Usa, il generale contro la tv di Furio Colombo

Usa, il generale contro la tv UN CLAMOROSO PROCESSO RIACCENDE LA POLEMICA SUL VIETNAM Usa, il generale contro la tv William Westmoreland, già comandante delle forze americane nel Sud-Est asiatico, ha querelato la Cbs - In una trasmissione rievocativa era stato accusato da un ex agente della Cia di aver alterato le informazioni dei servizi segreti per far apparire la guerra più facile - Ma l'accusa ora si ritorce contro r«arbitrio» dei giornalisti, che avrebbero manipolato le testimonianze NEW york — Arroganza di generali o arroganza di giornalisti? Sarà il processo sempre dibattuto e mal concluso, sul modo in cui è stata condotta la guerra in Vietnam o sarà una requisitoria contro la stampa che viola segreti e inventa misteri? Presso la Corte federale di New York la causa, che si è aperta questa settimana dopo mesi di violente accuse reciproche, porta la dicitura Generale William C. Westmoreland contro Cbs-tv e 1 sottolndlcati giornalisti». Segue una lista che comprende alcuni celebri nomi del giornalismo televisivo americano, a cominciare da Mike Wallace, considerato l'intervistatore più duro ma anche il ptU cauto e il più prestigioso. William Westmoreland è stato il comandante in capo delle forze americane in Vietnam dal 1964 al giorni brucianti della guerra sospesa (i negoziati di Parigi del 1972), che si è trasformata in una sconfitta quando il governo di Hanoi è riuscito a invadere il Sud, ormai sguarnito di difese americane. E' stato l'eroe positivo di coloro che pensavano nel 1968, prima dell'offensiva del Tet, di avere ormai vinto la guerra «ricacciando i nemici al Nord» come era avvenuto in Corea. Ed è apparso come l'eroe negativo quando l'America ha cominciato con meraviglia a rendersi conto che la sua forza Immensa non bastava a tenere intatti i confini di un piccolo Paese del Sud-Est asiatico. Il Tet è la serie di festività del nuovo anno vietnamita, che cade tra gennaio e febbraio. Subito prima c'è la famosa frase del presidente Johnson: •Cominciamo a vedere la luce alla fine del tunnel*. Subito dopo c'è l'attacco dei guerriglieri Vietcong nel centro di Saigon, l'assalto all'ambasciata americana,. la strage per le strade, la famosa fotografìa del capo della polizia del Vtetnam"dèl Sud che uccide con la sua pistola un guerrigliero catturato in un viale del centro. Da quel momento l'opinione pubblica americana capisce che qualcosa si è inceppato nella possente macchina di guerra guidata da Westmoreland. Cominciano le grandi dimostrazioni, si estende la opposizione alla guerra, nel giro di pochi mesi si diffonde il desiderio di chiudere un periodo, di abbandonare il Vietnam. Sono passati gli anni, l'America del dissenso ha fatto la sua pace interna con i protagonisti di quella guerra, i sopravvissuti, i reduci. Ma nel gennaio del 1982 il dibattito sul Vietnam ha avuto un violento e inaspettato ritorno di fiamma. La rete televisiva Cbs ha trasmesso un documentario infoiato L'inganno del Vietnam. Il giornalista Mike Wallace ha enunciato nei primi minuti il proposito del programma: •Siamo di fronte ad una cospirazione di generali per Ingannare i loro superiori, 11 Parlamento, 11 Presidente e il Paese. Le cifre e le notizie che 11 generale Westmoreland e i suol uomini hanno dato sulla guerra fino all'offensiva del Tet erano deliberatamente alterate per dimostrare la debolezza del Vietcong e di Hanoi. La verità è stata taciuta rendendo Impossibili sia strategie militari sia decisioni politiche adatte al pericolo. I militari hanno perso la guerra». / testimoni presentati dal documentario erano Robert MacNamara, ex ministro della Difesa, Walt Rostow, consigliere di Kennedy e Johnson, soprattutto Samuel Adams, capo degli analisti politici della Cia nelle fasi cruciali di quella guerra. Fra i testimoni c'era anche il generale William Westmoreland, che si è lasciato intervistare senza conoscere i propositi di Mike Wallace e che in due o tre passi del suo lungo intervento ha offerto affermazioni che — incrociate con dichiarazioni di altri — hanno finito per sostenere l'accusa contro di lui. Sono passati mesi (nove per l'esattezza) prima che il generale, ormai in pensione, decidesse di muoversi. ■ Dopo la trasmissione si era dichiarato oltraggiato e ave. va ingiunto alla Cbs di chiedere scusa, ma non aveva preso iniziative legali. Ma dopo nove mesi un montatore che aveva lavorato per Wallace e per il documentario ha abbandonato la Cbs e deciso di pubblicare un articolo «sul falsi e gli arbitri» del lavoro in moviola. Il suo intervento, che offrirebbe la prova di notevoli manipolazioni al fine di piegare il materiale raccolto alle Intenzioni dei giornalisti, ha aperto la strada del processo per il generale Westmoreland e ha spostato la controversia dall'offesa contro un ex generale al dibattito sul potere dei media. Due anni dopo, la lunga istruttoria è pronta per essere presentata al giudice Pierre Levai. E' costata alle due parti cinque milioni di dollari, il fascicolo comprende trecentomila pagine, dodicimila deposizioni, ed è il frutto di centomila ore di lavoro del legali delle due parti. In apparenza questo è lo scontro, che era nell'aria da anni, fra coloro che affermano di non avere vinto perché i politici hanno legato le mani ai militari e coloro che hanno dichiarato il Vietnam •una guerra sbagliata». «Sono