Verso l'appuntamento tra Kohl e lo scandalo di Mario Ciriello

Verso l'appuntamento tra Kohl e lo scandalo OSSERVATORIO Verso l'appuntamento tra Kohl e lo scandalo Kohl, l'imperturbabile, ha perso la sua calma gioviale. Lo si è visto, finalmente, furibondo c grintoso. «E' tutta una campagna di diffamazione — tuona, assedialo dai giornalisti —. Sì mira a colpire il governo. Soprattutto, si mira a colpire me, il Cancelliere. Ma non resteremo inerti». E' quanto vorrebbero tutti i tedeschi: un'azione energica c coraggiosa che dissolva, per sempre, i miasmi soffocanti dcll'«affarc Flick». Ma quale «azione»? La magistratura sta studiando da tempo la vicenda, la Commissione parlamentare indaga. Soltanto i politici, circondati da sospetti, possono disinquinare l'atmosfera. Dicendo tutta la verità. Ecco perché si attende il drammatico appuntamento del 7 novembre. Caduto Barzcl, Kohl c adesso al centro dell'arena: e, quel giorno, dovrà presentarsi dinanzi alla Commissione parlamentare per descrivere, e giustificare, i propri rapporti con la potente holding, nell' arco di sette anni, dal '74 all'80. Nelle settimane c nei mesi passati, il Cancelliere aveva già ammesso di aver ricevuto aiuti finanziari dalla Flick: ma molti punti erano rimasti in una penombra indulgente. Il momento delle fumosità è ora finito, la nazione vuole sapere. E, come ha dimostrato il caso Barzel, si esigono chiarimenti precisi e credibili. Quella lista redatta dall'ex capo contabile della Flick è di una meticolosità tutta germanica. Senza nemmeno i pittoreschi pseudonimi ideali dalla Lockheed per i suoi beneficiari. Si legge cosi: 26.9.74, a favore di Kohl, 50.000. 4.2.75, a favore di Kohl, 50.000. 3.9.75, a favore di Kohl. 100.000. E cosi via, per una somma complessiva di quasi 550 mila marchi. (Altri pagamenti, ma non è certo, avrebbero innalzato il totale a 665 mila). Su un altro documento, a spiegazione di tali esborsi, un dirigente della Flick avrebbe scritto nel ' 76: deh beahsichtige, Kohl... in gleicher Weise auszustatleu wie die anderen Herren», per quanto riguarda Kohl, intendo provvedere come per gli altri signori. A due domande, in particolare, il Cancelliere dovrà dare limpida risposta. Erano tutti questi soldi per suo uso personale o anche per il partito? Era al corrente Kohl, nel '73, delle manovre che avrebbero indotto Barzel a cedergli la presidenza della Cdu, un sacrificio che la Flick avrebbe consolalo con oltre un miliardo di lire? Domande che scottano, come scotteranno quelle che, prima o poi, saranno rivolte a tutti gli altri attori della saga. Molti attori. Troppi. Ombre inquietanti gravano su tutti i partiti, il che spiega le caute reazioni socialdemocratiche. Nessuno nella Spd sembra aver accettato somme per proprio tornaconto, ma il partito, come tale, avrebbe ricevuto dalla Flick quasi cinque milioni di marchi. Dinanzi a uno spettacolo tanto deprimente, è facile esagerare, che è quanto fanno molli, qui c all'estero. Esagerano nel pessimismo e nell'ottimismo. I primi già parlano di fin de regime, additano gli spettri di Weimar. E' un grave errore, storico c politico. Con tulle le sue manchevolezze, la Repubblica Federale ha generalo istituzioni robuste c rispettate. I «miracoli economici» sono finiti, ma la macchina produttiva c sempre sana e gagliarda. L'inflazione è domata. La disoccupazione, benché dolorosa, non è più quel cancro che corrose c tormentò la società fra le due guerre c la rese vulnerabile. Chi esagera nell'ottimismo non vede motivo di allarme. Tutto si aggiusterà, tutto sarà dimenticato. Cerio, purché la lezione sia imparala. Molte lezioni, anzi. Quella che ricorda la tradizionale nefasta influenza della grossa industria sul mondo politico, dai giorni di Bismarck a ieri. Quella che deplora l'assenza di veri c profondi valori c l'enfasi esasperante sul successo economico, sui beni materiali. Ogni scandalo riflette una società: e ciò che si vede oggi nello specchio non è motivo di ansia, ma di amarezza. Mario Ciriello

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