«Erano in buona fede » di Giuseppe Zaccaria

Erano in buona fede Erano in buona fede (Segue dalla l'pagina) convinti della mia buona fede, della mia profonda fiducia nelle istituzioni. In cinque anni, restando su questa poltrona, ho dovuto subire attacchi di ogni tipo, insinuazioni vergognose... Alle volte, solo la mia coscienza di magistrato mi ha impedito di mollare tutto, o di reagire come avrei voluto». — Come nel caso del diari di Chlnnlcl, o dell'assassinio di Plcrsantl Maltarella? •Mattarella? Guardi qua». E il procuratore tira fuori da una pila di carte due fogli battuti a macchina, con una firma. E' una dichiarazione di Raimondo Mlgnosl, U funzionario della Regione siciliana che dopo l'assassinio dell' uomo politico fece vacillare la poltrona di Viola. Aveva raccontato di una confidenza fattagli da Mattarella («Se sapessero cosa sto per fare, finirei in un blocco di cemento...»), di una sua visita al procuratore generale, di un invito ricevuto da quest'ultimo a tradurre la denuncia In un semplice «esposto anonimo». 'Ecco la prova che quelle accuse erano false! — reagi¬ sce 11 p.g. —. Questa é la dichiarazione con cui Mignosi smentisce tutto. E questi atti adesso ce li ha anche il Consiglio superiore, ce li ha anche il presidente Zagrebelsky, una persona che stimo profondamente, che ha capito la mia situazione». — Ma Zagrebelsky, l'altro Ieri, al Consiglio ha detto anche un'altra cosa: «Certi magistrati, se si dimettessero, ci renderebbero il compito molto più facile». •Davvero ha detto cosi? Non l'ho letto. Comunque, è solo un'opinione Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Mattarella, Mignosi, Raimondo Mlgnosl, Zagrebelsky