Belmondo: Eccomi, c'è bisogno di eroi

Belmondo: Eccomi, c'è bisogno di eroi L'attore si confessa e racconta la sua carriera dal teatro alla «nouvelle vague» al cinema d'evasione Belmondo: Eccomi, c'è bisogno di eroi Alla vigilia dell'uscita sugli schermi francesi di << Joyeuses Pàques», il cinquantunenne ex interprete di Godard spiega la sua idea del pubblico, inteso come una «grande famiglia» - L'incontro con Gabin - L'attività di produttore PARIGI — Il 24 ottobre «Joyeuses P&ques» (Pasque felici) uscirà sugli schermi di tutta la Francia. Dopo l'accordo, per la distribuzione dei suoi film, della sua casa cinematografica, la «Cerito», con la «René Chateaux», ogni film di cui Belmondo è il protagonista richiama Irresistibilmente il pubblico, fa cassetta e si attira gli strali o l'indifferenza d'una parte della critica. Belmondo ha 51 anni, ed è divenuto una specie di fenomeno sociale. Bellimbusto, cascatore, poliziotto, imbroglione di classe, riparatore di torti, è l'eroe popolare per eccellenza. Ritenuto, all'epoca di A bout de soufflé, un attore da nouvelle vague, Belmondo, che ha debuttato nel cinema nel '57. non ha tuttavia girato che tre film con Godard, su una sessantina in tutto. Nel corso d'una carriera senz'altro eclettica è stato infatti diretto da Marc Allegret, Chabrol, Melville, Verneuil, de Broca, Malie, Deray, Jean Becker, Enrico, Truffaut, Giovanni, Resnais, Labro, Rappenau, Oury, Lautner e altri ancora. «Ho passato quattro anni al Conservatorio — racconta — e ne sono uscito con menzione di merito. Ufficialmente, nel corso degli studi, non potevamo fare teatro. Eppure ho recitato eccome, e con me c'era Jean Pierre Mariclle. Lui si faceva chiamare Martelli ed 10 Belmont. Il regolamento era salvo! Sinceramente, non pensavo affatto al cinema. L' amavo da spettatore, e tutto si fermava qui. Avevo l'ambizione di fare carriera nel teatro. Mi sarebbe davvero piaciuto entrare alla ComédieFranalse. Ammiravo Aimé Clartond, Jean Debucourt. Per me, essere attore era fare del teatro». mll cinema è saltato fuori in modo strambo. All'uscita del Conservatorio ero con i miei amici quando s'è presentato uno sceneggiatore, Henry Ai-, sner. Mi ha proposto una parte in Los copains de dimanche. Era un film prodotto in coooperativa per la Cgt (il sindacato comunista francese, n.d.r.). Usci solo sugli schermi televisivi, e molto tempo dopo. Poi Maurice Delbez mi ha voluto in A pied. à cheval et en volture, e Marc Allegret per Sois belle e tais tot con Alain Delon». •Malgrado tutto questo, continuavo a fare teatro. Ed ecco che un giorno incontro Godard, in rue Saint-Benolt. Mi offre di recitare in un cortometraggio, Charlotte et son Jules. Contento del risultato, mi promette die sarò il protagonista del successivo. A dire 11 vero non ci credevo molto. Recitavo Trésor Party a teatro, senea sapere, allora, che sarebbe stata la mia ultima rappresentazione. Poi fui chiamato in Algeria. Godard mi scrisse una lettera molto gentile. Al mio ritorno in Francia, ho sostituito JeanClaude Brialy, caduto malato, in A doublé tour, di Chabrol. Per Classes tous rlsques, Sautet, Giovanni e Lino Ventura convinsero il produttore ad ingaggiarmi. Trovava che non avevo un fisico adatto al cinema». • Godard, però, stava per incominciare A bout de soufflé e voleva tener fede alla sua promessa verso di me. Bianche Montel, il mio agente, mi disse: "Lei sta facendo il più grosso errore della sua vl:a". A quell'epoca tutti la pensavano cosi. Invece fu proprio quel film a. lanciarmi, dall' oggi al domani». •Sono cominciate le offerte. Mi hanno richiesto dall'Italia: Lattuada (La novizia), Vittorio De Stca (La ciociara), Bolognini. Mi sono ritrovato fra le braccia le ptU belle donne del mondo: Sophia Loren, Claudia Cardinale, Gina Lollobrlgida. Continue proposte, ed io decidevo secondo l'istinto: •lì mio incontro con Gabin risale a un film di Verneuil, Un singe en Hiver. Avevo visto tutti i suoi film. Ci siamo subito intesi, non ci lasciava-' mo mal. Era un uomo e un attore formidabile. Nel cinema era lo stesso che nella vita». •Lavorare in film d'avventure o d'evasione non è stata una scelta predeterminata. Ma il successo di L'homme de Rio mi aveva aperto le porte. Allora, all'occasione, ho continuato. Anche a teatro, del resto, avevo recitato in alcuni vaudevllles. Il cinema è spettacolo, e un attore deve mettercela tutta per il suo pubblico». •Sono diventato produttore nel 70 e ho chiamato la mia Casa Cerito, dal cognome di mia nonna, die era italiana. Oggi, all'estero prendono questo nome come una garanzia e comprano i film. E' anche questo un modo di servire il cinema francese». • Quanto al ruolo di eroe, ha preso corpo a partire dal 75. Certo, troverei frustrante essere "doppiato" da una controfigura. Chi non approva questo comportamento mi accusa d'esibizionismo, ma i bambini amano gli eroi, e ce n'è bisogno nella vita. I critici non mi dedicano più l'attenzione dei tempi di Godard. E magari qualcuno immagina che per produrre, preparare, interpretare un film mi sleda a un tavolo con il mio stato maggiore e imposti programmi su un computer. Invece, molto piti prosaicamente, cerco di trovare una storia che mi vada bene e un personaggio adatto». •Non sono uno che si vanta, ma affermo di cercare la varietà in quel che faccio. Ci tengo ad alternare dramma e commedia. Joyeuses Pàques è tratta da un testo di Jean Poiret che m'è piaciuto molto. Per il cinema, è un ritorno all' humour sbrigliato. Il mio personaggio non è un eroe. Mente alla moglie, si mette continuamente nelle grane». •Ho il senso della famiglia, il rispetto della famiglia. Più invecchio e più le dò importanza. E voglio trattare il pubblico come una grande famiglia. Quando qualcuno mi dice: "Ci avete fatto passare del momenti piacevoli, meravigliosi" è un grande complimento. Raymond Girard, mio insegnante al Conservatorio, ha seguito tutta la mia carriera e continua a parlarmi come se fossi ancora un suo allievo. Anche lui appartiene alla famiglia». Testo raccolto da Jacques Siclier Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampai) Jean-Paul Belmondo, 51 anni: «Sono arrivalo al cinema per caso, in realtà sognavo In Coniédie»

Luoghi citati: Algeria, Francia, Italia, Parigi