Per Andreotti può saltar tutto di Ezio Mauro

Per Andreotti può saltar tutto Evangelisti assicura: non si dimette, ne vedremo delle belle Per Andreotti può saltar tutto C'è il rischio che si rompa l'intesa tra democristiani, laici e socialisti - Qualcuno parla di crisi per «azzerare tutto» -1 sovietici irritati per la svolta di Natta contro un «interlocutore privilegiato» ROMA — «Dicono che Giulio se ne va? Smentisco, giuro, nego: sono balìe — ringhia al telefono Franco Evangelisti a mezzogiorno —. L'ho visto un'ora fa, lavora, sta zitto, non ricei* nessuno, studia le carte. Qui ne vedremo ancora delle belle, altro che dimissioni. Piuttosto, come ixtnno le cose H al Senato?-. Se lo chiedono in molti, anche dentro Palazzo Madama, tra i corridoi pieni di gente, la buvette presa d'assalto, la tribuna del pubblico affollata ad aspettare lo spettacolo che non verrà, l'onorevole Patuelli che si affaccia solitario alla balconata riservata ai deputati, testimoniando di lassù l'inquietudine e il cattivo umore politico dei liberali, costretti per vincolo di maggioranza a sostenere Andreotti controvoglia. Dire cosa succeda, qui dentro, è difficile. E' una giornata gonfiata di troppe attese, annunciata come l'ora delle rese dei conti, e poi sgonfiata da uno slittamento all'altro, imprigionata in uno scontro procedurale. Eppure nei vecchi stanzoni del Senato, questa volta, non va in scena una replica o una riedizione dei soliti drammi parlamentari, con le parti fisse, e i ruoli prestabiliti. Tutto è nuovo, o almeno tutto sta cambiando, attorno al nome di Andreotti: c'è il terrore democristiano dell'isolamento, dopo anni di sponda assicurata nella comprensione dei partiti laici, c'è l'azzardo comunista, di un partito che per la prima volta va davvero all'attacco fondamentale della de, c'è il psi costretto contro natura dalla presidenza del Consiglio a scegliere la cautela anche nell'ora della disgrazia di un suo avversario storico come il ministro degli Esteri, c'è la mezza ribellione dei partiti intermedi che sulla questione morale vogliono dire la loro fino in fondo, e c'è più di una tentazione, alla fine, di risolvere questo grpylgUp,dl,diffi-; denze e di differenze con la scorciatoia di una crisi ffl governo, che azzererebbe tutto salvo i risentimenti. «Di regola non faccio previsioni, ma questa volta tutto r P mi sembra chiaro — assicura il senatore comunista Napoleone Colajannl —. Le indecisioni nella maggioranza sulle procedure, sul voto, sulle mozioni, dimostrano che qualcuno ha deciso di mollare Andreotti. perché ò diventato ingombrante. Ma la de non può farlo. E' un partito sotto pressione, stretto tra Vù>«itfifii ed Andreotti, tra il fisco c la questione morale, come tra Scilla e Cariddi. Alla fine, tra dicci, quindici oiomi. la crisi di governo finirà per essere l'unica via d'uscita democristiana possibile'. «Può darsi che i democristiani covino questa tentatone, ma devono stare molto attenti — ribatte il socialista Covatiti —. Se rompono oggi, non possono certo illudersi di ricucire facilmente domani, e il ritorno a Palazzo Chigi se lo scordano-. Il vero rischio è proprio questo — aggiunge il vicesegretario repubblicano Gunnclla —. La battaglia su Andreotti può funzionare da de-1 tonatore che sfascia tutto, lasciandoci in mano, alla fine, i cocci del pentapartito. Ecco perché dobbiamo tenere i nervi a posto tutti, la de ma anche i suoi alleati, e muoverci con grande cautela, cominciando da oggi, qui al Senato-, Ma ormai sembra troppo tardi, per la cautela. I liberali, ad esempio, hanno firmato la mozione comune della maggioranza, ma nel primo pomeriggio Giovanni Malagodi, in mezzo al corridoio, spiega al cronisti che il pli difende con questa mozione una regola e un principio, ma non Intende -votare a scatola chiusa né la fiducia, né la sfiducia per nessuno-. E Attillo Bastianini, vlcecapogruppo liberale, è ancora più esplicito: -Io devo ancora capire — rivela — quanto giovi al governo e alla de tenersi un ministro che ha così paura di un voto segreto. Per responsabilità voteremo per s,afyare il governo, ma deve essere chiaro che perì liberali le responsabilità politiche del caso Sindona restano aperte-. Possibile che sul nome di Andreotti rischi di saltare l'intesa tra democristiani, lai¬ ci e socialisti? Per ora è già saltato l'ultimo filo, sotterraneo, diplomatico, testardo, che tra de e pel sopravviveva nonostante tutto dal tempi della solidarietà nazionale. In aula ne fa le spese il presidente Cosslga clic vede i comunisti trasformarsi da ik>sslbill grandi elettori per il Quirinale in accusatori che parlano di «gherminelle costituzionali». Fuori dall'aula, stupiti e compiaciuti, i comunisti sussurrano che la svolta di Natta ha irritato i sovietici, preoccupati per la rottura tra le Botteghe Oscure e un interlocutore privilegiato come Andreotti. -Ma anche per il pei questa battaglia contro il loro antico alleato ts un dramma — assicura Guido Carli —. Ma è una battaglia in qualche modo obbligata. Hanno perso l'argomento ideologico, hanno esaurito quello economico, l'unica loro arma d'opposizione e la cosiddetta questione morale, e l'adoperano con il cuore siìaccqto-. 1 meno sorpresi sono proprio gli uomini di Andreotti. -Quando Giulio era presidente del Consiglio, io tenevo i contatti con Natta — rivela Evangelisti —. Mi disse che lui non credeva nella politica di collaborazione con noi, e non mosse mai un dito per sostenerla. Sapevo che oggi avrebbe deciso quel clic ha deciso, io lo conosco. Ma non sapevo che lo avrebbe fatto cosi in fretta, e con quei toni, poi...-. Si avvicina l'ex presidente Leone che, senza accorgersi dei cronisti, interrompe Evangelisti: «Voi mi avete chiamato — dice — e io sono1 venuto, perclié Ito scritto la Costituzione, e la applico. Invece in questo Paese conta chi è analfabeta e dice che legge Leopardi-, Dopo questo nuovo sfogo nella sua battaglia personale contro Pertlni, l'ex Capo dello Stato porta la mano sinistra sul braccio destro, fa un gesto e se ne va, inseguito da Evangelisti, con le mani giunte: -A preside', con tutti i problemi che abbiamo Ezio Mauro

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