Scomoda Prussia di Honecker di Mario Ciriello

Scomoda Prussia di Honecker Dietro commemorazioni e parate per i 35 anni della Germania comunista, una nazione stabile ma insicura Scomoda Prussia di Honecker Nata nel '49, la Repubblica democratica tedesca è stata per anni un Paese di «serie B» - Il lungo inverno di Pieck e Ulbricht, fino al muro di Berlino - Da allora molto è cambiato, ora Berlino Est si proclama erede delle tradizioni germaniche - Ma P Urss stronca le aspirazioni all'autonomia e molti sudditi di Honecker cercano ancora di evadere dal pianeta comunista DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — C'è un- numero che, per settimane, mesi, ha dominato la vita dei diciassette milioni di cittadini della Repubblica democratica tedesca: il numero 35. Tanti, infatti, sono gli anni di vita, di storia che la Germania comunista ha celebrato domenica, dopo un crescendo wagneriano di preparativi orchestrati, con tenacia e immaginaizone, da tutti gli organi dello Stato. Parate, discorsi, commemorazioni, spettacoli, feste, mai si era avuta una kermesse ufficiale cosi vistosa. Tutto all'insegna dei motti: "Siamo fieri della Rdt», «E' la nostra patria e la nostra casa». Patria e casa — ha avvertito il ministro degli Esteri sovietico Gromyko — che occorre difendere dalle mire di Bonn e di «certi circoH Nato». L'ospite d'onore ha parlato duro: «L'inviolabilità delle frontiere, determinate negli accordi di Yalta e Potsdam e in quelli della Repubblica federale con l'Est, durante gli Anni Settanta, è di importansa eccezionale*. Eppure, vi è chi tali accordi mette oggi in discussione: «Una condotta II cui fine ultimo è l'abolizione della frontiera sociopolitica attorno alla politica democratica e l'incorporazione di quest'ultima nella Repubblica federale'-. E' uno scenario troppo fantapolitico. Gromyko sa quanto sia profondo l'abisso tra le dichiarazioni, talvolta sconsiderate c'avventate, di alcuni politici di Bonn, tra il loro wishful thinking e le realtà della cosiddetta «questione tedesca». Anche se l'anelito a una riunificazione galvanizzasse l'intera Repubblica federale, una possibilità tanto remota quanto un astro extrasolare, la divisione del mondo in due schieramenti impedirebbe ogni sviluppo. Una Germania è nell'orbita atlantica; l'altra nell'orbita sovietica: Soltanto una guerra o una superpace, con un diverso assetto europeo, potrebbero spezzare gli equilibri seminati dalla tragica av-; ventura nazista. Fu nel '49 che nacquero i due Stati germanici. L'8 maggio, la Repubblica federale; il 7 ottobre, la Repubblica democratica. L'11 ottobre Wilhelm Pieck divenne presidente del nuovo Stato comunista, con Otto Grotewohl, Un ex notabile socialdemocratico, capo del nuovo governo. L'amministrazione sovietica rinunciò ai suoi poteri in quella che era stata fino allora la sua «zona d'occupazione». Non esistevano incognite politiche. Già nel '46, Mosca aveva Imposto una fusione dei socialdemocratici con i comunisti, dando cosi vita alla «Sed», partito socialista unificato, quello tuttora al potere. Quattro altri partiti decorano la scena, ma è una mera apparenza di pluralismo. Non sono stati facili quei trentaclnque anni della Germania Orientale. Il 17 giugno '53, una sollevazione popolare, attizzata da delusioni economiche ma alimentata poi da aneliti politici, è repressa dai carri armati sovietici e sgretolata dalle aspre misure governative. Il 13 agosto '61, il nuovo leader Walter Ulbricht ordina la costruzione del muro di Berlino, risorsa estrema per arrestare un esodo che, nei dodici anni precedenti, aveva privato la Rdt di oltre un milione 700 mila cittadini. Riconosciuta soltanto dai Paesi dell'Est, la Repubblica resta fino agli Anni Settanta uno Stato di serie B. Uno. Stato arcigno, che il Cremlino stesso giudica talvolta troppo severo, troppo soffocante. Per la popolazione, è un'esistenza grigia, piena di rinunce, di amarezze. Da allora, molto è cambiato: e domenica, a quel trentacinquesimo anniversario, non poca era la gente sinceramente fiera della sua Germania, della sua Repubblica. La Rdt di Honecker è la decima potenza economica mondiale, la seconda nella sfera comunista, preceduta dalla sola Unione Sovietica, ma con un reddito medio individuale che supera di gran lunga quello dei russi. E' una «potenza sportiva», ingrediente di rilievo in qualsiasi patriottismo. E' emersa dalla penombra diplomatica, è entrata all'Orni, ha stabilito rapporti con la comunità internazionale, ospita