Allora si vedrà la Dama in rosa

Allora si vedrà la Dama in rosa IL CASTELLO DELLA MANTA DONATO AL FONDO PER L'AMBIENTE Allora si vedrà la Dama in rosa dal nostro inviato MILANO — La donazione del castello saluzzese della Mania al Fai (Fondo per l'ambiente italiano, con sede a Milano), annunciata al Circolo della stampa, segna una tappa importante nel cammino per la tutela attiva dei beni culturali, secondo una formula già sperimentata in altre regioni ma non ancora in Piemonte. La proprietaria, Elisabetta Provana De Rege, conserva il diritto di abitare una parte del castello; il Fai lo restaura dove necessario, ne cura la manutcmlonc, lo apre al pubblico e ne attrezza una parte per attività luristicoculturali, dai congressi alle vacanze in un castello arricchito dagli affreschi di Giacomo Jaquerio. L'edificio, che domina dalla collina il paesaggio di Sa lusso, non è eccezionale per architettura, volumi, valori formali. Costruito nel XII secolo, è stato rimaneggiato più volte, radicalmente nel '400. Eccezionali sono però gli affreschi della sala baronale attribuiti allo Jaquerio, che mori a Torino nel 1453, dopo aver lavorato molto nel marcliesato di Saluzzo, a Pinerolo, ncll' area torinese (l'Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso). Ben conservati, gli affreschi del castello sono una preziosa testimonianza del clima culturale che caratterizzò il mareìiesato di Saluzzo sotto Tomaso III, promotore delle arti e lui stesso poeta (Le chcvallcr crranU. Favola, mito, severità neo-gotica, ricerca di un'eleganza raffinata nelle composizioni e nei colori si intrecciano nella raffigurazione di eroi e di eroine dell' antichità, da re David a Semiramide, a Giulio Cesare, tutti in splendide vesti del •400. ' Nel marchesato di Saluzzo, tra una guerra e l'altra, gli artisti erano di casa. Nel tempo del gotico fiorito, in un mondo cavalleresco e gentile, prosperavano le lettere e le scienze, l'artigianato della carta e della lana, cui sarebbe seguito quello della stampa (i primi libri del Piemonte uscirono a Saluzzo, Pinerolo e Sa- vigliano). Qui Giacomo Jaquerio ebbe là stimolo per esaltare le sue capacità creative. Nettatala baronale del castello profuse una straordinaria vivacità e riccliezza di colori, una fantasia ironica e delicata. La Fontana della giovinezza mescola il realismo impietoso alla leggenda, con i carri stracolmi di vecchi, coronati e. no, in corsa verso l'acqua rigeneralrice; con i corpi impoveriti dagli anni die risorgono al centro di un paesaggio sintetico. Suggestiva l'eleganza della Dame en rose, figura femminile rosea nei capelli come nell'abito e nella foglia di palma che la decora. Il capolavoro di Giacomo Jaquerio, emergente nella storia dell'arte piemontese, era conosciuto per lo piii attraverso riproduzioni a slampa. Gli affreschi saranno visibili da quando il castello verrà aperto al pubblico, come prevede il Fai, entro un programma già delineato per l prossimi anni, secondo un progetto che dovrà essere approvato dalla Soprintendenza. Il progetto tiene conto di una regola fondamentale: ottenere la gestione in pareggio, compensando le spese con i ricavi delle attività turisticoculturali. «Il castello dovrà mantenersi da solo, ripagando 1 grossi investimenti che saranno necessari», dice l'architetto Renalo Bazzoni, segretario generale del Fondo per l'ambiente italiano. Alcuni appartamenti verranno dotati di servizi per ,ospitare chi vuol trascorrere una vacanza al castello; saranno ospitati a pagamento seminari e convegni; la cascina, molto bella, diventerà un ristorante. Il bosco e il vigneto restano in parte alla famiglia Provana De Rege, con vincolo di conservazione. Altre 15 operazioni di questo genere sono state compiute dal Fai nella sua breve esistenza (è sorlo nel 1975, per iniziativa di quattro privati). Tra le donazioni più importanti quella del complesso dell'Abbazia di San Fruttuoso, con 33 ettari di bosco sul mare tra Camogli e Portofino. Anclie una delle più delicate, perché a San Fruttuoso vivono famiglie di pescatori, esistono attività turistiche più o meno abusive ma ormai con solidate. Altri esempi: il castello di Avio (Trento), il complesso romano-longobardo di Torba (Varese), la cinquecentesca Villa Cicogna Mozzoni a Bisuschio (Varese), la Torre saracena di San Michele di Pagana. Il Fai gestisce anche un'area archeologica a Cuma; ha avuto in dono terreni di particolare valore paesistico a Panarea, alla Capraia, nel delta del Po. Il modello è quello del National Trust (grazie alla legge 512 del 1982 anche in Italia i privati possono detrarre dai loro redditi le somme donate a fini di tutela), che ha accu mutato un patrimonio incredibile: 2000 castelli, palazzi e antiche ville, 19 villaggi, 180 mila ettari di terra, 700 chilo metri di costa. Il Fai sta preparando una mostra illustrativa del National Trust, nella sala Pietro da Cortona, nel palazzo Barberini a Roma. Sarà aperta dall'8 novembre al 2 dicembre. Avevamo in passato un atteggiamento reverenziale e scettico di fronte a questi esempi stranieri. Oggi ci accorgiamo che in Italia si può fare altrettanto. Perlomeno si può cominciare, anche se il ritardo accumulato è pesante. Può indicarlo un semplice datò: il National Trust, fondato nel 1895, ita 1 milione e 200 mila soci, il Fai, fondalo nel 1975, ne ha 1400. Mario Fazio Salitz/.o. I ,a «Dame cn rose», affresco nel Castello della Manta 1