Terrazze Belle Epoque sulle isole del Verbano di Gianfranco Quaglia

Terrazze Belle Epoque sulle isole del Verbano Terrazze Belle Epoque sulle isole del Verbano FLAUBERT, giovane sposo in viaggio di nozze sul battello che solcava il Lago Maggiore, guardò le tre isole e disse: «Qui ho trovato 11 mio Paradiso Terrestre». E Dumas: «L'Isola Madre sembra un ciuffo di verde in una grande tazza d'acqua.,. L'Isola Pescatori è uno scherzo af-, fascinante, un villaggio in miniatura». Affascinati furono anche Napoleone, che dormi all'Isola Bella e Benito Mussolini, che s'avvalse del suo potere per soddisfare un capriccio e fece ampliare un albergo in mezzo allago. L'Isola Madre, l'Isola Bella e la Pescatori, le tre perle del Verbano, hanno mantenuto intatto il loro «charme» da Belle Epoque. Adesso non si arriva più con il piroscafo a pale; i giardini all'italiana, le piccole insenature sono sfiorati dagli aliscafi e qualche coraggioso in kajak sfrutta l'onda per le evoluzioni. Ma l'ambiente è intatto come allora: un Ottocento ricco di suggestione. Trascorriamo un giorno alle tre isole, sul finire del-. l'estate. Partiamo da Stresa in battello (6 mila lire 11 giro completo, 30 mila l'affitto di un motoscafo con pilota) e puntiamo direttamente sull'Isola Madre. In pochi minuti si arriva e proprio di fronte c'è uno dei ristoranti più caratteristici, «La Finterà», con terrazzo sull'acqua. Un punto di riferimento quasi obbligato per gli, escursionisti di lago: menù turistico (sulle 15 mila lire) con osslbuchi, spaghettialla Piratera, pesce di lago in carpione. Una curiosità: quest'isola, che come la «Bella» appartiene alla famiglia Borromeo, non 6 dotata di luce elettrica ma la «Piratera» (solitamente chiude di sera) può aprire su prenotazione per gruppi anche di notte: : naturalmente la cena, fuori o tra le antiche mura, è servita a lume di candela. L'Isola Madre è la più vasta delle tre e gode di uno LA strada che da Como porta a Musso è una delle più belle e famose d'Italia con le sue curve che si susseguono ogni cento metri. Ora corre lungo la riva, ora sflora i muri di vii-, le stupende che la scavalcano con ponti fioriti e scendono al lago con 1 loro parchi. Cittadine e paesi allineano le case lungo le sponde. Due stili diversi si mescolano in ciascuno di questi centri: quello turistico con 1 suol brillanti alberghi fatti per far godere ai visitatori sole e panorami incantevoli e quello autoctono con le' case grige raggruppate intorno alle piazzette e ai porticcioli. Scali minuscoli, riduzioni fedeli di quelli che si aprono sul mare e, in regola con questo mare in miniatura, di notte brillano lanterne verdi e rosse. Molte cittadine — Bellagio, Menagglo, Argegno, Moltraslo, Tramezzo — hanno nomi che da soli evocano immagini di serenità e bellezza, ma in passato furono fortissime rocche, castelli munitlsslml, sedi di rapine, di stragi e morte. In tutti 1 tempi — nel romano, nel gotico, nel longobardo e oltre—11 lago di Como fu teatro di guerre terrestri e navali. Qui si sfidarono le fazioni guelfe e ghibelline e come 1 mari di Panama e del Messico anche il La rio ebbe i suoi filibustieri, i «cavargnonl», che sbucati dai loro monti impervi, lo occuparono per qualche tempo, mettendo a ferro e fuoco ogni luogo che assalivano. Mal però la guerra navale divampò con tanta furia e con tanta grandezza, come al tempi di Gian Giacomo de' Medici che la voce popolare soprannominò Medeghlno. Con la forza, ma soprattutto con l'astuzia, divenne padrone del castello di Musso e signoreggiò sulle due sponde del lago. straordinario clima subtro-' plcale: nel giardino botanico