Incostituzionale il decreto che ha riacceso le tre tv?

Il pei annuncia una durissima opposizione in Parlamento Il pei annuncia una durissima opposizione in Parlamento Incostituzionale il decreto che Kg riacceso le tre tv? A sollevare la quesLibertà - Anche le ROMA — Partirà proprio dalla capitale, e molto presto, la prima accusa ufficiale di incostituzionalità al decreto legge del Governo che ha concesso alle tv di Berlusconi la ripresa delle trasmissioni su tutto il territorio nazionale. A sollevare la questione di legittimità costituzionale del provvedimento emanato sabato pomeriggio da Palazzo Chigi sarà probabilmente 11 pm davanti al Tribunale della libertà, al quale avevano fatto ricorso le tre reti televisive di Berlusconi, «oscurate» nel Lazio dal pretore Bettiol. Ma non è escluso un intervento ancor più tempestivo dello stesso pretore, con una ordinanza d'ufficio rivolta alla Corte Costituzionale. Tale decisione 'dei magistrati è maturata prontamente ieri sera, dopo l'uscita della Gazzetta ufficiale (n° 290 del 20 ottobre) che pubblica il decreto legge sulle «misure urgenti in materia di trasmissioni radiotelevisive». Il testo è breve, soltanto due articoli, e il secondo si limita a stabilire l'entrata In vigore del provvedimento per il giorno stesso della pubblicazione, oltre al consueto impegno che verrà presentato alle Camere per la conversione in legge. L'essenza già nota — perché anticipata sabato dai comunicati ufficiali — del provvedimento è contenuta nel primo capoverso dell'articolo 1, dove si consente, In attesa della nuova disciplina radiotelevisiva e comunque per non più di un anno, «la prosecueione dell'attività delle singole emittenti radiotelevisive private, quale si è finora tipologicamente configurata e con gli impianti di radiodiffusione già in funzione alla data del 1° ottobre 19S4, fermo restando il divieto di determinare situazioni di incompatibilità con i pubblici servigi: La pretura romana non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, e quindi non è dato sapere se è quel primo comma a suscitare fondati dubbi di costituzionalità, oppure gli altri due capoversi dell'articolo 1. Di certo, però, sono proprio questi ultimi a sollevare nuove e più pesanti critiche da parte delle piccole tv private e dell'opposizione, nonché ulteriore soddisfazione per il proprietario di Canale 5, Italia 1 e Rete Quattro. Il terzo comma infatti, consente la trasmissione, « indipendentemente dagli orari prescelti», dello stesso programma preregistrato. 81 tratta della cosiddetta interconnessione contemporanea, e ne beneficeranno 1 patiti di Dallas in Liguria, regione dove fino a ieri 1 programmi di Berlusconi giungevano con una settimana di ritardo. Il secondo comma è ancor più pericoloso, a giudizio delle piccole emittenti private, perché formulato In modo sibillino. Per dare attuazione a quanto deciso nel primo comma, questo capoverso consente provvisoriamente, «per ogni singola emittente, collegamenti radioelettrici tra i propri studi dì emissione ed i rispettivi trasmettitori: Il governo intende cosi sanare il problema, comune anche alle piccole radio libere, del ponte radio tra studio e an< tenna. Ma una dizione cosi semplice del decreto consentirebbe a quanti possiedono una grande struttura di pon< ti radio, tale da coprire il territorio nazionale (ed è 11 caso del solo Berlusconi), di usare soltanto 1 ripetitori facendo a meno dell'escamotage costi¬ «Stampa Sera» di oggi 22 ottobre 1984 è uscita in 508.022 esemplari STAMPA SERA Michele Torre direttore responsabile Carlo Bramando vicedirettore Editrice LA STAMPA S.p.A. Presidente Giovanni Agnelli Amministratori: Luca Corderò di Montezemolo Umberto Cuttlca Giorgio Fattori Giovanni Giovannini Carlo Masseroni Francesco Paolo Mattioli Sindaci Alfonso Ferrerò (presld.) Luigi Oemartini Giovanni Peradotto Direttore Generale Paolo Paloschi Stabilimento tipografico La Stampa Via Maranco 32. Torino Stampa in lae-aimlle: O.E.C. SpA. via Tibuflma 1009, Roma Stampa in fao-aimlla: 8.T.S. S.pA Quinta strada 35, Catania 1984 L'dll. LA STAMPA S.p.A. Registratone Tribunale di Torino n. 613/1926 CERTIFICATO N. SS» DEL 20-12-1983 tione di legittimità potrebbe essere il pm davanti al Tribunale della piccole emittenti contestano il governo - Manifestazione a Roma tuito dalle videocassette viaggianti. Insomma, in questo decreto vi è maggior materia per scatenare le ire di quanto si potesse prevedere sabato mattina, E se i magistrati si dicono allibiti per la facilità con cui U governo ha disatteso le sentenze della Corte Costituzionale («Come si fa — dicono a promettere una legge organica entro i prossimi sette giorni e contemporaneamente regalare una sanatoria per i prossimi dodici mesi, che è come dire per sempre? Da otto anni si attende una legge»), le piccole emittenti, quelle davvero locali, hanno deciso di scendere in piazza. Convocate dal « Coordinamento nazionale emittenti», scenderanno a Roma sabato prossimo, per esprimere davanti al ministero delle Poste •il biasimo per l'operato anticostituzionale a favore dell'azione prevaricatoria degli imperi finanziari televisivi: Ma è In Parlamento che la battaglia si preannuncla infuocata, perché il pel è deciso a non far passare questo «colpo di mano». E' in arrivo una nuova guerra del decreto: dopo quella per bocciare 11 provvedimento che tagliava la scala mobile, ora la guerra al decreto Berlusconi. Anche la de sembra aver accolto con Imbarazzo la decisione di Palazzo Chigi, specie dopo che 11 ministro Gava aveva proposto un decreto a quattro mesi, massimo sei. g. p. • TRIESTE — «La ventata liberalizzatrice con la quale la Corte Costituzionale, nel 1976, ha schiuso le porte del monopolio pubblico radio-televisivo in Italia, allo scopo di arricchire il panorama informativo e culturale nazionale, si è spenta: Lo ha detto ieri Claudio Chiola, professore di Diritto Costituzionale all'università di Camerino, parlando sul tema «Monopollo 0 libertà».