Amorì e stravaganze dì Orta ritrosa di Roberto Leydi

Amorì e stravaganze dì Orta ritrosa Amorì e stravaganze dì Orta ritrosa ma con ampie garanzie di autogestione. Il cuore di questa storia è all'Isola, Incredibile agglomerato di costruzioni alzate nel corso di oltre ottocento anni, dove 11 «turista» certamente sa scoprire da solo la Basilica romanica e l'ambone di pietra nera di Olra (uno del monumenti dell'arte romanica), ma soltanto 11 «viaggiatore» è In grado di commuoversi alle voci ancora latine e gregoriane che, dalle suore Invisibili dietro la grata, piovono nell'ombra della chiesa a ogni ora canonica, spesso nel vuoto. Sulla riva del lago c'è la Piazza. Purtroppo non c'è più, seduto al caffè del «Carlin» (il caffè c'è ancora,' ma neppure il Carlin non c'è più), Augusto Mazzetti a cui tanti, come me, devono l'aver trovato le ragioni del loro identificarsi in Orta. Augusto Mazzetti è vissuto lontano da Orta, fra cinema, giornalismo e poesia,; ma di Orta è stato il più. acuto, il più competente, il più amoroso e al tempo stesso dissacrante «illustratore». Mario Bonfantini (anche lui scomparso) ha lasciato un'esemplare Guida di Orta (il Lago d'Orta, Novara, De Agostini), indipensablle per chi voglia ritrovarsi e muoversi fra collina e lago, fra Borgo e Isola, anche nella scoperta del meno evidente e del meno clamoroso. Erano storie di famiglie, delle vecchie famiglie del Borgo, vicende intessute di intraprendenza e coraggio (da qui tanti sono partiti per il mondo a cercar fortuna, in Spagna, in Inghilterra, nelle Americhe, riportando ricordi, esperienze, conoscenze e, non pochi, anche soldi), ma anche di amori, liti e stravaganze, 1 cui segni sono ancora non soltanto negli sguardi degli ortesl ma anche nel disegno e nella pianta del Borgo. E, allora* il «viaggiatore» dovrà preoccuparsi, oggi, di Incontrare naturalmente sulla Piazza, purtroppo soltanto d'estate perché le vi* cende della vita l'hanno portato a vivere lontano, chi ancora sappia parlargli di Orta e delle sue cronache umane. E cioè Giovanni Ragazzoni, di professione farmacista. Il turista, Invece, può fare altre cose, quelle di sempre, quelle facili che non chiedono la fatica di entrare nell'animo della gente, per capire perché quella ricchezza di ferro battuto a ogni balcone (piccoli capolavori da osservare a uno a uno, al¬ UNA volta c'erano 1 viaggiatori, adesso ci sono 1 turisti, ma io credo che per accostare certi luoghi, dove l'uomo e la natura, la cronaca e la storia hanno operato a costruire immagini e situazioni che possono sfuggire all'occhio disattento, sia necessario rifarsi «viaggiatori» e mettere da parte l'animo del «turista». Uno di questi luoghi è li Borgo di Orta, con 11 suo lago e la sua «montagna», non soltanto per la bellezza degli spazi e delle opere umane, quanto per 1 fascini segreti che corrono dietro l'evidenza del Sacro Monte, o della Piazza, o dell'Isola. Fascini di memorie umane, soprattutto, piccole, nascoste, non avvertibili a chi gira 11 mondo con la guida turistica in una mano e la guida gastronomica nell'altra. Fascini che Orta custodisce gelosamente e non espone al primo venuto, radicate nella sua storia che è antica e particolare. Anche 11 lago, naturalmente, ha le sue glorie e se oggi il navigatore più illustre, con il suo bronzo di Los Angeles, è Dodo Gorla, quello più antico è San Giulio che all'Isola, tanti e tanti secoli fa, ci andò a bordo del suo mantello, steso sull'acqua. Qualcuno, all'isola, aveva già tentato di andarci, ma ne era poi