Otto anni fa Seveso Che ci ha insegnato?

Milano, convegno sull'inquinamento chimico Milano, convegno sull'inquinamento chimico Otto anni fa, Seveso Che ci ha insegnato? Le lez DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Con la diossina di Seveso abbiamo seppellito anche la paura? Alla conclusione della brutta storia di cui furono protagoniste, otto anni fa. l'Icmesa e la sua nube tossica, si riapre un discorso e si ripropone una domanda: se domani accadesse di nuovo? Si «ripropone» perché è lo stesso quesito che torna puntuale ad ogni terremoto, ad ogni catastrofe, naturale o provocata. Al convegno voluto dall'Ufficio speciale per Seveso su -La risposta tecnologica agli inquinamenti chimici» gli esperti che hanno parlato ai microfoni del Centro congressi «Leonardo da Vinci», hanno raccontato di come quella terra «seminata» di Tetraclorodibenzo-paradiossina sia stata «impacchettata» in involucri a prova dì penetrazione e seppellita in due gigantesche vasche: una a Seveso, l'altra a Meda, da dove parti la miscela gassosa sprigionatasi dal reattore dell'Icmesa, il 10 luglio 1976. Hanno detto che sulle vasche cresceranno alberi e che ci saranno cartelli a spiegare che 11 «giace» il veleno. La negligenza prima (sulle carenze dello stabilimento sono stati scritti romanzi) e la perdita di tempo in polemiche sul modo migliore per disfarsi della diossina poi, hanno messo tra quel drammatico sabato e la parola fine ben otto anni. Allora si dovette inventare tutto dal nulla: l'Ufficio speciale, l'organizzazione dei tecnici, lo sgombero delle case contaminate e via di seguito. Che cosa accadrebbe se un impianto difettoso e una nube di veleni provocassero un'altra Seveso domani? -La stessa cosa già accaduta. Un bel decreto legge, polsi ricomincerebbe da zero». La sconfortante risposta è del professor Nicola Greco, docente di Diritto Pubblico dell' Economia a Pisa e consulente alla Camera dei deputati per i problemi del territorio. ••Seveso ha messo in moto una serie di consapevolezze. Prima di tutto Ila fatto capire che esiste una reiasione inscindibile tra economia, ambiente e istituzioni. Queste ultime devono assolutamente regolare il rapporto fra le prime due». tecnologie si sono sione è servita solo IBM presenta il Personal Computer AT. Oppi abbiamo ottime notizie per te. Se cerchi un grande personal computer, IBM ti offre i Personal Computer AT. il più potente e veloce Personal Computer IBM. ATè il brillante risultato di tutta la tecnologia IBM. 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La novità sta nella scelta della Cet di parlare esplicitamente di evangelizzazione». L'incertezza del posto di lavoro — Intanto, sul fronte sindacale, lo «stato di agitazione» proclamato da un comitato che riunisce 2 mila ex insegnanti di religione, esclusi dai benefici della legge 270 sul precariato, richiama l'attenzione sulla condizione particolare di questa microcategoria di docenti: niente'immissione in ruolo, incarichi annuali e rinnovabili proposti dagli uffici catechistici diocesani e ufficializzati dalle nomine dei presidi, stesso stipendio dei colleghi ma una progressione di carriera rallentata, nonché un trattamento normativo differenziato. A Torino, in seno alla Cisl-scuola, si è costituito da tempo un coordinamento di insegnanti di religione. Spiega padre Renato Rosso che ne fa parte: «Si deve arrivare ad una definizione del nostro ruolo rivedendo le discriminazioni. Va incoraggiata la prospettiva dell'Istituzione di una graduatoria provinciale gestita dai provveditorati. Io vedo bene anche la soluzione di una formazione laicizzata con l'accorpamento di alcune discipline die già si insegnano nelle università statali». La figura del professore di religione — Parla ancora padre Rosso: -In un convegno del 1982 promosso