consiglio e uno spione di nome «Gegé..: nella seconda parte del suo memoriale, fatta giungere ieri ai giudici romani, Francesco Pazienza ha inserito un po' di tutto. I giudici continuano a cercarlo, il ministero della Giustizia invia negli Stati Uniti incartamenti sempre più voluminosi con la richiesta di estradizione. Ma lui, già autore del «Billygate» (lo scandalo clic contribuì a rendere ancora più cocente la sconfitta di Jimmy Carter alle ultime presidenziali americane), evidentemente si sente tranquillo. E lanciando fogli di carta, tenta di alzare il tiro. Due settimane fa, aveva parlato per primo del «Super , S... quella frazione del servizio segreto militare che avrebbe compiuto le più losche operazioni d»gìi ultimi anni, e su cui adesso, a Roma, sta indagando il giudice Sica. Ora, la seconda parte del ricatto a puntate appare più-slegata della precedente: più che di un seguito, sembra trattarsi di appunti sparsi, di rivelazioni «tagliate... «Il Super S» — Questa autonoma struttura del Sismi aveva, secondo Pazienza, ««« direttorio composto da cinque persone»: il generale Musumeci (oggi in carcere) il colonnello D'Eliseo (è a Rebibbia) il generale Santovito (morto qualche mese fa) il direttore finanziario del Sismi e, naturalmente, lui: Francesco Pazienza. Poi c'erano le persone «al corrente», che cioè conoscevano l'esistenza della struttura: fra queste Pazienza cita il colonnello Cogliandro, tale Francesco Lallc («civile addetto alla recensione stampa ed ai rapporti coi "media" in senso lato:), il colonnello Sportelli e. nonostante un certo rapporto d'antipatia, anche il generale Notarnicola. Superfluo aggiungere che, sempre secondo Pazienza, sia il presidente del Consiglio dell'e¬ poca (Spadolini, che ha subito smentito), sia il ministro della Difesa (Isagono) sapevano del «supergruppo». Tornando sull'argomento giornalisti, Pazienza sembra preoccuparsi di spargere insunuazloni soprattutto nei confronti di chi lo aveva più duramente avversato. Detto che «dei problemi di informazione e disinformazione», si occupava Placido Magri, giornalista, Pazienza cita come esemplo di intervento del «Super S.. l'interruzione di una serie di articoli su uno dei maggiori settimanali italiani. Il giornalista, afferma, fu convinto a bloccare la campagna «non certo con discorsi filosofici». Il gruppo dei superspioni avrebe lavorato «dal Libano all'Arabia Saudita, dalla Francia al Marocco, dal CvnIroamcrica alla Svizzera, dalla Libia agli Stati Uniti». Compresi gli interventi, tutti italiani, nel sequestro Cirillo. Pazienza afferma anche di aver ricevuto una richiesta di collaborazione in chiave antimafia dal generale Dalla Chiesa, e di averla riliutata. Ma proprio in questo passaggio, la mano che ha redatto il memoriale, una mano americana, si rivela con chiarezza. Nel documento. Pazienza afferma infatti clic rifiutò questa proposta perché si sarebbe trattalo di un fatto •semplicemente suicidano». Angelo Rizzoli — Era, scrive Pazienza, «il personaggio più sgradevole, bugiardo c doppio» incontrato durante una lunga attività di ' spia. «Non ha fatto altro die fare un gioco a più scacchieri, cercando di mentire il più possibile a tutti guanti Prima avrebbe cercato una mediazione per il riasequisto «del dieci per cento estortogli da Tassati Din e Gclli» nella vicenda del Corriere della Sera. Poi, morto il banchiere Calvi, si sarebbe alleato con Tassali Din. Pazienza ammette di aver mentito dinanzi alla commissione d'inchiesta .sulla P2: Rizzoli non l'aveva co¬ nosciuto a New York, ma in Italia, e solo nell'82. Piccoli — «Criminalizzando il sottoscritto — scrive ancora Pazienza, riferendosi alla vicenda delle trattative per Cirillo — si criminalizza fon. Piccoli, e quindi tutto un entourage politico con cui più o meno ho avuto a che fare. Coinè si fa a criminalizzare una persona basandosi solo su fatti e dicerie»'? Giardili — Al personaggio che lo lia portato diritto verso un'accusa di appartenenza alla camorra, Pazienza dedica inspiegabilmente solo poche righe. Lo stretto necessario per ribadire che si trattava di un «informatore debitamente pagato» dal Sismi e non di un suo «bussiness as¬ sociate». Invece, nonostante nessuno lo accusi jier questo, l'agente segreto giunto dal Tarantino si dilunga sulla vi-' cruda di Samir Traboulzy (già segretario dell'ultimo emiro dei nostri temili, l'arabo Kashoggl) solo per far sapere di essere slato in conlatto con due uomini dello Sdece. Ieri, infanto, il settimanale L'Europeo ha dilfuso l'elenco di una serie di telefonale ricevute da Pazienza, nel suo ulllcio romano, poco prima della fuga. Fra gli autori delle chiamate, anche cs|>oncnti del Valicano e segretari di uomini politici, gran parte del quali si è affrettala a smentire e rettificare. Giuseppe Zaccaria