un vecchio soldato e chiedo solo che mi venga restituito 11 mio onore» afferma di fronte alle telecamere l'ex generale che in vecchiaia assomiglia molto a Moravia. Mike Wallace, ti giornalista della Cbs, non ha mal preso posizione contro la guerra. Ma appartiene allo schieramento del media a cut si attribuisce di avere creato l'opposizione popolare attraverso il quotidiano reportage del combattimenti, le immagini del villaggi bruciati, delle vittime, specialmente le donne e i bambini. Ma ti dramma di tesi contrapposte al quale il giudice Levai dovrà presiedere, cercando di guidare a una soluzione la giuria popolare, è plU complicato. Dentro il grande contenitore della guerra non dimenticata si celebra anche un secondo processo .all'arbitrio- del media, a\certe caratteristiche del loro operare che tecnicamente includono e anzi favoriscono la presentanone squilibrata del fatti. L'articolo pubblicato dal montatore di Mike Wallace sulla rivista TV Guide ha accumulato materiale che terrà al lavoro per anni le scuole di glorna- llsmo. Mike Wallace e i suoi collaboratori avrebbero ta-. gltato le frasi degli intervl-. stati net momenti più spetta- ' colori, avrebbero soppresso, brani che potevano sembrare noiosi ma che avrebbero cambiato ii significato di intere dichiarazioni. Altri tagli e altre alterazioni (per esemplo interrompere] ogni battuta del generale Westmoreland con sequenze di guerra, una trovata efficacissima ma fuorviante, secondo i legali del vecchio leader) hanno determinato, una disposizione negativa del pubblico, spinto ad assodare il protagonista militare con la distruzione e la morte. Infine alcuni fra i «grandi» testimoni sono stati sentiti ma pnon messi in onda (l'accusa vuole sapere perché) e altri, ancora, come l'allora segretario di- Stato Dean Rusk, non sono stati neppure avvicinati. Tutti verranno al processo, compreso l'ex capo della Central Intelligence Agency, Richard Helms, che aveva rifiutato ogni contatto con Mike Wallace. Molti di essi sembreranno divisi non solo -dalie-diverse visioni di quella guerra ina anche dalla diversa affiliazione politica. Alcuni del testimoni di' primo plano di questo processo sono democratici, molti erano nello staff ài Kennedy, altri sono repubblicani del periodo di Nixon. Ma una divisione più delicata e profonda contrappone chi difende i' militari da chi li accusa e questa linea di demarcazione non segue la mappa del •falchi' e delle «colombe», dei «liberal» e dei • conserva Uve* che a prima vista sembra dominare il processo Come si é detto è stato l'ex analista della Cia Samuel Adams a o/Aire il materiale chiave per il documentario di Wallace. Adam* non è un rinnegato e non risulta che ti imo ex datore di lavoro — oro che Adams è in pensione e si considera libero di parlare — abbia mal minacciato provvedimenti contro lui o [abbia espresso dissenso. Adams, dallo schermo della Cbs, ha ripetutamente occultato 11 generale, nel cui staff lavorava in Vietnam, di avere sistematicamente alterato le cifre sulla forza e sulla capacità di combattimento del nemico, per mostrare a Washington che la vittoria era ormai vicina e che ii pericolo di Hanoi era liquidato. Adams era il principale in-, caricato delle statistiche. Adesso afferma che tutti i dati che lui raccoglieva attraverso la sua rete di agenti e in mezzo a mille pericoli, venivano alterati d'autorità 'da Westmoreland che inten\deva àifemersi dal pericolo di •spaventare Washington». Cosi facendo il generale avrebbe tratto in inganno il Pentagono, il Congresso e il Presidente degli Stati Uniti. Fino a quando l'offesa del Tet ha aperto di colpo gli occhi di tutti. La platea del processo • Westmoreland contro Cbs» sarà molto affollata. Accanto alle scuole di giornalismo e al campioni dei diritti civili che intendono in questo pro¬ cesso difendere il diritto di Informazione, vi sono personaggi del recente passato che intendono rivendicare l'autonomia del loro giudizio e l'integrità della propria immagine. Le ombre della grande campagna anti-guerra compaiono, sia In modo indiretto, nelle citazioni e nelle rievocazioni del passato, sia nella testimonianza di alcuni protagonisti che a quel passato hanno ripensato negli anni. SI dice che Me Namara abbia oggi una visione molto diversa dal giorni in cui era ministro della Difesa. Vi saranno naturalmente le voci e le testimonianze di 'coloro che rivendicano la legittimità militare delllnter.vento nel Vietnam e rivivranno ti duello accanito con i media e con l'opinione pacifista del tempo. Per molti esperti legali ti processo ha una importanza straordinaria come guida e modello ■della libertà giornalistica nel 'futuro. Ma altri tengono d'occhio la divisione che affiora fra militari e •Intelligence* sulla questione delle informazioni e sul rapporto tra decisione militare, decisione politica e ruoto dei servizi segreti in una grande democrazia. Mancherà Ellstvorth Bunker, l'ex ambasciatore americano a Saigon, l'uomo che tutti ricordano mentre si arrampica sull'ultimo elicottero stringendo contro II petto la bandiera americana piegata. Forse aveva la chiave del rapporti che allora esistevano fra Cia e militari, fra Saigon e Washington. Il vecchio diplomatico è morto da pochi (riorni. Furio Colombo Saigon 1964. Il generale Westmoreland, subito dopo la nomina a comandante in capo, ispeziona il fronte vietnamita