Michaux esploratore dell'anti-vita

Michaux esploratore delPanti-vita SCOMPARE A 85 ANNI IL POETA DEGLI ALLUCINOGENI Michaux esploratore delPanti-vita PARIGI — Il poeta e pittore francese Henri Michaux è morto nella notte fra giovedì e venerdì a Parigi dopo una lunga malattia. Aveva 85 anni. Nato il 24 maggio 1899 a Namur (Belgio), Michaux aveva cominciato a scrivere nel 1922 e dopo il 1925 a Parigi scoprì anche la pittura di Paul Klee, Max Ernst e De Chirico. SI dedicò da allora alla poesia e alla pittura ispirato dal Surrealismo, di cui però non fece formalmente parte. Naturalizzato francese nel 1954, viaggiò moltissimo nel mondo pubblicando giornali intimi di viaggio nell'America del Sud e in Asia. Per alcuni anni si sottopose a una serie di esperienze per studiare su di sé l'azione di allucinogeni sulle facoltà creative letterarie e artistiche e le sue visioni di questo stato di coscienza furono riferite in una serie di raccolte poetiche. E' stato anche molto attivo nella grafica. 'Un giorno, a vent'anni, gli venne un'improvvisa illuminazione. Si rese conto, finalmente, della sua anti-vita e che doveva sperimentare l'altro versante: Tutto in Michaux comincia con questa scoperta della propria alterità, col rifiuto della realtà contingente in cui circostanze fortuite l'hanno invischiato, col bisogno di distanziare la propria esperienza nella oggettivazione della terza persona. Tutto comincia dunque con una fuga e tutto nella cifra della fuga si può sintetizzare, anche se dalla prima raccolta di poesie del 1627 (Qui je fus) a Par surpriseeLe jardtn exalté, che sono di pochi mesi fa, questa fuga ha mutato infinite volte dire' zione e strategia e si è sempre tradotta più in una tensione che in un movimento. «Se avesse trovato una porta d'uscita, non sarebbe più qui, si può esserne certi», diceva Michaux consapevole della sterilità, ma anche dell' ineluttabilità di questo suo progetto di evasione, che col tempo diventa sempre più cosciente esplorazione di tutti gli spazi possibili senza residua speranza di violarne 1' impenetrabilità. All'inizio, si era trattato di viaggi In paesi reali (Ecuador, Un barbare en Asie), ma la novità del mondi esotici non era bastata a neutralizzare l'estraneità interiore del viaggiatore. 'Nessuna regione mi place: ecco che viaggiatore sono», ammetteva già in Ecuador. I suol reportage erano quelli di un poeta, pieni di riflessioni e fantasticherie più che di notazioni etnologiche e geografiche e attenti più alla realtà interiore, allo «spazio di dentroi che non a quello oggettivo del paesi dei quattro angoli del mondo. Tanto valeva allora avventurarsi direttamente nell'esplorazione di questo spazio interiore, affidandosi a portolani immaginari e a bussole impazzite (Voyagc en Grande Garabagne, 1836; Au pays de magie, 1941; lei, Paddéma, 1946) o penetrare nel luoghi Ignorati da ogni geometria che stanno finire centro et absence (1936) e permettono La vie dans les plls. Tanto valeva soprattutto costruirsi un mondo a propria misura, un «essere da Invadere; un personaggio come Piume (1938) che faccia esplodere con la sua sola presenza le contraddizioni e le ambiguità del reale. Piume può essere l'incarnazione dell'alterità del poeta, può avere 1 connotati di quel suo io vero che egli ha sempre sentito di aver smarrito e che tutte le sue fughe non hanno mal avuto altro scopo che recuperare. Ma è un personaggio letterario, troppo letterario forse, e la sua acquisizione non può essere appagante, cosi come per Michaux non lo è mal fino in fondo alcuna esperienza letteraria. < . Tutti gli scrittori infatti sono del phraseurs; per lui invece la frase non è altro che «il passaggio da un punto dt pensiero ad un altro punto di pensiero' e la letteratura non è occasione di consolazioni, neppure di consolazioni d'ordine estetico. E', o dovrebbe essere, strumento di conoscenza, cosi come lo dovrebbe essere il viaggio e come dovrebbe esserlo l'esperienza degli allucinogeni che egli comincia ad assumere a partire dal 1955. Mal come in questa fase della sua vita il poeta, ricercatore e cavia al tempo stesso, si è sentito vicino a svelare 'l'enorme normalità' e a realizzare l'impossibile liberazione. I libri di quegli anni, Misérable miraeie (1956), Llnfini turbulent (1957), Connaissance par les gouffres (1961) ne sono una palpitante testimonianza. Ma la delusione non è meno cocente: «Le droghe ci annoiano col loro paradiso, i ci diano piuttosto un po' dt sapere, I non siamo un secolo da paradisi'. E la delusione non coinvolge soltanto la mescallna, ma la stessa poesia come mezzo dt conoscenza. Della conoscenza non sopisce però il bisogno, e cosi la stessa sfiducia nella scrittura si trasforma in sperimentazione sulla scrittura, in esplorazione delle forme e degli alfabeti oltre 1 confini dei puri grafismi, fino alla pittura. Se l'altrove della realtà è al di là delle possibilità della scrittura cosi come è al di là delle possibilità del pensiero, gli esseri e le cose si possono forse cogliere «non con parole né con fonemi, né con onomatopee, ma con segni grafici: A meno che questo altrove non stia al confine tra la veglia e il sonno (Facon d'endormi, fagon A'éveillé) oppure, dentro di noi, in quella parte oscura, 'Sinistra' del nostro cervello che resta silenziosa e-che solo a grandi sforzi riusciamo a svegliare quando un incidente banale, la rottura d'un braccio, c'impone gesti inusitati (Face d ce iqui se dérobe, 1975). La risposta non esiste: e se una lezione di saggezza Michaux ci ha lasciato è proprio in questa sconfitta che non smorza la forza delle interrogazioni, nella convinzione che sia meglio vivere 'attorniati di orripilante piuttosto che assopiti nel soddisfatto: Giovanni Bogliolo WIÉIIIIUÈ Una rara immagine di Henri Michaux, poeta c pittore i i ò ti di

Luoghi citati: America Del Sud, Asia, Belgio, Namur, Parigi