Schütz dimenticato e la Quinta di Mahler

Schutz dimenticato e la Quinta di Mahler Si è inaugurata all'Auditorium la stagione concertistica dell'orchestra Rai Schutz dimenticato e la Quinta di Mahler TORINO — E' stata una buona idea, all'inizio di questo >anno della musica» su cui incombe la trimurti dei tricentenari di Bach Haendel e Scarlatti, ricordarsi che nel 1985 cade pure il quarto centenario della nascita di Heinrich Schùtz, un grande la cui »'musica dovrebbe mirare ^programmi più . spesso^ di. ^quanto non accada "dà nòCè altrove, Germania compresa. Le poche volte che qui se n'è potuto sentire qualcosa, non ha mal deluso. Così, all'apertura di questa stagione sinfonica della Rai, le sedie dell'orchestra erano vuote, colmo invece il rango del coro, sotto la direzione del maestro Olinto Contardo, col rinforzo del coro di voci bianche 'Magnificat», diretto da padre Angelo dia. net Unici strumentisti ammessi gli organisti Enrico Lini e Guido Fonsatti per tre mottetti a quattro voci dalla raccolta dei Dodici canti sacri del 1637, molto febitori, in verità, alla bonaria e quasi popolaresca polifonia italiana dei Vecchi, dei Banchieri e dei Castoldi. m La grandezza di Schutz fulgeva intera, invece, nel pri^ rno pezzo eseguito, il mottetto a sette voci a cappella Ich weiss, dass meln Erlòser lebt, dalla raccolta di Geistliche Chormusik del 1648. Non che qui manchi l'influenza italiana, ma è di altissimo livello: Monteverdi, Giovanni Gabrieli, e forse in fondo in fondo perfino Palestrina. Applauditi giustamente i cori e il maestro Contardo, lo spazio dell'orchestra si è poi popolato fittamente per il poderoso organico richiesto dalla Quinta Sinfonia di Mahler, sul podio il maestro Inbal. La Quinta è, insieme con V ultima, la più bella delle Sinfonie mahleriane per sola orchestra, lasciando impregiudicata la questione del rap\porto di valore che si debba istituire Ira queste e le Slitto-, fflPeBw coro e/o voci solistiche. Per i primi due tempi si potrebbe definire: la Sinfonia della disperazione. Il primo è una marcia funebre, e il secondo, «tempestosamente agitato con grande veemenza», si costituisce sopra la ripetizione ostinata d'utia figura sintomatica: un vano slancio di ascesa, seguito ogni volta da una caduta; come grande V rovesciata. Lo Sdierzo, invece, coi suoi tre Mi, propone l'atmosfera serena di un Laendlcr, cui segue il celebre ed enigmatico »adagietto» per archi soli (e arpa). Esso termina con la citazione del Lied 'Ich bin der Welt abbanden gekommen» (mi sono appartato dal mondo). Clic il Finale sia unqjwr tossale fuga, cioè il generp musicale più astratto e in certo senso il più riparato dalle passioni del mondo, può essere considerato come logica conseguenza dell'appartamento» (inteso come isolamento, come autosequestro) annuncialo nell'»adagietto»? Forse si. ma con una buona dose d'ironia, che del resto è la salsa die rende piccante tutta questa Sinfonia. Difficilissima, ha ricevuto da Inbal un'interpretazione sostanzialmente giusta, anche se con una certa libertà e originalità di movimento (i tempi lenti, molto lenti), che sembra accettabile e persuasiva. La direzione di Inbal, risulta incisiva e piccante. L'orchestra vi ha risposto abbastanza bene (con Marcello Rota nellavarfadi.coriio obbligato richiesta dallo Scherzo, e anche dal Finale). ' Poidié questi concèrti vengono ripetuti la sera seguente, le osservazioni sulla resa materiale dell'esecuzione vogliono esser tenute molto sulle generali, poiché potrebbero essere contraddette o corrette dalla seconda esecuzione e il pubblico del lettori trovarsene disorientato. In questa prima sera l'esito è stato festoso, e direttore e orcltestra sono stati applauditi. m. m.

Luoghi citati: Germania, Torino