Quella patria sognata

Quella patria sognata Quella patria sognata LUIGI FIRPO Me lo regalarono in una delle cento e cento edizioni Tres'cs, rilegato in tela rossa con la scritta Cuore impressa di traverso, luccicante d'oro. Sapevo appena leggere e fu uno dei primi libri sui quali, ancora incespicando, mi perfezionai in quell'arte non inutile. Poi lo rilessi almeno duevolte da capo a fondo, da ragazzo e da adulto, c confesso che ogni volta crebbe la mia ammirazione per quel libro così sapiente e sottile, così decisivo nella storia della nostra educazione nazionale tra lo scorcio del secolo XIX e i primi decenni del XX. / E' stato detto che De Amicis fu un grande giornalista, uno dei precorritori del moderno inviato speciale: Spagna, Costantinopoli possono ancora insegnare qualcosa a chi scrive oggi di inchieste sul campo o di impressioni dal vero. Ma gli è stato rimproverato di essere un socialista all'acqua di rose, uno clic non aveva capito un' acca della lotta di classe e della rivoluzione proletaria, uno dei tanti nutriti di buone intenzioni che distribuivano oppio per il popolo. E' tipico dei cattivi storici giudicare il passato con il senno di poi. Claudio Trcvcs, d'Aragona, Modigliani, lo stesso Turati non erano poi tanto lontani da quelle posizioni, e a proporre agli italiani la gravità del «problema sociale» contribuirono con efficacia le pagine sugli effetti degradanti dell'in-' dustrializzazionc selvaggia nei Ricordi di Ijondra e quelle sulle masse dei miseri emigranti di Sull'Oceano. Certo, è facile parlare di un' Italia immaginaria; del perbenismo umlK-rtino un po' me-, Icnso e oleografico, dell'ipocrisia di un embraisons nous fra i ceti sociali, in cui i ricchi restano ricchi e comandano, i poveri dormono al freddo e mangiano male, paghi della riconosciuta dignità del lavoro, e i ptimi da ufficiali, i secondi da soldati, si fanno ammazzare sul campo a maggior gloria della corona. Ma il giudizio è riduttivo e monco. Si trattava di «inventare» una coscienza comune per una patria voluta da pochi, costruita faticosamente, imposta a scapito di differenze secolari di costumi, di dialetti e di storia. L'eredità del Risorgimento era appunto quella di una patria sognata, la tradizione vi aggiunse quella dell'unità della famiglia, la borghesia i valori suoi propri di operosità e di buone maniere. Certo, la pace sociale, la mutua comprensione, il biondo e bello Derossi (la ricchezza è estetica!) che abbraccia il figlio del carcerato redento e quello dell'alcolista pentito, questo microcosmo della classe che unisce le discordi regioni italiane e annulla, ma solo sul piano degli affetti, le sperequazioni sociali: tutto concorse a creare l'immagine di un'Italia sognata e irreale. Ma era pure una classe di quelle scuole che contavano su maestri idealisti e probi anche se ma! pagati, e offrivano ai più poveri le docce tiepide e la refezione scolastica. Un sogno, che fu poi quello di Giolitti. Invece la stretta di mano del re al soldato Coretti che gli aveva fatto scudo del suo petto contro le lance degli Ulani nel quadrato di Villa- franca, fu trasmessa, ancora tiepida, al figlio, lo fece palpitare di patria fierezza quando il Nizza Cavalleria e il Terzo Bersaglieri sfilavano al suono delle fanfare in corso Duca di Genova, nutrirono l'orgoglio militare, l'irredentismo, l'interventismo, e già la prima di quelle generazioni sprofondò in massa nel fango e nel sangue delle trincee sull'Isonzo. Io mi domando perché i registi sfruttino i grandi testi teatrali, i racconti che hanno commosso generazioni, per manipolarli, adulterarli, snaturarli per gusto dello spettacolo, per capriccioso arbitrio, per esercitare una fin troppo facile ironia. Cuore è un documento eloquente della nostra storia: essa può non piacerci, c per tanti aspetti neppure a me piace. Ma è accaduta e la testimonianza del libro resta eloquente come poche e profondamente rivelatrice. Parsene beffe è una forma di cecità, forse di rimozione. Se qualcuno, dopo aver visto le puntate del telefilm, vorrà rileggersi il libro, e cercare di capirlo, anche lo spettacolo effìmero non sarà stato proposto invano. Kdmondo De Amicis in una celebre fotografìa

Persone citate: De Amicis, Derossi, Giolitti, Modigliani, Turati

Luoghi citati: Costantinopoli, Italia, Nizza, Spagna