Il bianco e nero di Bocconcelli

Il bianco e nero di Bocconcelli LE MOSTRE D'ARTE Il bianco e nero di Bocconcelli Antonio Bocconcelli è uscito da quello stupendo vivaio d' arte incisoria ch'è la scuola di Urbino, la città dov'è nato nel 1946. Ora — come ricorda Biaslon che, nel riconoscergli «la natura» di chi è portato a quest'arte tutt'altro che seconda-' ria o minore, lo loda come superlativo stampatore-incisore — vive e lavora ad Imola, preso adalla sua colta visione e da problemi fatti quasi esclusivamente di carte ed inchiostri, di punte e vernici. All'.Artc Club» (via Brofferio 3), dove ha già esposto ncll'81, è tornato con una trentina di fogli tra chine e pastelli, acquerelli e incisioni appunto: una sola acquaforte, le altre tutte puntcsccche. E sono grandi tavole lavorate con paziente sapienza: un bianco e nero rigoroso, a volte con l'aggiunta d'un rosso vivo, o d'un più spiegato colorismo inteso a sottolineare il plasticismo di questi personaggi; li porla cosi ad oscillare fra un drappeggio baroccheggiante e le più pure fonti quattrocentesche. Ma sotto la bravura del camuffamento delle epoche s'avverte mollo bene come dietro le maschere, per Bocconcelli, non ci sia che l'uomo: nel quale.crede. Gli Anni Sessanta. Con poche opere, tutte di assoluta qualità, Ippolito Simonis (Via Bonsignore 2) materializza una scric di quelli che potrebbero già costituire i rimpianti" di tanti musei italiani. Dal Pannello di Nigro del '49, a Kite, -uno Scarpina del '64, come il «Fontana» del '60 e il «PaolinU, in monocromo arancione, del .'62, vi è quanto basta a documentar significamcnlc brani essenziali della storia dell'arie di quel periodo, pressoché estremo dcllai nostra civiltà visiva. Claudio' Voghera («Piemonte Artistico e Culturale», via Roma 264). Quando non indulge alle colorite visioni cosmiche (che tanto sanno d'ingenua fantasticheria) e si restituisce alla poesia del «vero» ritrova immediatamente il suo mondo più autentico. Nell'incisione (che rivela si il debito con Roggino, suo maestro, ma anche l'originatila di un trailo vigoroso) il Voghera dà infatti il meglio di sé: con l'attenta ricerca della forma naturale, le eleganti e scaltrite impaginazioni cromatiche (col nero su rosso e il rosso su nero dei due tondi appaiati, con le Cicale) e lepreziosità di linguaggio che qualificano molte delle sue pagine grafiche, a cominciar dai suoi erbari. Sergio Omcdè («La Cittadella», via Berlola 31) è un giovane astigiano — mollo dotato — che, frequentando l'Albertina, per un anno è stato allievo di Chcrclii. Dimostra di conoscere molto benci materiali di cui si vale, dal legno alla terracotta, dal gesso patinato alle resine. Ciò che può sembrar soprattutto suo è la vena satirica, caricaturale, che pervade le piccole sculture lignee. an. dra.

Persone citate: Antonio Bocconcelli, Ippolito, Kite, Nigro, Roggino, Sergio Omcdè

Luoghi citati: Imola, Piemonte, Urbino