Se il fisco misura le barche col metro la prima ad affondare è la nautica

Se il fisco misura le bauxite col metro la prima ad affondare è la nautica Si apre domani a Genova il 24° Salone, ed è subito polemica sulle supertasse Se il fisco misura le bauxite col metro la prima ad affondare è la nautica DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — Il 24° Salone nautico internazionale che si apre domani a Genova, più vasto e ricco che mai anche se la congiuntura non può dirsi favorevole, ha un protagonista occulto: il «redditometro». Come dice il suo nome, si tratta di un sistema inventato dalla burocrazia statale per accertare il reddito di chi possiede una barca e per colpire gli evasori fiscali. Le barche a vela sono valutate In rapporto alla lunghezza: tanti metri, tanti milioni o decine di milioni stimati dal fisco In tasca al proprietario. •Per 1 motoscafi, e in generale 'per le imbarcazioni a motore, contano i cavalli. Presentato mesi fa in termini apocalittici, il «redditometro» ha avuto l'effetto di paralizzare il mercato della nautica che stava riprendendosi a fatica in un momento di generale depressione. In teoria non dovrebbe spaventare nessun contribuente onesto, in pratica funziona male perché originato da una concezione semplicistica. I tecnici ministeriali hanno Inventato parametri che servono a ridestare gli artifici degli evasori: ecco le sfilate di motoryachts appartenenti a italiani nel porti della Costa Azzurra, le società di comodo, le bandiere ombra. E' inoltre semplicistico valutare una barca a vela cabinata dalla sua lunghezza, ignorando 11 valore reale e 1' uso che se ne fa. Non dimentichiamo che per migliala di famiglie la piccola barca rappresenta la casetta in cui passare le vacanze e i fine settimane al mare. E' infine sbalorditivo che il «redditometro» supponga un reddito di 30 milioni annui per il proprietario di un'automobile che ne costa 200 e un reddito analogo per 11 proprietario di una barca a vela che ne vale 20. La lotta agli evasori fiscali trova tutti d'accordo. Ma non va scambiata con una generica lotta alla «barca» che nella maggior parte dei casi appartiene a gente di reddito medio-basso, come dimostrano le statistiche. In Italia abbiamo circa 550 mila mezzi galleggianti di qualsiasi tipo. Detratti gli scafi minimi da spiaggia, le barche vere e proprie restano 435 mila. I motoscafi cabinati a motore sono il 2,66 per cento del totale, poco più di 11 mila. Ancor meno numerose le barche a vela cabinate, 11.179 pari al 2,57 per cento. La flotta nazionale è dunque piuttosto modesta nella sua reale consistenza, con predominio dei barchlni leggeri muniti di fuoribordo (quasi un terzo del totale), dei gommoni (29,63 per cento), delle tavole a vela. Sono più di 70 mila, contro circa 25.000 barche a vela aperte (dal minuscolo «optimlst» al «470», alle derive non da competizione). Una crescita dovuta al prezzo relativamente basso, alla facilità di trasporto, alla non dipendenza da un porto, agli esigui costi di esercizio. La nautica di lusso costituisce dunque una minoranza assoluta. Gli evasori fiscali vengano ricercati con sistemi che non mettano in crisi un' intera industria e le attività collaterali, perpetuando 1' equivoco per cui tutti gli sport sul mare o sul laghi sono considerati sport di élite. Si è fatta una grande confusione su questo mondo che cresce lentamente, da quando il Salone di Genova è stato aperto per la prima volta. Alla confusione hanno contribuito gli stessi promotori della nautica, Insistendo per troppi anni sugli scafi di grande prestigio e sulla costruzione di nuovi porti turistici, spesso accoppiati a speculazioni immobiliari e causa di gravi danni all'ecosistema marino. Si è così innescato un movimento di opposizione ai porti turistici che ha coinvolto anche quelli accettabili e necessari. Oggi si profila un chiarimento. La stessa Ucina (Unione delle industrie nautiche) chiede un piano dei porti e una legge-quadro ispirata alla tutela del paesaggio e dell'ambiente naturale. Contemporaneamente chiede la creazione di spiagge attrezzate per le barche leggere che possono essere tirate in secco non avendo bisogno di porto. La maturazione va favorita ma chiedendo coerenza da parte delle pubbliche amministrazioni. E' invece di questi giorni una notizia allarmante: la Regione Sardegna ha approvato il progetto di un porto turistico presso Capo Spartlvento, dove gli stagni di Campana e le dune formano uno dei paesaggi più straordinari del Mediterraneo, a breve distanza dalla favolosa Chla. Un'area di grandissimo Interesse naturalistico, per la cui difesa era stato lanciato un appello internazionale. Si facciano i portlccioli necessari in Sardegna e altrove dopo uno studio di carattere ecologico e paesistico, ma non si tenti ancora una volta di importi con colpi di mano. Le fortune della nautica sono anche affidate alla diffusione di una nuova coscienza nel rapporto con la natura. In questo momento economico cosi difficile, la nautica ha bisogno di alleati per progredire. Non bastano 1 miti di «Azzurra» per creare uno stabile supporto alla diffusione di attività sportive non necessariamente identificabili con la vela da 200 milioni o col motoscafo da qualche miliardo che troneggia nel Salone genovese. Mario Fazio

Persone citate: Mario Fazio

Luoghi citati: Campana, Genova, Italia, Sardegna