Europrogramme caso da risolvere di Renato Cantoni

Europrogramme caso da risolvere Il Senato discute la legge sui Fondi Europrogramme caso da risolvere Domani alla commissione Finanza e Tesoro del Senato verrà completato l'esame del disegno di legge a suo tempo presentato dal senatore Bcrlanda e fatto proprio dal governo con l'aggiunta di un articolo (il 17) che, qualora fosse convcrtito in legge, introdurrebbe anche in Italia i fondi di investimento immobiliare. Proprio l'articolo 17 permetterebbe ai fondi immobiliari stranieri distribuiti nel nostro Paese di essere trasformati in fondi nazionali. In questo modo i 75.000 sottoscrittori di quote Europrogramme, il notissimo fondo immobiliare di diritto svizzero, avrebbero la possibilità di scegliere tra la liquidazione delle proprie quote e la permanenza in una società che continuerebbe ad amministrare il patrimonio comune e sarebbe quotata in Borsa. In pratica l'Europrogrammc si trasformerebbe da fondo «aperto» in fondo «chiuso». Ciò rimcdicrcbbc a gravi errori di impostazione della legge elvetica istitutiva dei fondi immobiliari e a quello ancora maggiore commesso dal ministero del Commercio Estero che nel lontano 1969 autorizzò la sua distribuzione in Italia. Nonostante le critiche di qualificati esperti, nessuno dei tecnici governativi e dei politici prese in scria considerazione l'eventualità, del resto prevista dalla legge elvetica, di una liquidazione a causa di una strutturale prevalenza di riscatti in un momento tanto sfavorevole dei mercati immobiliari da impedire un sollecito smobilizzo di parte del patrimonio comune. Le autorizzazioni per il collocamento di quote Europrogramme furono concesse ogni anno con grande facilità perché le autorità italiane si preoccupavano soltanto di limitare drasticamente la percentuale di liquidità permessa al fondo, aggravando cosi ogni possibilità di manovra in caso di crisi. Probabilmente la raccolta di risparmio di questo tipo era vista di buon occhio perché dava origine a grossi investimenti immobiliari in Italia. Infatti una disposizione ministeriale dell'inizio degli Anni Sessanta imponeva l'utilizzazione nel nostro Paese del denaro raccolto. Nel 1983, a causa dell'acuta crisi immobiliare e del timore di punitive imposizioni fiscali, le domande di riscatto delle quote di Europrogramme superarono di molto le nuove sottoscrizioni. Esaurita la scarsa liquidità i gestori del fondo si trovarono co¬ stretti a sospendere i rimborsi cercando in pari tempo di procurarsi liquidità mediante il realizzo di una parte del patrimonio sociale, il che non si presentava facile per il cattivo momento attraversato dal mercato. La liquidazione del fondo prevista dalla legge svizzera faceva sorgere molte perplessità. Realizzare un complesso di immobili del valore di oltre 1000 miliardi di lire avrebbe richiesto mollo tempo, provocando turbativa in un settore già in profonda crisi. Inoltre sarebbe stato indispensabile praticare forti sconti per stimolare eventuali compratori. Infine una consistente parte del patrimonio era stato concesso in leasing e non era perciò di facile alienazione. Nacque a questo punto l'idea di assimilare l'Europrogrammc ai titoli atipici immobiliari nazionali, che con la legge in esame si pensava di regolamentare, e nacque il famoso articolo 17. I possessori di quote Europrogramme potrebbero diventare azionisti di costituende società immobiliari, che potrebbero usufruire di opportuni accorgimenti per poter convenientemente funzionare. Si tratterebbe in sostanza di fondi immobiliari «chiusi» che, mediante previste società di riacquisto, avrebbero la possibilità di controllare il mercato dei titoli in borsa nel caso in cui vi fosse una eccessiva prevalenza di realizzi. La liquidità per queste operazioni sarebbe procurata sia accantonando una parte degli utili sia vendendo qualche fetta del patrimonio. Nessun turbamento si registrerebbe in Borsa sia per gli interventi sopraddetti sia per la scarsa importanza che le società immobiliari rappresentano confrontate al resto del listino. I recenti casi della Bastogi e dell'Immobiliare Roma sono una conferita eloquente di questa tesi. Naturalmente i soci di Europrogramme che optassero per la liquidazione non troverebbero ostacoli in quanto nessuno li costringerebbe a tare diversamente. Proprio a questo proposito sono già all'opera qualificati periti che hanno il compito di valutare il patrimonio e suddividerlo in «pacchetti» omogenei in modo da non arrecare danno a chicchessia. Come si vede la soluzione prospettata dal disegno di legge Bcrlanda e dal governo costituisce il minore dei mali, a parziale risarcimento delle responsabilità assunte a suo tempo sia dalla Confederazione svizzera sia dall'Italia. Renato Cantoni

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