subito fuggito impaurito dal draghi e dai mostri che l'abitavano in quegli antichi tempi. Adesso, mostri non ce ne sono più (salvo quello di ferro che al viaggiatore vien mostrato nella sagrestia della basilica) e, anzi, sono scomparsi dal lago persino i pesci. Ma ciò non impedisce a chi lo vuole, di navigare lungo i suol tredici chilometri di lunghezza. In motoscafo, naturalmente (come fanno 1 turisti), in barca a vela (come fanno gli sportivi), o in gondola (come fanno 1 viaggiatori assennati). In gondola, cioè a remi, su quelle lunghe, leggere, eleganti barche a remi che si chiamano.proprio gondole, ma non assomigliano a quelle' bizzarre' di Venezia. In gondola all'isola, attorno all'isola, oppure alla scoperta di Ronco, di fronte a Orta o magari, soltanto, ada- ' gio, lungo le vecchie casex ortesl che, con 1 loro giardini altrimenti Invisibili, s'affacciano, con vecchi muri di pietra, sull'acqua. Orta è stata, dal tempo ai Ottone I fino a Napoleone, una specie di «repubblica» su cui molti dei forti e potenti vicini hanno cercato di metter le mani, assoggettata al vescovo di Novara, esa di San Giovanni a Bellagio meno con la stessa amorevole attenzione che vien rivolta alla cancellata del cimitero, che qui, a Orta, è soltanto «San Quirico» e che vien celebrata anche dai dépliant), perché il decoro signorile di tutto 11 Borgo, perché quel maestosi palazzi sulla Motta (che si chiama cosi dall'antica parola germanica che vuol dire luogo elevato e che non c'entra niente né col Motta del panettoni né con quello della Edison), perché 11 paese ha saputo conservarsi in un'integrità oggi rara. Ma il «viaggiatore», assolti gli obblighi di vedere 1 monumenti e 1 luoghi celebrati, tra Borgo, Isola e Monte, potrà muovere, allora, a scoprire il disegno (oggi si direbbe «il progetto») che sottostà a queste immagini evidenti di bellezza e eli serenità. Lo potrà fare, per esemplo, ripercorrendo le antiche vie di accesso al Borgo, prima che si costruisse la «strada nuova» (quella sulla quale è obbligato a infilare comunque la sua automobile) e prima che, all'inizio del secolo scorso, s'aprisse anche la strada che oggi, dalla parte opposta della penisola, conduce (a piedi) nel cuore del Borgo. E cioè 11 sentiero lungo 11 lago, oggi largamente interrotto, ma che In due tratti è pur aperto, da Imolo a due terzi della strada che diremmo «vecchia» e poi, dall'opposta parte del paese, dalla villa Motta, fino alla Bagnerà. Un sentlerino di forse un metro, proprio sull'acqua, di dove veniva a Orta, un tempo, la gente che, non avendo carro o cavallo, non doveva raggiungere la piazza da quell'altra stradina che, ' passando lungo il muro di San Quirico, sbuca, a fianco della chiesa, sulla già citata Motta. E' un modo, questo, per «arrivare» davvero a Orta. E poi le case. Le facciate, certo, e gli anditi, e 1 cortiletti, e 1 balconcini di ferro battuto, e i segni di smarriti affreschi, ma soprattutto gli Interni, dove si custodiscono spazi bellissimi di arredi intatti, nella luce che filtra dalle finestre aperte sull'acqua del lago. Una volta i «viaggiatori»' sapevano scoprire queste cose e le pagine di viaggio del secolo scorso sono piene di queste annotazioni di realtà segrete e nascoste. Ma anche oggi c'è chi, pur «turista», vuole offrire al suo gusto di vacanza 11 piacere di andare oltre 1 consigli delle guide. E, allora, io credo che Orta sia fatta per lui. Roberto Leydi

Luoghi citati: Bellagio, Inghilterra, Los Angeles, Novara, Sacro Monte, San Quirico, Spagna, Venezia