A qualcuno piace brutto

La prima edizione italiana dell'«Estetica» di Rosenkranz, allievo e biografo di Hegel La prima edizione italiana dell'«Estetica» di Rosenkranz, allievo e biografo di Hegel A qualcuno piace brutto avanguardie, infatti, nascono proprio come negazione radicale dei canoni di bellezza ereditati dalla tradizione. E non, per lo più, con il proposito di fondare una bellezza di tipo e contenuto diverso; ma con quello di liquidare la nozione stessa: questo, almeno, vale per certe clamorose «sfide», emblematiche dell'avanguardia, come la Fontana di Duchamp o la Merda d'artista di Piero Manzoni. '; ** Dunque: sia che, romanticamente, si riconosca che non siamo più belli come i Greci, e perciò non possiamo più produrre bellezza; sia che, con le avanguardie, si consideri • la stessa nozione di bellezza come mistificante (sostituendovi ad esempio quelle di creatività, innovazione, shock) — in tutti e due i casi dovremo riconoscere che abbiamo sempre più da fare, nella vita e nell'arte, con il brutto. Rosenkranz, nella sua opera, parte dal proposito, relativamente più limitato, di colmare una lacuna dell'estetica filosofica precedente, che egli vede culminare nelle Lezioni di estetica di Hegel, alle cui tesi abbondantemente si rifa. Questa estetica non ha mai tematicamente affrontato il «lato d'ombra della figura luminosa del bello», cioè il brutto. Se il bello, come ha insegnato Hegel, è la manifestazione sensibile della libertà dello spirito (come, nel caso emblematico, la perfezióne interiore dell'uomo è rappresentata dalla statua classica, in una piena coincidenza di contenuto e forma), il brutto sarà definibile' come la limitazione e la negazione di questa libertà espressa in forme sensibili, secondo le tecniche e i materiali' propri delle varie arti. Si ha bruttezza, insomma, là dove lo spirito volontariamente nega la propria libertà e manifesta questa negazione nelle sue opere... Così accade nella mancanza di forma, nell'asimmetria, nella disarmonia, e in tutte le specie di deformazione in cui volontariamente vengono negate le leggi che regolano i vari campi della realtà: brutta è la storia di un romanzo o di un dramma in cui la degradazione morale non ha un finale riscatto; brutto è il disgustoso, il nauseante, il goffo, l'orrido. ** Di tutte queste, e di altre categorie del brutto Rosenkranz dà analisi dettagliate e deduzioni sistematiche (sempre in base all'idea di negazione della libertà) talvolta troppo minuziose e pedanti; ma anche esemplificazioni gustose, tratte dall'arte e dalla letteratura di ogni epoca. Il capitolo conclusivo è dedicato alla caricatura: essa e infatti il culmine del brutto, la deformazione estrema, ma anche il momento del suo possibile superamento nella comicità LA Dall'OgUo ha una collana di libri di montagna, lEapIoits, dove si possono incontrare, non solo come personaggi ma anche come autori, 1 nomi del maggiori alpinisti del nostro tempo. Accanto a René Destnalson, ad Alessandro Gogna, a Edmund Hìllary, a Reinhold Messner, Riccardo Cassln troviamo ora anche una donna: Silvia Metzeltln Buscalnl che si presenta con Alpinismo a tempo pieno; volume che ben si affianca e non sfigura in cosi chiara compagnia. L'autrice, semplicemente Silvia per chi pratica montagne sulle Alpi o nel Pakistan o In Patagonia, non e nuova a Imprese letterarie e a lei dobbiamo un'ottima traduzione dal tedesco di un libro tra 1 più belli sull'alpinismo In questi ultimi anni: Montagna vissuta: tempo per respirare di Reinhard Karl. Ma sappiamo anche che la Metz* Un è stata la prima donna ad essere accolta nel prestigioso Club Alpino Accademico Italiano, anche se da principio non la volevano appunto perché donna, pur avendo 11 curriculum richiesto dal regolamento. Lasciando da parte meriti accademici o cariche ufficiali In associazioni alpinistiche Internazionali, la Metzeltln è una brava narratrice che, accanto al fatti, sa pure aggiungere considerazioni, pensieri e ragionamenti che ce la fanno sentire consapevole del suo tempo, del mutamenti anche esistenziali che stanno avvenendo; che vuole, insomma, piti essere che avere. Anche in campo alpinistico. Figlia di genitori mitteleuropei, nata e vissuta da ragazza a Lugano, diplomata e Impiegata, lavora per avere la possibilità economica per fare alpinismo e per comperarsi qualche libro di autore montanaro come Ramuz, Buzzati, la Zangrandi; 11 suo ambiente naturale, dove essere donna In cordata non è Inferiorità, lo trova a Trieste, nell'associazione del Osi •XXX Ottobre», e nelle Alpi Olulie e con quelle compagnie respira finalmente sentimenti di liberta, di indipendenza, di rispetto e di TRA don Primo Mazzolari e la piccola editrice vicentina «La locusta» c'è un rapporto ■strettissimo: -La locusta», infatti, è nata per far conoscere la testimonianza cristiana del parroco di Bozzolo, del quale ha pubblicato ben 54 opere, quest'anno, insieme al trentesimo ■ dell'editrice, cade anche il venticinquesimo anniversrio della morte di don Primo. Rienzo Colla è stato, ed è tuttora, una cosa sola con «La locusta», e della metaforica locusta conserva il carattere: nella solitudine L'esperienza di una donna alpinista a tempo pieno

Luoghi citati: Bozzolo, Lugano, Pakistan, Trieste