Come arriveremo al 2001 di Franco Giliberto

Come arriveremo al 2001 I risultati di un'indagine realizzata dalla Fondazione Agnelli Come arriveremo al 2001 L'Atlante Futurama, costruito in 15 mesi da un gruppo di ricercatori, prevede: 930.000 italiani in meno alla fine del secolo; massiccia pressione di donne e anziani sul mercato del lavoro - Avremo forse soldatesse di leva - Obbligo di studio fino a 18 anni - Il part-time contro la disoccupazione TORINO — Saranno un' odissea per l'Italia i prossimi sedici anni, quelli che ci porteranno al 2001? Il futuro è nelle mani di Dio, suole dire molta gente. C'è anche chi scruta la sfera .di cristallo, prevedendo l'arrivo del cavailo dell'Apocalisse oppure immaginando clamorose scoperte di petrolio nei fondali del mari domestici. E c'è chi resta con i piedi piantati per terra, affidandosi innanzitutto alla scienza statistica per leggere l'avvenire fra le righe degli inconfutabili mutamenti demografici. Inconfutabili, perché già ora è possibile compiere uno studio sulla popolazione italiana fino al 2001, affidandosi al numeri reali e alle proiezioni. Non è assolutamente campato In aria, poniamo, affermare con l'ausilio dell' Istat che tra 16 anni l'Italia avrà 938.000 abitanti in meno. Un po' più difficile sistemare le cifre e i dati di previsione In un quadro culturale che fornisca lo scenario della società sul finire di questo secolo. Ma ci ha provato un'equipe di ricercatori della Fondazione Giovanni Agnelli, il cui direttore Marcello Paclni ha coordinato l'indagine durante quindici mesi. Futurama. Presentato ieri in una conferenza stampa, il ponderoso studio (cinquecento pagine) s'intitola * Atlante di Futurama» a riecheggiare un'altra ricerca di analogo impegno ed etichetta, pubblicata dalla Fondazione un anno fa. Dice 11 dottor Paclni: mOltre a prender spunto e ad elaborare le previsioni demografiche dell'Istat, abbiamo cercato di spremere tutte le conseguenze rilevanti per il mercato del lavoro, la spesa pubblica, i servigi sociali, la difesa, la vita pubblica. Ma ci siamo sempre arrestati di fronte alle congetture infondate, agli scenari costruiti a ruota libera che hanno talvolta screditato la futurologia dei decenni passati». Baby-boom. Vediamo dunque che cosa ci accadrà a partire dal' 1985, giuste le previsioni dell'Atlante. Il mercato del lavoro nei prossimi sette anni si restringerà alla base, per due diversi fattori che convergono, si direbbe, al momento sbagliato: in primo luogo le fatiche, le emergenze transitorie che caratterizzeranno il definitivo approdo alle innovazioni tecnologiche; in secondo luogo l'avvento sul mercato del lavoro del *baby-boom*, ossia del frutto di quel prolifico feno¬ meno che tra il 1959 e il 1976 ha fatto registrare la nascita di un milione e settecentomila bambini in più rispetto al nostro trend storico. Anni difficili. Nel periodo successivo, dal 1991 al 2001, il calo demografico più accentuato incomincerà a far sentire I suol effetti: ci saranno meno giovani sul mercato del lavoro, quindi minori tensioni Il rischio maggiore si correrà in quell'area bollente del Tirreno Meridionale che 1' Atlante prevede sarà (prima del 2000) ancor più che oggi preoccupante zona di povertà: con la Campania, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna affamate di lavoro, di servizi e più sensibili alle tensioni sociali. I clnquantaquattrenni. Come si vede parecchi capitoli dell'Atlante di Futurama meritano un approfondimento; limitiamoci per ora a un' estrema sintesi. L'Italia del 2001 vedrà meno nascite (anche 11 Sud, all'ultimo, arresterà la sua crescita demo¬ grafica) e ospiterà un numero piti elevato di cittadini anziani, con differenti scenari da regione a regione. Il calo demografico farà si che un italiano su quattro abbia più di 54 anni. Ma i progressi tecnologici e lo sviluppo della medicina agevoleranno la presenza delle persone anziane nelle attività lavorative. Le innovazioni della tecnica richiederanno una »forza lavoro» qualificata attraverso l'estensione dell'istruzione superiore. Insomma, nel 2001 assisteremo a una rldeflnlzione delle fasi della vita dell' Italiano: sia 1 giovani che gli adulti spenderanno piti tempo a studiare (gli adulti, un po' meno, solo per non farsi surclassare dal costante progresso tecnologico). Scuola allungata. Qualche esemplo: 11 calo delle nascite provocherà la diminuzione del 28,9 per cento delle iscrizioni nelle elementari e del 33,2 per cento nelle medie inferiori. Si libereranno 210.000 aule In tutta Italia, pari a sessantamila appartamenti, ciascuno di 90 metri quadrati. .Risorse che possono essere utilizzate per elevare la scolarizzazione superiore — sostiene Paclni — badando anche alla riqualificazione degli insegnanti che ci saranno in più. E' indispensabile che nel 2001 il cento per cento dei giovani studi fino ai 18 anni e che l'università sìa frequentata dal 40 per cento dei cittadini tra i 20 e i 24 anni d'età. Non é un traguardo irraggiungibile ed è quasi pari all' odierno livello distruzione degli Stati Uniti. Si, è vero: V infanzia e l'adolescenza non saranno più in futuro le sole età riservate all'apprendimento. Anche nella vita adulta bisognerà alternare il lavoro alla formazione professionale, per adeguarsi all'evoluzione dei tempi». Le soldatesse. Massiccio ingresso delle donne sul mercato del lavoro (nel 2001 però 1 tassi di attività femminile saranno ancora inferiori a quelli riscontrabili in Scandinavia nel 1980); diverso ruolo degli anziani, che grazie all' aumentato benessere fisico premeranno per ottenere un' esistenza attiva, dinamica, remunerata; divario dei redditi fra li Nord e 11 Sud, già diminuito negli ultimi 20 anni, ma che non potrà esse¬ re annullato entro la fine del secolo: soltanto questi problemi di grandi dimensioni ci porteranno 1 prossimi sedici anni? Ma no, anche difficoltà relativamente piccole: nel 2001 per esemplo non ci saranno affatto 340 mila diciannovenni da mandare sotto le armi, come accade oggi. Al conto mancheranno cinquantamila giovanotti. E allora? Improbabile che si voglia prolungare 11 periodo della ferma. Più ragionevole pensare a un mutamento parziale del nostro modello militare, con il ricorso al professionisti. Oppure, finalmente, all'ingresso delle femmine nell'Esercito, in Marina, nell'Arma, in Aviazione ecc. Circolo virtuoso. -Nel 2001 — dice Paclni con l'Atlante della Fondazione Agnelli sotto mano — aumenteranno le tensioni dove si concentreranno piti pressioni. I processi che coinvolgeranno le generazioni post-adulte e le donne sono nella direzione di una dilatazione del mercato del lavoro: questa è la vera novità del domani. Per garantire tante nuove opportunità d' impiego, bisognerà saper gestire con flessibilità l'ingresso e l'uscita dal mercato del lavoro, favorendo diverse tipologie contrattuali, in primo luogo il part-time. In definitiva, bisognerà avvolgere la società in un circolo virtuoso, fatto di più innovazione tecnologica, di più istruzione per tutti, di piii flessibilità». Franco Giliberto

Persone citate: Marcello Paclni

Luoghi citati: Calabria, Campania, Italia, Sardegna, Sicilia, Stati Uniti, Torino