Gli angeli custodi dell'arte di Franco Giliberto

Gli angeli custodi dell'arte Confronto a Venezia tra i direttori dei più prestigiosi musei del mondo Gli angeli custodi dell'arte Ix) svedese Bjurstrom: «Serve una disciplina internazionale per ridurre gli oneri finanziari negli scambi di mostre» - Il direttore dell'Ermitago di Leningrado: «Stiamo trattando con Firenze alcuni dipinti di Botticelli, daremmo in cambio un Leonardo» - Tra tanti falsi un gioiello: il «Re dei Confessori» DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — .Valgono "molto di più questi incontri ■ di pochi giorni, questi scambi di idee a quattr'occhi, che le centinaia di comunicazioni ufficiali per lettera, in carta intestata con tanto di timbro sotto la firma», dice Per «Bjurstrom, direttore del Nationalmuscum di Stoccolma. . Parla con grande entusiasmo ' del convegno ch'egli sta pre- ■ sledendo a Venezia, di fronte . a direttori e conservatori dei più prestigiosi musei del mondo: dal Louvre alle Gallerie nazionali di Washington. Londra e Ottawa, dal Prado all'Ermitage, alla Gemaldegalerie di Berlino. Peccato che si tratti di un . convegno a porte chiuse (ospitato dall'Ateneo Veneto), per soli addetti ai lavori dell' . Icfa, International committee for museums of Fine art. Lo storico dell'arte Alessandro Bettagno, della Fondazione ;Oiorglo Cini, giustifica il fatto con la fisiologica necessita, .per certi incontri di studio ad alto livello, di un quieto riserbo: .C'è fin troppo protagonismo in giro». I II cronista in cerca di indiscrezioni, d'altro canto, non può pensare che il convegno sviluppi i temi, un po' pettegoli, della problematica ristrutturazione — poniamo — del Prado: museo .anti sistematico», e perciò riduttivo contenitore d'opere d'arte sia pure di altissima qualità. La conservatrice madritena Manuela Mena si schermisce, non intende entrare nel merito di questo problemino spagnolo ricco di colpi di scena, fra dimissioni dei conservatori della vecchia guardia e la nomina d'un nuovo direttore che di professione è musicologo. Né si può immaginare che II convegno veneziano analizzi la situazione del Louvre, dove esiste un organico di trecento guardiani, ma l'indice di assenteismo e talmente elevato che tutte le mattine la direzione del museo ì costretta a decidere quante sale tenere aperte per i visitatori e quante chiuderne. E ciò in base al numero di custodi che quotidianamente si ■presentano al lavoro. JeanRené Oaborlt, uno del conservatori del Louvre, dice che non è venuto al convegno per discuterne. Professor Bjurstrom, perché invece non parlare di queste cose, a mitigare il complesso d'inferiorità di noi italiani, che pur possedendo ivplesso d'inferiorità di noi I iani, che pur possedendo I 1405 musei (riferisce l'Istat) conosciamo bene quale vita miserella conducono? Lo svedese sorride: .Perché i temi all'ordine del giorno sono altri: in primo luogo la politica delle acquisizioni delle opere d'arte nel quadro del rispettivi ampliamenti patrimoniali; poi la ricerca scientifica e la preparatone specialistica del personale dei musei; infine il problema del livello cfescente del costi. Il nostro comitato vuole usare la propria Influenza nel tentativo di uniformare sul piano internazionale le norme che disciplinano gli oneri finanziari statali e assicurativi in occasione di scambi di mostre fra musei». Questa degli scambi culturali internazionali via via più frequenti, aggiunge il professor Bettagno, è una filosofia vincente, se non una moda incoraggiata dalle sempre più numerose e generose sponsorizzazioni private (che a loro volta sembrano stimolate dalla prospettiva di sgravi fiscali). Ma si tratta d'un capitolo complesso e delicato: chi voglia entrarvi da protagonista deve possedere quanto meno ferree conoscenze e competenze, o una specie di sesto senso. Proprio oggi, i congressisti dell'Ateneo Veneto avranno modo di visitare e meditare a Venezia, nella Biblioteca Marciana, sull'esposizione dedicata a quella summa teologica in miniatura che è «72 Re dei Confessori», crocefisso romanico in