ambasciato- ri, anche se quelli della Francia, degli Usa e della Gran Bretagna sono, formalmente, «presso», non «nella» Rdt. Ma c'è il rovescio della medaglia, un rovescio che, malignamente, ha scelto proprio questi giorni di inni e di brindisi per sfoggiare il suo volto. Oltre cento tedeschi dell'Est hanno cercato rifugio nell' ambasciata di Bonn, a Praga, una folla che spera di strappare al proprio governo un visto per l'espatrio. Altri vi sono riusciti (persino la nipote del premier Willl Stoph, con la sua famiglia) o riparando nella medesima missione o, in altre, sempre occidentali, a Berlino Est. Altri ancora, ben 35 mila, sono arrivati, quest'anno, nella Repubblica federale, grazie a visti ottenuti dopo anni, talvolta dieci c più, di insistenze, tenaci e pugnaci. C'è, dunque, chi fa le valigie e se ne va. Non sempre per ideologia, in quanto molti restano delusi dall'Occidente: ma in una «brama dì lontananze», avrebbe detto Pierre Loti, soffocata in patria. Vogliono essere liberi di andare dove vogliono, di scoprire un mondo che conoscono soltanto grazie alla televisione della Germania Ovest, apertamente captata da tutti, nella Repubblica democratica. A un sinodo protestante, a Grelfswald, un pastore ha ricordato nella sua allocuzione: «In questi giorni, ci ripetono die la Rdt è la nostra casa. Ma non l'ameremmo di meno se, di tanto in tanto, potessimo vedere qualcosa di più, oltre le sue pareti». Ironicamente, neppure Honecker può viaggiare come più gli aggrada. A Berlino Est, sorridono e dicono: «Povero Etichi Anclie lui, senza un visto d'uscita». Voleva visitare la Repubblica federale, voleva serbare lo slancio nei rapporti fra le due Germanie, desiderava rivedere la sua terra natia, la Saar: ma Mosca lo ha fermato, inchiodato. E il «no» è venuto proprio da Gromyko, baciato e abbracciato da Honecker, domenica, a più di un rito. Si è cosi visto quanto sia angusta la libertà diplomatica di Honecker, si sono sbriciolate le troppe illusioni che erano fiorite e a Berlino Est e in Occidente. E' svanito il miraggio di una Germania devotamente comunista, ma non priva di voce nel dialogo internazionale. Si sono celebrati, dunque, i trentaclnque anni, ma nella rassegnata consapevolezza del molti limiti che serrano la Repubblica dell'Est. Sull'evoluzione politica pesa la mano del Cremlino, mentre 1' espansione industriale è nutrita, in buona misura, dalle agevolazioni economiche e monetarie accordate da Bonn. Gli scambi fra le due Germanie hanno lo status di •commerci interni tedeschi», col risultato che le esportazioni della Repubblica democratica entrano nella Cee senza pagare imposte. Generosi prestiti scorrono ogni anno da Bonn verso Berlino Est. Un meccanismo di compensazioni permette alla Germania comunista di importare dalla Repubblica federale senza sborsare valuta pregiata. Il tenore di vita è alto se visto dall'Est: ma dall'Ovest appare sempre modesto. Quest'anno, la Repubblica democratica dovrebbe avere una crescita di ben il 5 per cento, ma pochi sono i benefici per il cittadino, il quale mugugna per 1 prezzi piti alti,, per le eteme carenze. Molti beni di consumo sono divenuti più rari di quanto già fossero cinque anni fa: l'attesa per una vettura a due ci-' llndri Trabant si è allungata a dieci anni. Come in Occidente, parecchi laureati, persino ingegneri, faticano a trovare lavoro. La «razionalizzazione,* dell'industria sta intaccando un pieno impiego che pareva Invulnerabile. La Germania di Honecker ha un primato di stabilità nell'orbita di Mosca: tuttavia, 11 potere si sente insicuro, forse più che altrove. Ecco perché si proclama il vero erede della Germania storica, ecco perché insiste sulle tradizionali virtù prussiane, quali disciplina, ordine, operosità; ecco perché riabilita Federico il Grande e Bismarck; ecco perché, in questi giorni, ha presentato come «precursori» della Repubblica democratica Kant, Goethe, Schiller, Mann, il medico-filosofo Albert Schweltzer e l'eroe del 20 luglio '44 von Stauffenberg. Più, ovviamente, Marx ed Engels. Cinque volte, nei suo discorso, Honecker ha parlato di «suolo tedesco». Ma troppa gente è fuggita e continua a fuggire, troppa gente sogna altri orizzonti. La Repubblica sembra tuttora uno Stato alla ricerca, sovente ansiosa, di una loyalty nazionale che non riesce a evocare, a far propria. Mario Ciriello bbl d d Berlino Kst. Un reparto dell'esercito durante I» parata per il 35" anniversario di fondazione della Repubblica democratica tedesca