Londra e Oslo scatenano la corsa al ribasso dei prezzi petroliferi di Paolo Patruno

Londra e Oslo scatenano la corsa al ribasso dei prezzi petroliferi Decisa una riduzione immediata da 1,35 a 1,60 dollari il barile Londra e Oslo scatenano la corsa al ribasso dei prezzi petroliferi Nuova tempesta per l'Opec: una riunione straordinaria entro fine ottobre - Sarà forse necessario tagliare ancora la produzione - Ma la City ha reagito con un pesante cedimento - In difficoltà anche la sterlina DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Dopo quello norvegese, anche il petrolio inglese del Mare del Nord costerà meno. L'annuncio, dato per ufficiale dall'agenzia nazionale britannica «Press Assoclatlon». ha provocato un serio allarme all'Opec e ha innescato una tempesta anche sui mercati finanziari. Secondo i resoconti serali della Bbc, quella di ieri è stata «una delle giornate più brutte nella storia della City: a causa del crollo dell' indice azionarlo e dell'ulteriore indebolimento della sterlina, precipitata al minimi storici non soltanto sul dollaro ma anche contro le valute europee (lira compresa). A provocare questo terremoto, dunque, è stata la decisione della •Bìitish National OH Corporation» che ha proposto al governo di diminuire con scadenza immediata 1 prezzi della sua gamma di greggio di un dollaro e 35 al barile. Questa decisione è stata definita 'inevitabile» da un portavoce della Bnoc dopo l'annuncio, lunedi, di una diminuzione del petrolio norvegese del Mare del Nord compresa tra 1,50 e 1,60 dollari al barile. Ma questa duplice decisione è destinata a ripercuotersi pesantemente anche sull'Opec, giudicata incapace dagli esperti di difendere ormai la quotazione ufficiale di 30 dollari al barile a meno di drastici (e improbabili) tagli alla produzione da ripartirsi secondo le «quote» nazionali. Secondo il parere degli esperti, sarebbe principalmente la Nigeria (produttrice di un greggio analogo a quello del Mare del Nord) ad aprire la breccia nel cartello dell'Opcc nel tentativo di non perdere quote di vendita in un mercato stagnante. In un'intervista comparsa ieri sul «Financial Times», 11 presidente dell'organizzazione del- produttori petroliferi Man a Otelba (degli Emirati Arabi Uniti) aveva dichiarato, prima di conoscere la decisione britannica, che se anche altri Paesi avessero seguito la Norvegia tagliando i prezzi, l'Opec doveva tenere una riunione d'emergenza entro fine ottobre a Vienna «per difendere il mercato, anche se questo significherà ridurre la produzione». Attualmente, il «tetto» giornaliero fissato dall'Opec è di 17,5 milioni di barili. Oteiba ha lasciato quindi capire chiaramente che, per difendere il livello del prezzi, 1' Opec cercherà di rallentare la produzione esuberante sul mercato. La giornata di ieri ha registrato una vivissima tensione a Londra, non soltanto per la lempesta che la decisione anglo-norvegese innesca sul mercati petroliferi, ma anche per le conseguenze di questa sull'andamento dell'economia britannica già penalizzata dal grave e lunghissimo sciopero del minatori. Proprio il peggioramento della vertenza sindacale dopo ia decisione dei sindacati del sorveglianti minerari di unirsi allo sciopero del lavoratori del. bacini carboniferi aveva già provocato da lunedi una nuova crisi della sterlina. Sul mercato valutarlo, la sterlina ha perso ulteriormente terreno, precipitando sotto la barriera psicologica di 1,20 nel confronti del dollaro e indebolendosi anche sulle principali monete europee. Secondo gli specialisti della City, la Banca d'Inghilterra sarebbe intervenuta solo marginalmente. E questo accrediterebbe la tesi secondo la quale il governo Thatcher Intenderebbe lasciar «filare» la sterlina per Incrementare a media scedenza le esportazioni e aumentare i suoi in¬ trotti petroliferi pagati in dollari. Ma gli esperti evidenziano anche i pericoli di questa manovra. Primo: una rinnovata tensione sui tassi d'interesse che, se fossero aumentati come nel corso dell'estate, frenerebbero la ripresa produttiva in Inghilterra. Secondo: un ulteriore aggravamento della disoccupazione con rinnovate tensioni sociali. Terzo: un surriscaldamento dell'inflazione, che nell'85 potrebbe risalire al 6-7 per cento. Riflesso di questa diffusa inquietudine è stata ieri la caduta dell'indice azionario che, secondo 11 <> Times*, è stata di proporzioni mal registrate in una sola giornata, almeno secondo quanto registra la scala del *Flnancial Times» che ha perduto Ieri 27,9 punti. Per ritrovare una giornata nera della stessa entità, bisogna risalire al marzo del '74, il giorno successivo alla caduta del governo Heath sotto l'assalto del movimento sindacale. Paolo Patruno TUTTO L'ORO NERO DEL MONDO (produzione di greggio '83 in milioni di tonnellate) Nord America Europa Orientale e Cina 7-790 V;- 11.542 Margaret Thatcher

Persone citate: Margaret Thatcher, Thatcher