Michaux disse la mescalina mi ha messo al muro

Ricordo di un incontro con lo scrittore Ricordo di un incontro con lo scrittore Michaux disse: la mescalina mi ha messo al muro Durante la serata saranno consegnali i riconoscimenti «Testimone del tempo» a Norberto Bobbio, Giovanni Spadolini e Altiero Spinelli, per la loro prestigiosa attività, culturale e l'impegno, politico. I tre premiati _ daranno vita ad una I ■||' tàvola rotonda su «Stòria, politica'è questione morale» che trae spunto dai loro più recenti libri: «Maestri e compagni» di Bobbio, «/(alia di minoranza* di Spadolini, .Come ho tentato di diventare saggio* di Spinelli. PARIGI — Henri Michaux non può vederti, è malato» mi diceva lo scorso autunno 11 poeta martlnichese Edouard Glissanti; cosi concludendo una settima- , nrv di .aUes*,- »«(esstiggl incrociati/ dilazioni;' appostamenti. Continuava a quel modo da più di dicci anni, al punto che mi chiedevo come poteva essere che nel 1967 lo avevo incontrato. Anche allora, non era certo stato facile. Mi Incoraggiò adesso Glissand: .Sono anni che non vede più nessuno*. Nel 19G7, Henri Michaux abitava in rue Séguler. Superata la porte-cochère si traversava la corte interna lastricata, si infilava la porta a destra, a vetri, si saliva una scala dai gradini di .legno.. Al. secondo piano la porta non aveva nomi sui battenti verniciati di piallo, c'era soltanto il campanello, il suono percorreva lontananze estreme, pareva. Era venuto Michaux stesso ad aprire, in ciabatte, una giacca aperta, 11 collo della camicia slacciato. Ciò che subito colpiva non era. che non mostrasse 1 suoi- anni (ne aveva 68, allora), ma che con queir aria in apparenza discinta; mantenesse una sua riservatezza, di più, sembrasse del tutto formalmente vestito, cravatta inclusa. Ecco: poteva'essere un rigido, diligente impiegato statale. La fronte era assai grande, le sopracciglia biondo-rosse a forma di V, gli occhi piccoli e piatti, la bocca femminile, Inattesa. Non era un volto piacevole: in nessun modo. Henri Michaux si muoveva attorno a me in silenzio, la luce che dalle finestre colpiva 11 suo cranio calvo gli scavava sottili rughe sotto gli occhi e sulla fronte, esponeva il colore cereo della sua pelle. Sedette nella poltrona e parve decomporsi, rompersi, sostenuto soltanto (si sarebbe detto) dalla giacca di tweed azzurro che indossava. Piegò le gambe e le mani, 1 polpastrelli che gli sfioravamo le labbra, in profilo, il suo cranio lungo e stretto con 11 grande bozzo frontale adesso, quello di un serpente. Girò 11 volto e d'improvviso erano di un serpente anche' gU ocelli. Guardava caparbio in silenzio, davanti a sé. Disse • .Sono come un marinaio, tra due navi». Non c'era nulla, di sentenzioso nella irose, la aveva pronunciata con un fll di voce, 11 tono tradiva semmai una lrreprlmlbile angoscia. Poi disse: .E' venuto anche lei OflttiOttMTBfi )mn': fi. ib a chiedermi delle mie espe-. rienze con la mescalina? Ormai sono anni che ho rinunciato. Nessuno riuscirà mai a dire cos'era*. Parlava della droga quasi fosse ' una. donna e la ^ufl: esperienza tosse stata una passione,-ormai era esaurita. Aggiunse: .Anche con la mescalina si resta sempre in fondo alla scala*. Ma adesso non rivolgeva a me, semmai a qualcun altro che lo non vedevo ed era lui stesso, seduto di fronte a sé. Poi: .C'è sempre un'altra porta*. Disse che conosceva Alien Ginsberg, che amava Giuseppe Ungaretti, non reagì al nome di Borges. Gli si accese il volto, invece, quando fu nominato Ezra Pound, lo aveva Incontrato un paio di anni avanti, Pound tornava da Londra. .Mi colpì il suo sguardo*, disse. ■ .In effetti, ha dei bellissimi occhi* risposi. Parve turbarsi. .Si paga sempre* ribattè furtivo, .sempre molto, per i propri occhi*. E come esistesse un rapporto tra questa frase e quella immediatamente successlya^.C/wM»aK di c quel quadro?,.. Indicò la. tela astratta sul caminet- , to. Non aspettò la risposta. «E* di un amico* prosegui. .Conosceva anche lui la mescalina ma era una atleta sicché c'era sempre qualcosa di solido per lei in cui mordere, prima di abbatterlo. Prese gualcite tempo. Io... io fui presto messo al muro, invece. Non è lei, però che ne ha guadagnato*. Si riferiva certo al suo scrivere ma sul momento parve che l'argomento fosse concluso. Parlò dei suol quadri, quel mondi di macchie, che costruiva: .Non ho mai capito nulla del test Rorsehach, in quelle macchie non Ito mal visto nulla». «E nelle sue?». Esitò prima di rispondere. «Le macchie sono insopportabili, detesto le macchie del mìei quadri, sono... cicche, come cicche, bestie, insetti, persone Passò un lungo tempo vuoto, poi ancora con un fll di voce, e daccapo era della droga che parlava: .Ho trovato un nuovo modo di scrìvere attrverso di lei. Adesso sto tentando di scrivere senza di lei, è qualcosa di diverso, di nuovo*. •Cosa?». Pece un gesto sconsolato. .Non lo so*. Henry Michaux ritmile da Aubert nel 1927 Piero Sanavio

Luoghi citati: Londra, Parigi