Il Papa: «Vive nei nostri cuori chi ha dato la vita ai fratelli » di Marco Tosatti

Il Papa: «Vive nei nostri cuori chi ha dato la vita ai fratelli » Il Papa: «Vive nei nostri cuori chi ha dato la vita ai fratelli » Il Pontefice ha parlato dinanzi ad alcune centinaia di pellegrini polacchi - L'annuncio della morte non altera la linea di cautela seguita dal Vaticano - Il cardinale Glemp ha rinviato il viaggio a Roma CITTA' DEL VATICANO — Lia Chiesa polacca ha un nuovo martire, e Giovanni Paolo II ne ha celebrato l'annuncio della morte con grande solennità e commozione ieri, durante l'udienza generale. Nell'aula Paolo VI qualche centinaio di pellegrini polacchi agitavano davanti al pontefice piccole croci di legno, con bandiere polacche listate a lutto. Molli piangevano. -La morte di don Jerzy — ha detto una giovane donna di Danzica, con le lacrime agli occhi — è per noi una tragica notizia. Era un amico della gente oppressa, delle famiglie abbandonate, degli arrestati». Il Pontefice si è rivolto in polacco ai suoi connazionali alla fine dell'udienza. -Rendiamo l'estremo saluto al sacerdote Jerzy Popieluszko con dignità cristiana e con sentimento di pace. La grande eloquenza morale di questa morte non venga in alcun modo offuscata». Prima di queste parole il Papa aveva ricordato i cimiteri, in patria e all'estero, in cui riposano i caduti polacchi. -Nella nostra preghiera — aveva detto — includiamo in modo particolare la persona del sacerdote la cui morte ha scosso l'opinione e la coscienza degli uomini in Polonia e in tutto il mondo. Anche se agli occhi degli uomini egli ita subito la sofferenza, la nostra speranza è piena di immortalità». Ed ha concluso: «colui cìie dà il suo cuore e persino la propria vita per i fratelli, vivit Victor sub gladio, vive vincitore anclie sotto la spada». Mentre il Papa parlava su piazza San Pietro passava a bassa quota un aereo che trascinava in coda un grosso striscione di «Solidarnosc». I pellegrini polacchi sono stati salutati da applausi — al pari di centocinquanta pellegrini ungheresi che accompagnavano Il cardinale Lekal all'udienza — mentre entravano nell'aula Nervi. L'annuncio della morte e il ritrovamento della salma non hanno modificato la linea seguita dal Vaticano e dalle più autorevoli fonti polacche dì Roma — una linea. di cautela — seguita sin dal giorno in cui il «Matteotti polacco» è stato rapito. Anche il fondo — non firmato e perciò attribuibile al nuovo direttore, Mario Agnes — dell'«Osservatore romano» non indi-, ca responsabilità politiche precise: «Dalla Polonia — scrive il quotidiano — è giwita la notizia"che la speranza orante ancora t>ofót>a respingere: Padre Popieluszko e morto, è stato veramente assassinato da chi cova odio e semina sistematicamente ingiustizia e dolore». Niente di più. E altrettanto generiche sono le dichiarazioni rilasciale dal vescovo di Brcslavla. Mons. Henryk Gulbinowlcz: -Questa morte 6 un grande peccato contro l'umanità, contro la' legge umana e divina. Che questa tragedia sia l'ultima per il nostro Paese». Lo stesso Gulbinowlcz ha celebrato ieri pomeriggio nella parrocchia di 8. Anna, in Valicano, una messa in ricordo dell'abate di Solidarnosc. Per la Chiesa 11 dialogo con Jaruzclski prosegue: questo il senso implicito delle dichiarazioni e delle reazioni raccolte, e In cui la politica del regime viene criticala solo in maniera indiretta. 11 card. Glemp, primate di Polonia, sarebbe dovuto venire nei prossimi giorni a Roma, dove già si trovano alcuni vescovi polacchi e il segretario della Conferenza episcopale, mons. Dambrowski. Era in vista un «vertice» con il Papa per fare il punto sulla situazione, compreso 11 problema, che interessa il governo al pari della Chiesa, del fondo di solidarietà per gli agricoltori, finanziamento con valuta straniera? Forse; ma Glemp ha annullato il viaggio, preferisce restare in patria, a controllare la situazione, e a ce¬ lebrare, sabato pomeriggio, le esequie di Jcrzy Popieluszko nella «sua» chiesa, S. Stanislao Kolska. Sarà un momento grandioso e solenne, prevedono i polacchi di Roma: numerosi vescovi, alti prelati e cardinali faranno da cornice al primate e alle folle di cittadini. Una cornice drammatica, che renderà i funerali uno del più grandi momenti di massa e di protesta dal golpe del dicembre 1981. Sul clima che circonda sin da ora la figura di Popieluszko, e sull'immagine che ne viene data parla il direttore dell'«Osscrvalorc romano» polacco, Adam Bonicwskl. -Non era un politico, era un sacerdote, le sue messe erano assemblee di preghiera. Sapeva clic nonostante le intimidazioni e gli attacchi e un mancato attentato doveva resistere. Insegnava alla gente il perdono, l'amore ma anche il coraggio di testimoniare la verità. Sapeva che per quella testimonianza talvolta bisogna pagare un prezzo altissimo». Come polacco, dicono i suoi amici, aveva innalzato la bandiera di Solidarnosc, che, considerava «non solo un sin-' dacalo ma l'aspirazione dell'intera nazione verso la verità, la giustizia e la libertà». Si stanno forse gettando le basi per una futura canonizzazione. Come ha detto all'udienza generale di Ieri 11 vescovo ausiliare di Friburgo, mons. Wolfang Kirchgassner: -Deploriamo che questo prete esemplare sia stato ucciso per la sua testimonianza. Egli entra da martire nel regno di Dio». Marco Tosatti

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