E Buscetta compare in aula di Ruggero Conteduca

E Buscetta compare in aula E Buscetta compare in aula H grande imputato-pentito ripete i nomi dei mandanti di un delitto mafioso - «Il clan Greco decise di eliminare Pietro Marchese» - Descritta l'organizzazione interna di Cosa Nostra: «Tre famiglie nominano un proprio rappresentante nella commissione» - «So queste cose perché anch'io sono un uomo d'onore» ROMA — Paura o vendetta? E' difficile dirlo. Una cosa, comunque, appare certa: Tommaso Buscetta, il primo «uomo d'onore» di un certo livello che ha osato sconvolgere le regole centenarie della mafia, ha deciso di andare sino in fondo. Con determinazione e senza tentennamenti. Chiamato ieri a deporre dinanzi ad una corte d'assise il «boss dei due mondi» non ha avuto ripensamenti. Con calma, con voce impostata, tesa a cancellare 11 più possibile un inconfondibile accento .siciliano, ha raccontato tutto ciò che sapeva, uscendo per la prima volta dal segreto delle confessioni Istruttorie per ripetere questa volta in pubblico accuse e particolari, in un'aula di giustizia. La sua audizione non è durata molto: poco meno di un quarto d'ora. Il tempo necessario per indicare ai giudici i mandanti dell'assassinio di un altro «uomo d'onore» Pietro Marchese, fatto uccidere con 39 coltellate nel febbraio di due anni fa nel carcere dell'Ucciardone con l'accusa di aver tradito la propria famiglia: avrebbe abbandonato il clan del Greco per passare a quello di Badalamentl di cui faceva parte lo stesso Buscetta. Per motivi di sicurezza, la corte d'assise di Palermo, il presidente Vincenzo Maurici, 11 pubblico ministero Domenico Signorino, e i giudici popolari avevano preferito trasferirsi a Roma, nell'aula bunker costruita lo scorso anno proprio alle spalle del carcere di Rebibbia per raccogliere la testimonianza., Buscetta è stato condotto in' aula attraverso un passaggio sotterraneo che collega direttamente 1 bracci al complesso giudiziario. Accompagnato da due carabinieri, Buscetta,' 'occhiali scuri, giacca blu su pantaloni grigi, cravatta color prugna, ha preso posto sulla seggiola dinanzi al presidente poco dopo le dieci. All'esterno, sia nel perimetro del carcere sia fuori incrociavano In continuazione blindati dei carabinièri 'e" della Guardia di fi* nanza. Severe anche le formalità di accesso all'aula in cui sono stati ammessi solo fotografi e giornalisti. «Ho 56 anni. Sono di Palermo.y». Con voce calda, che sembrava non tradire emozioni il boss ha cominciato a rispondere alle domande del giudici. Puntiglioso e preciso, ha sempre tenuto a sottoli¬ neare fra testimonianze dirette e cose che invece gli erano state riferite da altri. Sull'uccisione di Pietro Marchese di cui sono imputati Giuseppe Lo Bocchiaro, Gaetano Lo Presti e Giuseppe Gambino (un quarto, Piero Sorbi si impiccò in cella qualche mese fa) Buscetta non ha aggiunto granché. Ha confermato, comunque, che 11 delitto fu deciso dalla «commissione», l'organo mafioso più in alto di grado e comoosto dai «capi famiglia». «Aton si può uccidere un uomo d'onore impunemente — ha spiegato alla corte — altrimenti si scatena la guerra e comunque una decisione del genere è presa sempre dalla commissione, al cui vertice in quel periodo c'era Micliele Greco». «So tutto qriesto — ha detto rivolto al presidente Maurici — perché sono anch'io un uomo d'onore e come tale facevo parte dell'associazione». Rispondendo poi alle domande del pubblico ministero, Buscetta ha ribadito alcuni concetti. «Osni tre famiglie — ha detto — nomina un rappresentante all'.interno della commissione. Questi è il capo mandamento delle tre famiglie territorialmente contigue. Non c'è dubbio die l'uccisione di Pietro Marchese fu decisa dalla commissione 7iella quale Michele Greco era anche capo-famiglia-. DI Filippo Marchese, cugino di Pietro ed Indicato come uno dei mandanti del suo assassinio, Buscetta ha detto di sapere solo che Filippo Marchese è «un uomo d'onore, capo della famìglia di corso .dei Mille». Mal una volta, però, che abbia pronunciato la parola mafia, costringendo cosi anche 1 giudici a mettere a verbale solo espressioni come «uomo d'onore», «famiglia», «mandrinici..0.. Una vecchia abitùdine, evidentemente, difficile da correggere. E di Giuseppe (Pip¬ po Gambino), lui cosa ne sapeva? «So/o recentemente in carcere un amico mi ha detto die anche lui faceva parte e fa parte della famiglia perdente dei Boutade, o meglio era legato a Stefano Bontade perché solo il capo risultò perdente ,e non il resto della famiglia che si è alleata con le cosche vincenti tradendo il capo». . E di Lo Presti e Lo Bocchiaro? -Non li ho mal conosciuti». Poche, come si vede, ma preziose le testimonianze per il processo in corso. Una serie di Indicazioni che rafforzano le tesi dell'accusa. Ma soprattutto la sicurezza, ormai, che superata questa prima prova pubblica per Buscetta non ci saranno altre difficolta se non quelle, forse, provenienti dalla sua coscienza di «pentito». O di «vendicatore»? Ruggero Conteduca Roma. Il «pentito della mafia» Tommaso Buscetta m-H'aula di massima sicurezza del carcere di Rebibbia, subito dopo aver deposto al processo per l'uccisione di Pietro Marchese

Luoghi citati: Palermo, Roma