Vitale, un maestro da ascoltare attraverso gli allievi

Vitale, un maestro da ascoltare attraverso gli allievi Vitale, un maestro da ascoltare attraverso gli allievi NON si potrebbe riaprire questa rubrica discografica musicale dopo la pausa estiva, se non col ricordo del personaggio scomparso nel frattempo: il maestro di pianoforte Vincenzo Vitale. D'accordo, non era un eroe del microsolco; da tempo, in fondo, non faceva nemmeno più il concertista, se non eccezionalmente. Ma lui i protagonisti, i campioni della tastiera li fabbricava nella sua scuola napoletana. Di 11 poi andavano a ingrossare i cataloghi delle case discografiche. Perfino Muti era stato suo allievo, quasi che a Napoli non si potesse diventare musicisti se non passando per la premiata fucina Vitale. Quella divisione geografica tra Nord e Sud, che nella musica italiana si è sempre perpetuata a partire dai tempi del canto gregoriano, con due capitali, a Milano e a Roma, oppure a Venezia e a Napoli, si riprodusse ancora dopo l'invenzione del pianoforte, nell'insegnamento dello strumento. Al Nord la linea milanese che parte dal vecchio Francesco Pollini per arrivare al giovane Pollini attraverso Lonati e Vidusso e quella parallela che attraverso Anfossi (nel quale si mescola anche un poco di scuola napoletana) sfocia nientemeno che in Benedetti Michelangeli. In Vitale confluiva una gloriosa tradizione napoletana di scuola pianistica, di cui ha contribuito egli stesso, da quel fine umanista e studioso che era, a tracciare la storia in una serie d'articoli garbatissimi usciti nelle pagine della «Nuova Rivista Musicale Italiana». Dal dimenticato, quasi sconosciuto Francesco Lanza che al principio dell'Ottocento apri la strada alla triade di Costantino Palumbo, Alfonso Rendano e Beniamino Cesi. Erano i tempi che al Circolo Bonamici * si succedettero per cinque anni stagioni musicali eccellenti, cui assisteva il meglio della città. Erano i tempi in cui il grande virtuoso ginevrino Sigismund Thalbcrg, reduce da turbinose tournia in tutto il mondo, era felice di stabilirsi a Posillipo, nella villa ch'era stata del basso Lablache, suo suocero, e non aveva difficolti a legare familiarmente con la società napoletana. Tutto un mondo partenopeo dell'Ottocento, che Vitale rievoca con amore e sapienza. Par di trovarsi in un romanzo diMatilde Serao. Ma si pensa anche a Eduardo, per l'affabilità bonaria, per il senso della tradizione, e anche per la mentalità moderna che, nonostante le apparenze esteriori, affiora da queste pagine, e che fu il segreto vincente della sua scuola. Paolo Isotta, che ebbe la fortuna di essergli discepolo e «che lo commemorò con filiale devozione, ha preso di petto la diceria che talvolta girava negli ambienti pianistici, che l'insegnamento di Vitale mirasse principalmente alla tecnica, trascurando l'espressione. Clementi e Liszt erano gli autori su cui più si fondava il suo insegnamento. E Isotta (che tanto amico dei moderni non è, e perciò la sua definizione ha tanto più valore) se n'esce in un'affermazione che avrebbe potuto essere di Strawinsky: ma che espressione e espressione! L'espressione Vitale la insegnava attraverso la tecnica. Anzi, nella tecnica. Mica sono due cose diverse e separabili. A quali dischi è affidato il ricordo di questo grande maestro del pianoforte? Avevamo già ricordato qui la bella scatola di quattro microsolchi Fonit-Cetra, dove insieme con sette suoi allievi consegnò i cento Studi del Gradui ad Parnassum, corredandoli d'un prezioso commento tecnico-estetico e riservandosene per sé una ventina. Ma l'altro monumento alla sua opera didattica è la raccolta di cinque dischi, purtroppo non in commercio, che fu realizzata per celebrare il quarantesimo anno del suo insegnamento, dove venti allievi — tra cui Campanella, Laura De Fusco, Franco Medori, Maria Mosca, Aldo Tramma — si succedono nell'interpretazione d'un vero e proprio arcipelago pianistico dove le presenze e le assenze di certi autori danno un'immagine viva d'un certo modo d'intendere il pianoforte: Scarlatti, Bach, Debussy, Ravel, Prokofiev, Strawinsky, Rachmaninov, e tanto tanto Liszt. Manco una pagina di Beethoven, di Mozart, di Schubcrt (qualcuno di questi ragazzi ne è diventato poi uno specialista), nemmeno di Schumann! Perché? A parte la possibilità che le libere scelte dei giovani esecutori abbiano determinato il caso sorprendente, in fondo la cosa si capisce benissimo. Questa è una «scuola di pianoforte» in azione. Gli autori eseguiti — con tutto il rispetto per Debussy, per Strawinsky, per Ravel e per Liszt, e ovviamente per Bach e Scarlatti (presenti solo una volta), sono quasi rutti autori dove la grandezza schiacciante del musicista non offusca interamente l'importanza originale del fatto pianistico. Massimo Mila «La Scuola pianistica di Vincenzo Vitale», Collana realizzata nel 40* anno d'insegnamento di Vincenzo Vitale. l'hit Phonotyper Record (fuori commercio). Stress - Settimane musicali — Questa sera al teatro del Palazzo del congressi concerti del trio Magalo! fSzeryng-Fournier con un programma articolato sul tre maggiori classici della musica per trio: Beethoven, Brahms e Schubert. Torino - Settembre musi-' ca — Oggi alle 16 all'Auditorium della Rai concerto del soprano Edita Oruberova con un'repertorio di musiche di Mozart, Wolf e Brahms. Venezia - Festival Vivaldi —Questa sera al Mallbran 11 complesso barocco diretto, da Alan Curtlis proporrà «II. Tito», dramma per musica di Nicolò Beregan e Antonio Cesti. Città di Castollo - Festival delle Nazioni — L'annuale appuntamento umbro termina domani con un concerto del migliori allievi del corsi di perfezionamento allestiti in occe sione del festival. Venezia - Festa del violino — Domani sera al teatro Goldoni nell'ambito del concerti dedicati all'arte magica del violino si esibisce Uto Ughi accompagnato al plai notorie dal maèstro Eugenio Bagnoli. Milano - Concerti della Scala — Dal 12 al 14 settem-