A Palermo si vota per la giunta in un clima stanco e diffidente di Francesco Santini

A Palermo si vota per la giunta in un clima stanco e diffidente Elezione di ballottaggio dopo l'esito inconcludente della prima votazione A Palermo si vota per la giunta in un clima stanco e diffidente DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Si spogliano le schede. Nella notte, a Palermo, i consiglieri comunali sono chiamati a scegliere ancora una volta. E' il ballottaggio. Alla prima votazione la città non ha avuto ancora una giunta. Sul filo del rasoio, le luci di Palazzo delle Aquile sono rimaste accese. Al primo scrutinio, le urne non hanno dato 16 assessori al monocolore democristiano del sindaco Martclluccl. C'era un accordo sugli stessi nomi bocciati il mese scorso. Ma in prima votazione hanno ricevuto 37 suffragi soltanto il fanfaniano Di Stefano e il consigliere Inzerillo, della corrente di Piccoli. Ma, sul finale, mancava qualche voto all'ex canciminiano Calderone, ad Alaimo, della corrente di Salvo Lima e ad Arcudì, legato all'ex ministro Mannino. Hanno ricevuto un minor numero di consensi rispetto al capogruppo comunista Masai, a quello missino Maltese, ad Arcurl che è del pdup. A Palermo, ancora tutto è possibile. In aula ci sono 74 consiglieri. I democristiani non sono al completo: manca Elda Pucci e Insalaco che dinanzi all'antimafia hanno mostrato coraggio. Non c'è 11 vicesegretario Gunnella, ci sono 8 socialisti su 9. In sede nazionale sono tutti craxlani, ma in Sicilia sono divisi, si richiamano alle correnti di Sa¬ ladino, di Fiorino e di Lauricella. Al momento del voto entra il segretario comunista Colaianni che dice: «£' impressionante l'impermeabilità di questa de di Palermo dinanzi alle cose enormi che accadono: il ciclone Buscetta, V antimafia e persino là questione morale che investe Andreòtti lasciano tutto come prima. Mi domando se questa è stupidità politica o arroganza di potere». Dalla lista che Martcllucci vorrebbe per gli assessori mancano i nomi più in vista, quello di Elda Pucci, quello di Giuseppe Insalaco e quello di Luca Orlando. Avevano sperato, per Palermo, sul mutamento, per uscire dai lacci che strangolano le città. L' ombra di Ciancimino pesa su questa notte lunghissima per Palermo. Nessuno, in aula, fa il suo nome. Tutti prevedono nuove mosse, nuovi clamori. Dall'altra parte di Palermo, nel Palazzo del Normanni, all'assemblea regionale siciliana si sta discutendo su due mozioni di sfiducia. Una è dei comunisti, l'altra del movimento sociale. Propongono lo scioglimento del Consiglio comunale di Palermo e di Catania. Anche all'assemblea si va avanti nella sera mentre nel Palazzo delle Aquile i consiglieri comunisti continuano ad edificare il loro muro di mattoni. Vanno avanti da un anno. Sulla moquette verde del palazzo aggiungono un mattone ogni volta che il sindaco non rinnova la commissione edilizia. «£' dal 18 ottobre '83 — dice il capogruppo comunista Simona Mafai — che andiamo avanti. Aggiungiamo un mattone ad ogni seduta: siamo a 39». . . j,. .\ Ci sono momenti di asprezza. Maltese, del movimento sociale afferma: -La dee una società per azioni». Il sindaco, rilancia: «Abbia l'amabilità di attenersi ai temi dell'urgenza». Emilio Arcudi, del pdup, avrebbe voluto un dibattito più ampio ma Martclluccl ha insistito: «Possiamo votare soltanto per gli assessori, non posso consentire una rotazione su argomenti diversi» Molte sono le interruzioni, le urla. Il capogruppo de, Curatola, tenta di evitare franchi tiratori. Alcune schede, con un sistema ingegnoso, possono dirsi «firmate». I consiglieri che non godono della fiducia totale del gruppo debbono limitarsi a votare i 15 assessori indicati dal capogruppo, mentre il sedicesimo nome dev'essere il proprio. Ma fanno cosi anche le opposizioni e qui, più numerose, sono le schede bloccate sul nome della comunista Mafai, del missino Maltese e dell'esponente del pdup Arcuri. Francesco Santini

Luoghi citati: Arcudì, Arcurl, Catania, Palermo, Sicilia