Fermi, abbiamo corso troppo di Lietta Tornabuoni

Fermi, abbiamo corso troppo ITALIA D'AUTUNNO: PASSATO E NOSTALGIA INVADONO LA SOCIETÀ' Fermi, abbiamo corso troppo «11 nostro processo socioeconomico è stato esplosivo. Per eccesso di velocità abbiamo perduto il senso delle cose. Adesso proviamo il bisogno di rallentare il ritmo, di ritrovare le radici», dice il sociologo Giuseppe De Rita, anticipando il tema del prossimo rapporto annuale del Censis - Ricordi, anniversari, celebrazioni: «Tutto corrisponde alla necessità di memoria, ordine e cerimonia» DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Italia d'autunno. La cultura ha la testa voltata all'indletro? Il passato, le cerimonie e gli anniversari sembrano dominare almeno 1 media. Sophla ha cinquantanni. Marcello ha sessantanni. Ha cinquantanni pure Brigitte. Ha sessantanni anche la radio. L'economia italiana tra le due guerre. Il decennio 1935-1945. Olaretta e la sua storia: fascismo o vero amore? 1984, ricorre l'anno di Orwell. I favolosi Anni Trenta. La dolce chimera degli Anni Sessanta. L'aria chiusa degli Anni Cinquanta. Muore Joseph Losey: è un mondo che scompare. Muore Nicolò Caroslo: scompare un altro mondo. Trent'anni dopo, ricordiamo la Liberazione di Roma. Rie¬ vochiamo la nascita della TV, a trent'anni di distanza. Oli anni d'oro di Hollywood. La grande epoca della commedia all'italiana II tempo del boom. I giorni della Dolce Vita. Vent'anni fa moriva Togliatti. Trent'anni fa moriva De Oasperl. Quando c'era il Sessantotto. Negli Anni di Piombo. Graham Greene compie ottantanni. Come eravamo... Evocazioni, memorie, resurrezioni, remakes. Le saghe televisive (una famiglia italiana attraverso cinquant'anni di storia, una famiglia ebrea nella Roma del fascismo), la moda che imita gli stili d'epoca, 1 balletti datati e 1 film «alla maniera di», 1; processi senza tempo che ripetono e perpetuano vecchie cronache di sangue, gli scandali senza fine che seguitano a chiudere e riaprire annosi dossiers: tutto contribuisce a formare una cultura della polvere, del ripostiglio o della soffitta, a rendere il passato più preeente del presente. Si capisce che la Nostalgia è un fenomeno e un settore merceologico tipico di tutti 1 Paesi occidentali; si capisce che 11 post-moderno rivisita con ironia e senza innocenza quel passato che non può essere distrutto perché la sua distruzione porta al silenzio; si capisce che passato, presente e futuro convivono sempre in una società Ma da noi è davvero speciale, e si può chiedersi cosa provochi tanto bisogno di rievocare, tanto gusto di commemorare, tanta fiscale voluttà nel celebrare cerimoniosamente anniversari anche insignificanti. Sulla Nostalgia all'italiana interroghiamo 11 sociologo cattolico Giuseppe De Rita, direttore, del Censis, il più accreditato centro di studi sociologici sul nostro Paese. — Da cosa nasce questo culto del passato? Dalla paura di guardare un pre-, sente troppo allarmante? Dal desiderio di ritrovarsi' tatti d'accordo su eventi o personaggi remoti e quindi Innocui, tali da non generare conflitti? Dalla crisi delle arti, ohe si nutrono di memorie? Dalle nostalgie del produttori di cultura, che invecchiano? ■■Sarebbero tutte spiegazioni che la domanda pare presentore come negative. In questo fenomeno io vedo invece una tendenza positiva,, meno semplice e più interes'inte, molto contemporanea: rà al centro dell'analisi •ila società italiana contenuta nel prossimo rapporto ■annualedel Censis.. —Anticipiamola: è la tendenza a ripensare la Storia? »No. La Storia è impegno, è, l'io forte che combatte; e il periodo di grande tensione 'verso Ilo forte è passato. Ma poi noi non amiamo la Storia. Non ci interessa, non la studiamo, a scuola quasi non ■esiste, se citi a un liceale lo ■sbarco di Anzio neppure ti capisce, non sa di cosa parli. Per noi il passato è soprattutto memoria della storia personale o famigliare di ciascuno, e questo corrisponde a quell'aumento detta soggettività che è il vero meccanismo vincente nella società e nella cultura italiane. Se starno oggi tanto interessati al passato, io credo sia invece nel tentativo di recuperare radici, di ancorarci, di prendere distanza, di rallentare il ritmo: — SI avverte una slmile necessità? •Abbiamo corso troppo, slamo andati avanti troppo in fretta. La società italiana soffre di mancanza di senso per eccesso di velocita, per ipertelia. In questi anni, il nostro processo socioeconomico è stato esplosivo, rapidissimo. E' cambiato tutto: non soltanto la società e l'economia, anche le città e le popolazioni delle città, i modi di lavorare e gli strumenti del lavoro, gli usi del vivere, le leggi, le famiglie, .tutto. Così velocemente da Impedire alla gente di far propri i dati del cambiamento: che ora per noi non rappresentano quindi