Oro lo Scirè non è più una tomba di Vincenzo Tessandori
Oro lo Stirò non è più uno tomba Recuperati i resti dei 42 marinai italiani affondati col sommergibile ad Haifa Oro lo Stirò non è più uno tomba ROMA — Quella che chiamano «l'operazione Scirè» si è conclusa l'altra sera, davanti al porto Israeliano di Haifa. I sommozzatori della Marina militare, imbarcati sulla nave appoggio Anteo, hanno recuperato «tutto quanto era possibile recuperare» e ora il sottomarino, affondato con sessanta uomini da una corvetta inglese, nell' agosto 1942, «non è più una tomba ma soltanto un relitto». Con freddo linguaggio le cifre Informano che al mare sono stati strappati 350 «reperti», ciò che resta dell'equipaggio. I «reperti», le ossa trovate, appartengono, si assicura, a 42 uomini: Impossibile dar nome a qualcuno. Il lavoro dei sommozzatori è stato illustrato, ieri mattina, dall'on. Tommaso Bisagno, sottosegretario alla Difesa. Il recupero, si sottolinea, è stato possibile anche per la «estrema disponibilità» dimostrata dalle autorità israeliane. L'Anteo, salpata da La Spezia domenica 2 settembre. aveva gettato l'ancora davanti alla costa israeliana cinque giorni più tardi. I sommozzatori hanno Individuato subito il sottomarino. La sagoma scura del battello giace a 35 metri di profondità, la prora appare schiacciata ed è l'unico settore dove non è stato possibile compiere ricerche ma gli esperti della Marina, ha detto l'on. Bisagno, rintengono «estremamente improbabile» che altri resti si trovino nel relitto. A lungo si sono fatte solo ipotesi sulla tragedia. Lo Sctrè, salpato per il Medio Oriente con una squadra d' incursori, avrebbe dovuto forzare il porto militare: le basi di Gibilterra e di Alessandria erano già state violate e, si dice, gli.inglesi erano quasi certi di un imminente attacco ad Haifa. Scrive Marc'Antonio Bragadin nel Dramma della Marina Italiana 1940-1845: «Giunto nella zona del porto, lo Scirè fu scoperto da cacciasommergibili inglesi e affonr dato con tutti i suol uomini». Le immersioni dei sommoz¬ zatori hanno consentito ora una ricostruzione ritenuta «molto verosimile» della tragedia. Quando il sottomarino fu attaccato e colpito dalle bombe di profondità della Islay, e s'inabissò, chi era sopravvissuto alle esplosioni cercò disperata via di salvezza a poppa. Per molti, purtroppo, fu una lunga disperata agonia, Due soltanto riuscirono a guadagnare il portello dietro alla «vela»: il capitano Egil Chersi, di Udine, e il sottoufflclale Eugenio Del Ben, di Gradisca (Gorizia). Ma anche loro'morirono e 1 corpi furono trovati, due giorni più tardi, sulla spiaggia. Le loro salme tornarono in Italia nel J961. Il battello non sarà recuperato, «i? relitto.non ha ormai più alcun interesse, per noi, né sotto il profilo militare o storico e neppure sotto'quello tecnico», ha spiegato l'on. Bisagno. La spesa per issare in superficie il sottomarino sarebbe enorme e, d'altra parte, neppure una nave moderna e attrezzata come '.'Anteo è In grado di compiere it'recupero. «Lo scafo, già piegato nella parte prodiera, quasi certamente si spezzerebbe se venisse mosso*, spiegava un ufficiale dell'Anteo. " •' I sommozzatori hanno ormal sigillato le aperture praticate per entrare nello scafo. In superficie sono stati portati la bussola, la mitragliatrice antiaerea, 1 timoni ' di profondità. Soprattutto, alla melma che ricopriva ogni cosa, è stata strappata una piastrina di riconoscimento di «metallo autarchico», una lega di nichel e alluminio: apparteneva al marò Livio Visentin, di Noventa dlPlave (Venezia). Aveva vent'anni. L'Anteo, che per compiere la missione non è stato Inviato come «appoggio» al cacciamine nel Mar Rosso, giungerà a Bari lunedi 15 ottóbre. Sarà una cerimonia solenne e le 42 cassette verranno tumulate nel Sacrario dei caduti d'oltremare: la Marina cerca di rintracciare tutti 1 parenti del componenti l'equipaggio. Vincenzo Tessandori
Persone citate: Bisagno, Bragadin, Egil Chersi, Haifa Oro, Livio Visentin, Noventa, Scirè, Tommaso Bisagno
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