Il primo giorno del confinato Ciancimino
Il primo giorno del confinato Ciancimino Patti non gradisce l'ospite: «Basta con questo tipo di pubblicità, siamo un paese tranquillo» Il primo giorno del confinato Ciancimino DAL NOSTRO INVIATO PATTI — Vito Ciancimino si presenta alle 18 in punto in via Francesco Crispi, dinanzi al commissariato di polizia di Patti. E' a bordo di una Bmw 3000 color argento. Alla guida c'è Enzo Zanghl, uno dei fedelissimi dell'ex sindaco di Palermo. Ma non si ferma. C è la folla delle televisioni e dei cronisti. Ciancimino, abito grigio, valigetta «24 ore» sulle ginocchia, abbassa il parasole, si nasconde il volto con la mano sinistra. L'auto rallenta, accelera, si ferma per qualche istante in piazza XXV Aprile, oltre la curva. Ciancimino e Zanghl si consultano. S'accendono le luci delle telecamere. Decidono il da farsi. L'auto riprende la marcia ma supera la palazzina verde degli uffici di polizia. Punta verso il nord, in direzione di Patti Marina. S'arresta due chilometri più avanti, al Park Philip Hotel. Ciancimino lascia in fretta la patente, Zanghl fa altrettanto. Ex sindaco ed ex presidente dell'Acquedotto di Palermo si chiudono nelle loro stanze al terzo plano. Il proprietario dell'albergo e la signorina Angela, impiegata dell'amministrazione. non pronunciano una sola parola. Passano pochi minuti. Un cronista si presenta dinanzi alla stanza numero 352. La porta è aperta, Ciancimino, in giacca e cravatta, è disteso sul letto, pallido, teso. Non ha neppure la forza di alzarsi. ../ giornali possono aspettare — dice —, a mezzanotte meno un quarto mi presenterò alla polizia. Mi avete assediato per giorni. In casa ho dovuto staccare le spine dei telefoni, adesso lasciatemi stare». Poi si toglie la giacca. Bretelle rosse all'americana, dice con tono concitato: «Adesso mi avete scocciato». Poi aggiunge: «Sono vittima di un unico, grande complotto. De Mita vuol fare il rinnovamento sulla mia testa: è questa un'operazione di trasformismo. Comunque parlerò domani». Ad attenderlo, al primo piano del commissariato, è rimasto il dott. Grimi. Con lui il sottufficiale Oiuffrè, tre agenti. Nella bacheca dei pregiudicati, accanto al volto appiattito del Greco e di Don Calè, c'è una foto di Emanuela Orlandi. Dice il dirigente di polizia: «Per Ciancimino non ci sono particolari e gravose disposizioni. Non dovrà sottostare agli orari delle 7 del mattino e delle 19 della sera: il provvedimento di soggiorno è provvisorio, non definitivo». Domandiamo: «Avete predisposto una sorveglianza particolare?». «Non vedo perché — risponde Crlmi — mi debbo preoc¬ cupare per la sua vita. Ciancimino è vissuto a Palermo per 60 anni. Nulla mi è stato imposto dai magistrati: certo, sappiamo fare il nostro lavoro, vigileremo con discrezione». La stanza di Ciancimino, al Park Philip Hotel, è sul mare. La vista è sulle isole Eolie. Oltre la nebbia azzurra, s'indovina il profilo di Lipari. La camera è moderna, per nulla tetra. Ha un televisore a colori la radio, un fri- go-bar bianco che ancora non è stato rifornito. La tappezzeria è in rosso brillante, a strisce azzurre. Ciancimino ieri sera ha chiesto soltanto un piatto di prosciutto. Zanghl, l'unico uomo del quale si fida, si è accontentato di una mozzarella e di una mezza minerale. Ha avuto tempo di presentarsi alla polizia fino alla mezzanotte. «.Ecco — diceva il maresciallo Giuf f rè — deve consegnare quello die noi, in gergo poliziesco, chiamiamo carta precettiva». E' il documento che ieri l'altro la polizia di Palermo aveva notificato all'uomo politico in via Sciutl, nel centro della nuova Palermo, nata nel cemento degli Anni Sessanta quando Ciancimino èra assessore e firmava migliala di licenze edilizie per un capomastro. E Patti? La città accoglie nel sospetto questa Improvvisa popolarità che la porta nelle cronache nazionali. Il sindaco, sino all'ultimo, s'è mostrato indifferente come gran parte dei quindicimila abitanti. Poi, in serata, il nervosismo è salito e il gruppo comunista ha chiesto la convocazione del Consiglio comunale. E' cominciata cosi, senza clamore, la prima giornata dell'ex sindaco di Palermo, in un paese tranquillo, tra 1 Nebrodl e il mare. Un paese senza storia disposto soltanto a respingere la notorietà «perversa» che gli ha dato Sindona. Il sindaco, Antonino Tritilo, ha toni gentili, «ficco, me lo aspettavo, Ciandmino nel paese di Sindona, il bancarottiere di Patti. Il nostro paese è citato soltanto nella disavventura, ma questo è un poFrancesco Santini (Continua a pagina 2 In quarta colonna)
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