nulla. Sono privi di significato. Sono osceni: ossia, nel senso letterale del termine, fuori scena, in secondo plano, non evidenti e imprecisi Ogni cosa nuova l'abbiamo poi vissuta andando oltre, travalicando la novità, in medi estremi, isterici, esagerati, sproporzionati rispetto alla cosa in sé. Nel consumismo, l'atteggiamento al consumo è stato più forte del consumo stesso. La violenza è stata la più violenta, il terrorismo. La Chiesa è stata la più papalina. Persino alla morte di Berlinguer il lutto è stato più ampio del dolore. Per voler essere più veloci del tempo, più informati dette notizie, più moderni del futuro, più tutto, abbiamo dato vita a una metastasi delle emo¬ zioni, a una cultura dell'ipertrofia, detta pletora. Questa Inflazione ha provocato alla fine un vuoto Interno, un'overdose stupefatta. Slamo andati oltre il senso, e questo ci ha fatto perdere il senso delle cose. Adesso il bisogno inconsapevole e profondo, il problema della società italiana è quello di ritrovarsi, di rallentare il ritmo, di riconquistarsi: — Sarebbe accaduto lo stesso se la orisi economica non avesse obbligato a una sosta, a un ripensamento? •Forse no, non so. Ma adesso il recupero e la sublimazione del passato, il piacere detta cerimonia, anche II ritorno all'Importanza degli abiti, di quell'eleganza . e compostezza che sono anch'esse cerimoniali, rappresentano altrettanti strumenti del tentativo di prendere le distanze, di trovare punti cui ancorarsi: — Questo culto del passato è pero presente soprattutto nel «media», nello spettacolo, nella moda, nelle arti; nell'esistenza reale, concreta, sembra molto meno evidente. C'è una contraddizione tra cultura e vita quotidiana? • La tendenza della cultura collettiva a riproporre alcuni meccanismi cerimoniali, che possono andare dal successo dell'alta moda alla celebrazione dei compleanni della Loren o di Mastroianni, corrisponde a un bisogno di introlettare ordine, memoria soggettiva, rito. Un'altra tendenza sta crescendo, la tendenza al gioco, anche nella sua forma più semplice e arbitraria, il gioco dette carte: nel quale vale una concatenazione casuale che il giocatore non può determinare né modificare, vale la regola del gioco che non è fissata dal giocatore, vale il destino, vale il cerimoniale: — Che significato dà qui alle parole «cerimonia», «cerimoniale»? trr>G>v •La cerimonia è estasi, che nel senso letterale del termine significa uscita da sé, distanziamento: e l'estasi si contrappone alla metastasi, allinsensata proliferazione e accelerazione che ha governato il nostro sviluppo dopo la seconda guerra mondiale. La cerimonia è lentezza, è un rito che rallenta e quieta, 'che consente di placare Je' emozioni, di riflettere sull'evento. La cerimonia è anche un rito di riconciliazione, anche un rito iniziatico. E' un modo di esorcizzare la violenza primigenia: il gruppo sodale riconosce la propria violenza, la attribuisce a un "diverso", ed espelle col sacrificio quel diverso, per espellere la violenza e riconciliarsi con se stesso. La comunità politica italiana è oggi alla ricerca di simili momenti cerimoniali: avverte la propria crisi, non sa come spiegare il proprio disagio, e sacrifica uno dopo l'altro molti capri espiatori nella speranza di risolvere la crisi e superare il disagio. Nella società italiana, invece, la cerimonia ha più il carattere Iniziatico di una seconda nascita: esplodendo dalle repressioni e privazioni del tempo precedente, quarantanni fa l'Italia è nata per la prima volta, in modo inconsapevole, alla società moderna, all'industria, all'economia internazionale. Adesso, anche ripensando il passato, cerchiamo una seconda nascita, questa volta consapevole: non più il battesimo, ma la cresima. E un nuovo senso: — Con la crisi delle ideologie non si era rinunciato all'idea che una società non basti a se stessa, ma che debba avere un senso, un fine, un progetto? •Il senso di una società ,non è necessariamente legato all'ideologia, a un proget\to di società diversa. Può essere dato anche dal cammi'nare insieme attraverso la Storia, dall'andare avanti senza rinunciare alla memoria. Se penso a questo, a un nuovo Inizio dell'Italia, mi viene in mente una fotografia. Fatta a Milano, alla fine d'aprile del 1945: per le strade di quella prima primavera libera, sfilano e marciano alla testa del corteo i capi del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Ci sono Longo ti "comunista, Pani di Giustizia e Libertà, Cadorna il generale liberale, Mattel ti democristiano. Ci sono Stucchi, Solari, Argenton. Camminano cori lo stesso passo, uno accanto all'altro: e portano tutti la cravatta. E' una fotografia che a me, magari per nostalgia, sembra bellissima: Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Anzio, Hollywood, Italia, Milano, Roma