Cinema giovane, sogno e paura
Cinema giovane, sogno e paura Si è concluso il Festival: molti progetti di genere, nuovi linguaggi Cinema giovane, sogno e paura La rassegna torinese ha anche presentato, nei video dello Spazio aperto, una diffusa «voglia d'autore» TORINO — L'etichetta Cinema Giovani dovrebbe essere applicata a tutte le opere in cerca di grande pubblico, oggi. Si sa che i giovani sono i,| frequentatori principali delle sale e che l'industria piega i suoi prodotti alle esigenze di questo pubblico quasi esclusivo. Il festival Cinema Giovani, chiuso ieri, ha confermato che 11 cinema medio di una volta sta diventando il cinema per ragazzi. Vedi il Karaté" Kid di Avildsen o .Amare con rabbia di Poley, presentati nelle ultime sere e in procinto di uscire nelle sale. Ma il problema del festival era di accertare se, accanto alla produzione di genere, esistesse un «patto espressivo», un linguaggio nuovo attraverso cui si esercita la complicità delle minoranze giovanili più sofisticate o aggiornate. Le risposte sono venute dallo stile frammentato, disuguale, post-televisivo e postmoderno di film come Repo Man di Cox, Hero di Rockwell, anche Alphabet City di Amos Poe. buonissima versione patinata dei temi cari alla «new wave» americana. In genere, il sogno americano rivisitato con stanchezze e bizzarrie europee (l'influenza del tedeschi), senza pretendere all'opera completa e riuscita. Ma i due film più sugge- stivi del festival. Cina a parte, riconquistano proprio la compattezza stilistica in vista di una codificazione problematica del nuovo gusto: Electric dreams di Barron, celebrato autore di videorock, è una lieta e ironica favola da computer; Angst (Paura) del regista austriaco Kargl è una ripresa meticolosa e rigorosa di comportamenti folli, un al¬ tro espressionismo adatto ai tempi. Alla sorgente più autentica e meno manipolata del cinema fatto direttamente dai giovani, la sezione Spazio Aperto, insieme con alcuni esempi caduchi o velleitari, ha offerto l'indicazione di talenti sicuri o di talenti in formazione. Alla cosiddetta Scuola di Torino si può ascri¬ vere anche la piccola parabola premiata di Lucia Molslo, Vita spericolata. Ma è in generale la Scuola di Torino, legata dalle difficili occasioni produttive o da un risentimento a tratti irridente a tratti disarmato, che deve avere più fiducia nei suol uomini, nei suoi (pochi) mezzi, nel privilegio dell'Isolamento dalla grande macchina af¬ fannata della commedia romana. Sembra buona l'idea, avanzata anche dagli organizzatori del festival, di un collegamento stabile del giovani autori intorno ad appuntamento e progetti comuni, da finanziare -magari, prudentemente, con soldi pubblici. Non sembra buona l'idea di trasformare la struttura del festival (che costa agli enti locali seicento milioni) in una scuola di cinema che prepari soprattutto quadri tecnici. Sarebbe più opportuno collegarsl con un sistema di borse di studio al Centro Sperimentale (se resisterà) e preoccuparsi di creare piuttosto le occasioni di lavoro, di espressione. Il cinema è visto soprattutto dai giovani, cerchiamo che almeno una parte sia fatta dai giovani, anche in Italia. E cerchiamo che i festival se ne accorgano. Stefano Reggiani TORINO — Il festival Cinema Giovani ha assegnato due premi di cinque e tre milioni a film presentati nella sezione Spazio Aperto. Vincitori il film In 16 millimetri VITA SPERICOLATA di Lucia Molslo e il videonastro TRE GIOVANOTTI CONTRO DRACULA del gruppo Giovanotti mondani meccanici. Sono stati oltre quattrocento I nastri e le pellicole presentati nei vari settori, di cui un centinaio nella grande retrospettiva sulla Nouvelle Vague. Sono state vendute oltre diecimila tessere d'abbonamento, e ogni sera si sono tenuti incontri con gli autori dei film selezionati per le sezioni Opere prime e Tematiche giovanili.
Persone citate: Alphabet City, Amos Poe, Avildsen, Lucia Molslo, Nouvelle, Repo Man, Stefano Reggiani
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