NUOVO RESPONSABILE DI PALAZZO GRASSI di Furio Colombo

Hulten, il regista d'arte che ha detto sì a Venezia NUOVO RESPONSABILE DI PALAZZO GRASSI Hulten, il regista d'arte che ha detto sì a Venezia NEW YORK — «Ci stiamo muovendo verso una società in cui l'arte giocherà un ruolo sempre più grande-, aveva detto Pontus Hulten — nominato ieri responsabile artistico della nuova gestione di Palazzo Grassi a Venezia — al tempo In cui era stato fondatore e direttore del celebre Beaubourg di Parigi, il Centre Pompldou. La scelta di Pontus Hulten, intellettuale svedese, a capo, di un grande centro di cultu-1 ra francese negli Anni Settanta, aveva sorpreso la Francia. Nel 1978 la rivista americana New Yorker aveva scritto: *Dcllc due l'uno: o Pompidou è un francese di tipo nuovo oppure Pontus Hulten è-un intellettuale diverso. Di certo è la prima volta che la Francia culturalmente non è sciovinista». Con lui, come: tutti ricordano, un altro personaggio imprevisto era entrato al centro della vita culturale francese, quando Renzo Piano, chiamato da Pontus Hulten, era stato scelto per costruire il Beaubourg. " , g uAUk Bergman» «Ma non è certo la prima volta che Pontus Hulten produce cambiamenti cosi profondi nonostante il suo modo silenzioso e tranquillo di operare-, dice a rjew York Claus Olden'jurg, lo scultore diventato celebre negli anni della pop-arU'chcdl Hulten è amico da tre decenni. «Hulten non assomiglia al tradizionale direttore di museo, al vecchio modello del curatore, o a quello più audace ma molto discutibile dall'impresario di arte coinè spettacolo-. La miglior definizione di Hulten secondo Oldenburg (ma altri amici, pome Tingucly, Nlckl de Sl.^Phaljè, Robert Bcer, appassionatamente concordano) è che il suo modo di pensare e di lavorare assomiglia a quello di un artista, «con quel tanto di sogno e quel tanto di caparbietà artigiana che gli artisti possiedono-. \ Il curriculum di Pontus Hulten, oggi sessantenne, nato in una famiglia borghese di Stoccolma, «un po' alla Ingmar Bergman-, come lui dice, è pieno di sorprese e di inattesi sviluppi. Il padre era uno scienziato il cui nome è celebre in Svezia per avere scritto il testo definitivo sulla botanica artica. La madre insegnava matematica, la sorella più giovane dirige l'istituto biologico di Londra. «Da bambino dipingevo moltissimo, ero sicuro che sarei diventato un artista-, Pontus Hulten racconta di se stesso. Ha provveduto un fratello del padre a creare 11 passaggio fra la pratica sognata dell'arte e il mestiere di organizzare il lavoro creativo degli altri. Uno zio Hulten infatti era organizzatore di mostre Industriali: «Materiale ben diverso da quello degli artisti die avevo in mente, ma anche qui c'era creatività, c'era invenzione-. Quanto alla formazione artistica il punto di riferimento però è Parigi, dove Pontus Hulten ha scritto nel 1946 la sua tesi di laurea su Vermeer ,| e Spinoza, dove ha Incontrato in dieci anni (come lui dice) tutti gli artisti che avrebbero cambiato l'immaginazione del mondo, dove ha lavorato, con le gallerie Denise René e Arnaud, a lanciare, scoprire, legittimare le nuove avanguardie. L'episodio più curioso e più tipico, nella formazione di Hulten, secondo 1 suoi amici americani (che sono oggi quasi tutti 1 maggiori artisti e quasi tutti i direttori dei grandi musei degli Stati Uniti) è avvenuto in Svezia negli Anni Cinquanta. Hulten era ritornato nel Paese e lavorava al Museo nazionale di Stoccolma. In quel periodo una patronessa delle arti, la signora Emma Spltzer, aveva donato al museo una forte somma di denaro con una raccomandazione specifica e appassionata: usare quel denaro per tenere lontana dalla Svezia l'arte moderna. Il museo passò la responsabilità di quel dono al giovane Hulten. E il risultato, anche se non era del tutto in linea con i desideri della donatrice, fu quel «Moderna Museet», inaugurato nel 1058 e diretto da Hulten, che lo ha reso celebre in tutto 11 mondo. Le esposizioni organizzate da allora e per tutto un decennio, da Pollock a Calder, da Giacometti a Rauschenberg, avevano sempre come marchio di fabbrica sia la novità degli accostamenti sia la fantaslosità dei nomi e delle definizioni. «Le sue mostre sono come poemi-, aveva detto Andy Warhol. Grande mostra «Hulten non deve avere mai dimenticato le lunghe escursioni in barca nei mari del Nord, dice Oldenburg, e ogni volta è pronto a ripartire-. Viene Infatti il momento del MoCa, «forse, come ammette lui stesso, il capitolo più arduo della mia vita-, Los Angeles voleva un museo d'arte moderna. Non è una città di cultura e, pur avendo rispettabili collezioni private, non ha musei di prestigio. Pontus Hulten ha fondato il MoCa (Museum of Contemporary Art). E benché la città non gli abbia dato uno spazio adeguato alla nuova iniziativa, Hulten non ha rinunciato alla prima grande mostra, -L' automobile e la sua cultura-, in una formula organizzativa che lui ha chiamato . Tempora ry-Con tempora ry. e che è stato finora, nella storia di Los Angeles, l'unico evento d' arte che abbia mobilitato la folla. Palazzo Grassi, e l'impegno a diventare responsabile artistico di una simile istituzione a Venezia, compare nella vita di Pontus Hulten in un periodo per lui sempre molto affollato di prospettive e di nuove idee. La città di Parigi aveva in mente pei" lui un nuovo museo. I suol amici architetti (italiani inglesi francesi americani) vogliono da lui l'Istituzione di una «Ecole», una specie di club dei club della creatività contemporanea. Pontus Hulten è venuto In Italia, ha visitato per giorni il Palazzo, è tornato al Nord a fare una lunga escursione tra 1 fiordi sulla vecchia barca del padre, e ha detto dì si a Venezia. Furio Colombo