avorio di tricheco, acquisito da Thomas Hoving, uno dei più «chiacchierati» direttori del Metropolitan Museum di New York. Chiacchierato fin che si vuole, ma capace di individuare a Zagabria, nella collezione Ante Topic-Mimara accettata in dono dallo Stato, quello splendido, autentico gioiello, in mezzo a una serie incredibile di attribuzioni fasulle (tarde repliche, conti affazio- ma non è poi tanto carni in aria. Tra Firenze, l'Ei ni, anche copie recenti) che tiravano in causa Michelangelo, Leonardo, Tiziano, Raffaello e giù giù fino a Renoir e Van Gogh. Andar sul sicuro, è un imperativo. Lo riconosce il professor Vitali Suslov, direttore del sontuoso Ermitage di Leningrado, museo da tre milioni e mezzo di visitatori 1' anno, 3557 stanze d'esposizione, 100 specialisti nel laboratori di conservazione e restauro, 120 esperti nel dipartimento didattico, 300 conservatori, una quindicina di spedizioni archeologiche costantemente impegnate in, campagne di scavo in Europa e in Asia. Ma come farebbe lei, professore, per non esser mai sfiorato da buggerature? .Semplice, usando la massima cautela — risponde Suslov — non lasciandosi mai prendere da fanciulleschi entusiasmi. A noi interessa moltissimo lo scambio culturale Internazionale, molto meno V ampliamento patrimoniale del museo, le campagne d'acquisto all'estero. Che cosa abbiamo comperato fuori dai nostri confini di recente? Non molto. Posso fare un esemplo: un ricco servizio di porcellana di Orlov, in un'asta a Ginevra. Ma c'erano motivi di documentazione storica, ancor prima che estetica». (Orlov nel 1762 organizzò il colpo di Stato che portò sul trono Caterina II e ne divenne il favorito, ndr.). E per quanto riguarda gli scambi? .Facciamo un altro esemplo. A noi piacerebbe moltissimo presentare a Leningrado una mostra temporanea di Botticelli. Se gli Uffizi ci dessero qualche sua opera, andremmo sul sicuro. Noi potremmo ricambiare, poniamo, con la Madonna Benols di Leonardo, che fortunatamente possediamo. E anche gli Uffizi andrebbero sul sicuro •nel cambio...». Sembra una esemplificazione sul plano della battuta, ma non è poi tanto campata in aria. Tra Firenze, l'Ermi- tage e il Museo Puschkln di Mosca ci sono veramente trattative in corso; dall'Unione Sovietica sono di recente state prestate varie opere per la mostra trevigiana di Paris Bordon; il professor Suslov fa intendere che anche Venezia, a breve termine, potrebbe ottenere 1 quaranta capolavori francesi (da Monet e Auguste Renoir fino al cubismo analitico di Picasso) che già furono prestati l'anno scorso alla collezione svizzera Thyssen-Bornemisza. Lo scambio avverrebbe con una rassegna da concordare, In materia di falsi, Suslov racconta di aver vissuto pochissime esperienze. «7n un caso ne uscimmo molto contenti. All'Ermitage avevamo la copia di un Rembrandt, anzi quella che per tanti anni era stata ritenuta la copia del dipinto originale, conservato a Goteborg. Cominciammo però ad avere del dubbi, a compiere delle analisi, sia fisico-chimiche che estetiche. E alla fine (ci dispiacque per gli svedesi) stabilimmo senza possibilità di confutazione alcuna che quello dell'Ermitage era il Rembrandt autentico». Ma che cosa importa un quadro in più o In meno del grande olandese, per un museo che espone decine di migliaia di opere d'arte d'ogni tempo? E che cosa importa, per altro verso, che In questo International committee for museums of Fine art riunito a Venezia non compaia — oltre al professor Alessandro Bettagno — alcun direttore o conservatore italiano? Facciamo un'ipotesi a caso: che in questa vigilia dell' anno degli etruschi fosse stata invitata al convegno la professoressa Fede Berti, direttrice del Museo archeologico di Ferrara, dove c'è una delle più belle raccolte in assoluto: i reperti tratti dalle 4000 tombe di Spina. Che cosa sarebbe venuta a riferire la signora Berti? Che nel suo museo piove dal tetto, non c'è un sufficiente numero di lampadine e 1 rarissimi visitatori d'inverno muoiono dal freddo per colpa di un avarlsslmo impianto di termosifoni? Franco Giliberto