Mazzocchi, l'editore che si divertiva di Gianni Mazzocchi

Mazzocchi, l'editore che si divertiva DA «DOMUS» AL «MONDO», DALLVEUROPEO» A «ftUATTRORUOTE» Mazzocchi, l'editore che si divertiva MILANO — Si svolgeranno questa mattina i funerali dell' editore Gianni Mazzocchi. Il corteo partirà alle 11 dall'abitazione di via dell'Annunciata 31 per raggiungere la basilica di San Marco. La salma sarà tumulata nella tomba di famiglia a Gignese, presso Novara. Gianni Mazzocchi stava zitto quando ultimamente si parlava dei grandi editori scomparsi, Angelo Rizzoli o Arnoldo Mondadori, e non si ricordava che c'era ancora lui sulla piazza. Ma, quanto a genialità, probabilmente era il più grande. E' vero che, dopo il rapimento della figlia Malagrazia, avvertendo d'improvviso il peso dell'età e degli acciacchi, si era ritirato dalla guida dell'Editoriale Domus, che aveva lasciato alla figlia Gianna, ma seguiva sempre tutto anche da lontano, da pensionalo, un pensionato speciale. Diceva con compiacimento e orgoglio che ora l'Editoriale era in attivo, mentre, quando comandava lui, quel che veniva guadagnato veniva subito speso. Ma con uguale orgoglio e compiacimento aggiungeva che, se appena ne avesse avuto le forze, qualche colpo di testa l'avrebbe fatto ancora volentieri. Aveva quasi 78 anni, 11 avrebbe compiuti fra qualche giorno, essendo nato ad Ascoli Piceno il 18 novembre del 1906. Era arrivato a Milano nel 1927 con 640 lire in tasca e 40 mila lire di debiti, e prima o poi era entrato nel! editoria, sia pur di sbieco, curando l'amministrazione del la rivista d'architettura Domus, soprattutto cercando di raccogliere pubblicità. La rivista andava male, anzi malissimo. Dopo qualche mese. in società con l'architetto Gio Ponti, la comprò dai primi editori e ne fece il punto di riferimento non solo dei giovani architetti razionalisti in polemica con gli architetti romani di regime, ma anche dei poeti, dei saggisti, degli scrittori, degli intellettuali non conformisti di tutt'Italia. Ricordo quel che significava culturalmente Domus in tempo fascista. Mazzocchi, però, non si fermò 11. Si divertiva, per sua dichiarazione, a far l'editore., Ovvero a render pubbliche, partecipate dalla gente, le idee sue e dei suoi amici. Curò anche la rivista Casabella, creò un'altra casa editrice, Panorama, pubblicò il romanzo di guerra di Indro Montanelli XX Battaglione eritreo, varò, con l'aiuto di Montanelli, il quindicinale Panorama, e Montanelli lo aiutò anche a chiuderlo, scrivendo una parabolctta cinese che non piacque per il suo disfattismo a coloro che nel 1939 desideravano entrare in guerra. In tempo di guerra presentò anche XX Secolo, pubblicazione diretta da Alberto Moravia polemicamente antifascista, curò la rivista radiofonica Onda, ma campò soprattutto con idee, invenzioni, stratagemmi come il Libro di casa, ottocentomila copie di tiratura. E il giorno stesso della liberazione, nel 1945, fu pronto a uscire con il quotidiano L'Italia libera, diretto da Leo Vallani, trecentomlla copie. Ma il primo anno di libertà in Italia non fini senza che Mazzocchi irrompesse in edicola anche con il settimanale destinato a rivoluzionare le abitudini del lettore Italiano: L'Europeo, diretto da Arrigo Benedetti, grande, bellissimo d'immagini, scattante di pa¬ role. Una formula aggressiva e colta Insieme. Poi fu la volta de II Mondo, diretto da Mario Pannunzio. I giornali, Mazzocchi li seguiva finché lo divertivano, poi li lasciava, vendendoli anche per poco, come fece con L'Europeo, venduto ad Angelo Rizzoli attraverso De Fonscca, e regalando addirittura // Mondo a Carandlni per l'importo delle liquidazioni. Altri divertimenti lo appassionavano. In Quattroruote si rese interprete della passione motoristica del nostro Paese, che, del resto, era la sua passione. E poi, con Quattrosoldi, pensò bene di andare incontro all'illusione del boom italiano, consigliando 1 connazionali in fatto di investi¬ menti e di spese. Se mi è consentilo indulgere ai ricordi, e, d'altra parte, se'non è per questo, non capisco perché ci si rivolga a un vecchio come me per i necrologi, della gente che ho ammirato e amato, a quest'ullima Impresa mi è capitato di collaborare. Mazzocchi era il fondatore, l'editore, il direttore, io il caporedattore. l, Metter fuori un giornale; nuovo di zecca e un giornale che fornisse una guida ai consumi oltre che alle speculazioni oneste, quando non si sapeva ancora nulla di Nader, fu un'impresa. Un'impresa emozionante fu avere un capo come Gianni Mazzocchi, con la sua irruenza, la sua imprevedibilità, la sua fo- cosila e la sua generosità. L' unico editore che mi abbia pagato, tirando fuori dal cassetto le banconote arrotolate con l'elastico, e con cui non 'mi sia capitalo mai di contrattare. Solo che non era facile fare un giornale del genere così in anticipo sui tempi e, dopo i primi sondaggi, le prime prove-consumo, i gabinetti d'analisi delle università si tirarono prudentemente indietro, perché le grandi industrie che li sponsorizzavano non gradivano 1' idea-che si sottoponessero a critica non solo i loro prodotti, ma anche i prodotti dei loro avversari. Credo che il clou della tempestosltà lo raggiungemmo quando, durante un'epidemia d'afta epizootica, si fece seguire e fotografare il dissotterramento e il recupero di qualche carogna presumibilmente infetta da parte degli zelanti incaricati di un'industria di carni conservate. Il detective scelto per 11 servizio costava caro, si fece pagare un milione, ma portò fotografie e notizie che rischiarono di costarci miliardi. Ogni bel gioco dura poco. Per quel che mi riguardava, capii che non me la sentivo d'insistere. Reslava la parte economica del giornale, ma, se me ne fossi inleso veramente, non sarci ancora qui a lavorare. Dunque, lasciai la corte di Mazzocchi, anzi quel bel cortile con colonnato in via Monte di Pietà, in cui lui parcheggiava le sue automobili d'epoca, andai altrove, ma restai un ammiratore e un amico. E' slato un riformatore del costume italiano. Con qualcun altro come lui, avremmo progredito di sicuro. Ma c'è stato pressappoco solo lui, e, quindi, slamo quelli che slamo. Oreste del Buono

Luoghi citati: Ascoli Piceno, Gignese, Italia, Milano, Novara