Assad a Mosca: verifica della reciproca fedeltà di Fabio Galvano

Assad a Mosca: verifica WeUàreciprocamettàì Le iniziative russe preoccupano il presidente siriano Assad a Mosca: verifica WeUàreciprocamettàì DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Ricevuto con un cerimoniale adeguato al suo rango, ma forse un po' reticente verso colui che è tutto sommato il più esplicito alleato del Cremlino in Medio Oriente, il presidente siriano Assad è da ieri a Mosca per colloqui volti a rafforzare la presenza sovietica In quella regione, ma anche a dissipare le crescenti perplessità di Damasco davanti all'intricata ragnatela diplomatica attuata dall'Urss su quell'esplosivo scacchiere. All'aeroporto, Assad è stato accolto dal primo ministro Tichonov, dal ministro degli Esteri Gromyko e da Ponomarev; è mancata però la coreografia festosa di altre analoghe occasioni. Gli impegni a maggior livello — l'incontro con Cernenko — sono programmati per oggi. Assad fu l'ultima volta a Mosca in visita ufficiale nel 1980, e in quell'occasione firmò con Breznev un «Trattato di amicizia e collaborazione» che resta a tutt'oggl il più concreto strumento dell'alleanza fra Mosca e Damasco. L'assenza di successivi colloqui formali dà la misura delle presunte battute d'arre¬ sto nei rapporti fra i due Paesi; anche se Assad è venuto al Cremlino per i funerali di Breznev (novembre 1982) e forse un paio di volte — segretamente, pare — durante le fasi più critiche del conflitto libanese. E' significativo, si dice in ambienti diplomatici, che egli sia tornato a Mosca a ruota dei presidenti dei due Yemen, e a pochi giorni della ripresa dei rapporti fra Egitto e Giordania: come a voler ricevere garanzie sul suo ruolo di interlocutore privilegiato. Nella dinamica diplomatica del Cremlino, la Sirla rappresenta un pilastro su cui edificare nuovi equilibri che non escludano l'influenza sovietica. Rafforzati i rapporti con i due Yemen e con il Kuwait, fatto l'occhiolino all'Egitto con cui ha riallacciato completi rapporti diplomatici, e all'Arabia Saudita, l'Urss ha bisogno di una riconferma della fedeltà siriana. La spinta sovietica verso i Paesi arabi moderati può rientrare in una strategia volta a fare accettare l'Urss come elemento indispensabile negli equilibri mediorientali, si osserva a Mosca. Ma la Siria non può vedere se non con allarme il continuo sostegno del Cremlino ad Arafat, e anzi i tentativi sovietici di farla desistere dall'appoggiare gli avversari del leader storico dell'Olp. In particolare, si dice a Mosca, Assad sarebbe irritato per il recente incontro a Berlino fra Arafat e Gromyko. Infine si può comprendere l'irritazione di Assad verso re Hussein di Giordania, accusato di avere rotto il fronte arabo aprendo il dialogo con l'egiziano Mubarak; irritazione, di riflesso, verso un Cremlino che non ha ritenuto di criticare Hussein per non compromettere la difficile ripresa del dialogo con il Cairo. Intricata Realpolitik del Cremlino, forse. Per Assad si tratta, più semplicemente, di avere dalla leadership sovietica un rinnovato impegno all'assistenza anche nel campo degli armamenti; la garanzia, cioè, che la ricerca da parte del Cremlino di più larghi consensi in Medio Oriente non andrà a scapito del legami con Damasco. La visita dell'alleato più saldo potrebbe rivelarsi, per Mosca, una delle meno facili. Fabio Galvano