La gente di Sila nel click di un compaesano
La gente di Sila nel click La gente di Sila nel click di un compaesano TRA tonti casi dì fotografia riscoperta ecco quello del 'naif»: Saverio Marra, nato a San Giovanni in Fiore nel 1894 e morto nel 1978: ci sono adesso una larga mostra nel suo paese e un catalogo di qualità. Ed è il caso di uno Strand autodidatta che racconta in ritratti un paese fin dal 1909: una 'Calabria felix» di pacificati figli e nipoti dei briganti (c'è una mostra attualmente a Napoli, fino al 18 novembre, sulla campagna antibrigantaggio del 1860-70 e un ricco catalogo stampato da Gaetano Macchiaroli); una Sila da dove le donne in costume inviano la propria ' foto, come cartoline, al marito emigrato in America. Di questa corrispondenza per immagini, Marra è lo scrivano pubblico. Carpentiere di professione nel 1911 è lavoratore militarizzato nella campagna di Libia; già pasticciava di foto e ritorna con qualche nozione tecnica in più, e con un bel fondale dipinto a palme e sciabecchi e mezzelune che userà poi a San Giovanni quasi tutta la vita. Dal 1914 al 1918 è poi in Veneto, ancora alla guerra: e un ufficiale medico lo impiega a documentare ferite ed operazioni, gli fa imparare altro mestiere. Quando finalmente apre lo studio in paese, Marra ha la luce precisa del testimone, e la natura di chi conosce quanto esiste dietro alle cose: quali sono, insomma, i rituali cifrali da rappresentare e trasmettere con le immagini. . Marra: «Artigliere con figli» (1918) Ci sono, certo, i simboli immediati: la comunione, la prima bicicletta, i calzoni da uomo, la salute propria e i dei figli, l'amicizia virile, il servizio militare, il matri, monto, la morte. Ma se i soggetti dall'aspetto e capi! gliatura abbastanza selvaggi posano per lui con tanta ■ confidenza e abbandono (i mazzolini di fiori sempre in seno od in mano, le spavalde sigarette spente tra le dita) è perché non sono di fronte ad un antropologo (ricordate i libri stupendi di Gissing e Douglas?) ma ad un compaesano che sa scegliere assieme a loro, complice, gesti ed atteggiamenti del corpo. I segni impercettibili che sapevano scambiarsi i poveri, gli spessori infinitesimi della realtà primitiva, e che sono andati perduti. Archivio di folklore calabrese, insomma, ma dallinterno: Marra ha lasciato duemilacinquecento lastre, notaio del popolare e reale, sema trapasso, immediato. Lo chiamavano cosi anche a fotografare i morti: nella bara squadrata del poveri al momento ultimo di lasciare la casa, o di calare nella fossa. Sono ovviamente, per noi, le foto piit esotiche e straordinarie; specie di ex voto inquadrati con attenzione tecnicoformale e cultura popolare. Perché quasi mai Marra sbaglia composizione. Campisce t soggetti sul suo vecchio telone libico, o su una tenda neutra che mostra i quadrati della piegatura: come un graticcio compositivo, come i grossi quadretti di un semplice quaderno delle elementari. Claudio Savonuzzi «Saverio Marra fotografo» Electa. Testi di F. Faeta, M. Mtraglia, M. Malabotti. 238 pagine, 30.000 lire. '. «Brigantaggio, repressione, lealismo nel Mezzogiorno, 1860-1870». Macchiaroli, 250 pagine, 30.000 lire. -, • - i. tè *• i » - «v - m
Persone citate: Faeta, Gissing, Marra, Saverio Marra, Strand
Luoghi citati: America, Calabria, Libia, Napoli, San Giovanni In Fiore, Veneto
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