visitabile (4 mila lire) si trovano agavi, magnolie cinesi, cedri, camelie, bambù, il banano, la canna da zucchero; poi 11 grande cipresso del Tibet, una palma di 120 anni che produce a ogni stagione tremila noci di cocco. Qui fruttifica anche la pianta del caffè. In questo Eden a poche ore di auto dalle grandi cit-. t a a settembre si tiene sempre un concerto delle «Settimane Musicali» di Stresa, al chiarore delle fiaccole. Ed ecco il sontuoso palazzo con la loggia del Kashmir. La principessa Bona Borromeo e la sua collaboratrice Enrica Zanollnl, sotto la guida di Roberto Leydl, hanno ricostruito il «Teatrino di Casa Borromeo», che conobbe momenti di celebrità tra la fine del '700 e 1*800. Una documentazione ■ unica in Italia con stupende marionette, copioni, marchingegni scenici, come la macchina che produce i rumori dell'Inferno. I personaggi, tutti in legno scolpito e vestiti in abiti di seta, broccato e velluto, impersonano dame, gentiluomini, draghi alati. Lasciamo questa collezlo- ■ ne e ritorniamo sul battello che ci porta all'Isola Bella. Colpisce subito l'imponente palazzo, con fastosi giardini all'italiana tra 1 meglio conservati. Tutto il complesso architettonico assomiglia a una nave ancorata al largo di Stresa: cosi la darsena rappresenta la prua, il ponte di prora è palazzo Borromeo; 11 ponte di comando è costituito dal terrazzo più elevato, infine la poppa. Ma non sono queste le uniche particolarità: nella sala di musica della residenza borromea è rimasto immutato l'arredamento, come ni aprile 1935 quando Mussolini partecipò alla Conferenza di Stresa: la sua firma è conservata in una bacheca. E c'è ancora 11 letto di Napoleone, che 11 17 agosto 1797 scelse quest'isola per trascorrere la notte. L'itinerario prosegue at¬ traverso il corridoio degli specchi, dove l'immagine viene riflessa venti volte, e la splendida galleria degli arazzi. Percorrere 1 viali del giardini, cosi come le vie dell'isola, è andare indietro nel tempo, sul passi di letterati e musicisti. Ecco l'hotel Helvetia. il Vittoria, 11 Magnolia, e fra tutti 11 Delfino dove soggiornò Fogazzaro. E' rimasta una targa: «Antonio Fogazzaro Immagina sia avvenuto in questo albergo 11 25 febbraio 1859 l'incontro tra Franco e Luisa nell'ultimo capitolo di Piccolo Mondo Antico». Ed eccoci all'ultima tappa, l'Isola Pescatori, la più piccola (larga 100 metri, ■ lunga 300). Ottanta abitan- 1 ti, di cui una ventina si de- ' dicano ancora alla pesca. E' ■ bello arrivare al tramonto, . veder partire le barche e attenderle 11 mattino dopo" con le reti gonfie di persici, coregoni, trote e agoni. Nel frattempo una visita alle caratteristiche viuzze, che ' paiono carrugl, e una sosta . in uno del cinque ristoranti (l'Italia, il Belvedere, l'Unione, l'Imbarcadero). Per- ■ nettare all'Hotel Verbano è . quasi un rito: qui soggiornarono Re Umberto, la re- ' gina Elisabetta, Bernard | Shaw. Il direttore, Ignazio Zacchera, presidente degli al- ' bergatorl di Stresa, ricorda la storia di questo hotel che . è un po' legato agli albori del turismo lacustre. Locanda sino alla prima guerra mondiale, poi ristorante delle tre sorelle Ruf foni che nel 1935 riuscirono, a incan- ; tare talmente Mussolini. che il duce, In una pausa della conferenza di Stresa, diede ordine di allargare 11 vecchio alberghetto per trasformarlo nell'attuale hotel. In questo posticino romantico dalle mura rosse, visibile anche da Stresa, oggi si spendono 60 mila lire al giorno (pensione completa) e si pranza (cucina raffinatissima) sul terrazzo che fu luogo preferito di capi di Stato e uomini d'arte. Gianfranco Quaglia