a Roma dalla rivista di Brescia " Religione a scuola" è emersa l'Indicazione di un insegnamento aconfessionale. Io presto molta attenzione all'evoluzione storica del fenomeno religioso: del Cri¬ stianesimo in particolare, ma senza trascurare le altre Confessioni. Della Bibbia, per esemplo, cerco di sollecitare una lettura critica da parte del miei allievi». Sempre a Torino, la metà del professori di religione è ormai composta da laici. L' età media, come ricorda don Carrù, responsabile diocesano, si è abbassata ed è di 35 anni. Molti ruotano, ma parecchi insegnano ormai da 10-15 anni. Tutti hanno conseguito la laurea o almeno il baccellierato in teologia. -Con l'approfondimento dell'art. 9 del nuovo Concordato — aggiunge don Carrù — si definirà l'identità culturale, e non solo quella giuridica, di questo docente». -Lo Stato però non può assumere — commenta il prof. Pitocco — insegnanti scelti e formati dalla Chiesa. SI deve fare chiarezza nel rispetto delle diverse posizioni. Altrimenti maturerà una stagione di forti contrasti tra laici e cattolici». Chi insegnerà religione, e a chi nella scuola del dopo vecchio Concordato e delle riforme? La laboriosità e 1' esasperante lentezza che distinguono la concretizzazione di qualsiasi nuovo progetto sull'istruzione finiscono per dare spazio al margini di ambiguità presenti nella formulazione di accordi faticosamente raggiunti e a nuove interpretazioni. Il documento della Cei — L'ultimo segnale di tensione sulla «questione aperta» arriva dalla Chiesa. La presidenza della Conferenza episcopale italiana ha diffuso nei giorni scorsi una nota «per comprendere il vero significato dell'educazione religiosa a scuola», che dev'essere intesa come un «contributo» derivante daH'Wdentltà e dalla missione originarla della Chiesa: V evangelizzazione», in risposta a -precise attese del giovani, delle famiglie e della scuola». Un osservatore attento, il professor Franco Pitocco, sviluppate, ma i politici sono rimasti indietro - La agli stranieri - Varare il ministero dell'Ambiente M. ^OSi^SM. Seveso (Milano), 10 luglio 1976. Tre mesi dopo, ecco il volto di Alice Senno di Meda, 4 anni, sfigurato dalla diossina Alberto Galno strutture laddove ci siano spazi, anche se ristretti, di potere. Resta il problema di «che cosa sarà domani». I massmedia, purtroppo, tendono ad occuparsi del dramma nelle giornate calde e a dimenticare che il dramma può ripetersi. Dunque chi non fa può continuare a «non fare», indisturbato. «// patrimonio di conoscenze e di esperienza che Seveso ha contribuito a formare — dice Greco — non deve andare perduto. In Italia si potrà rispondere tempestwamente all'emergenza soltanto creando dei veri e propri ateliers d' intervento, come quello che s' è formato a Seveso. Soltanto avendo a disposizione precisi punti di riferimento la lenta macchina ministeriale potrà ottenere apprezzabili risultati». I reticolati, gli uomini con le tute bianche e le maschere, la gente che se ne va abbandonando case e ricordi, i volti dei bambini deturpati dalla cloracne, le macchine che distruggono pareti contaminate: immagini che «quelli» dell'Ufficio speciale di Seveso hanno stampate nella mente. Domani, di fronte ad una nuova emergenza, saprebbero come agire e agirebbero più in fretta. Ma per farlo 1' «atelier anti-dlossina» dev'essere riconosciuto e supportato dal bilancio nar zionale. Mentre si discute sul numero di ministeri da legare all'ecologia. Dalla Brianza è partita una lezione che molti Paesi hanrr> 'mparato. Soprattutto in L jpa. In Francia, in Germania Federale, in Inghilterra e in Olanda sta per entrare in vigore una legge che delinea più chiaramente il connubio tra industria chimica e territorio. Dalla Lombardia è stato lanciato il sasso e molti cerchi si sono allargati. Ma in Italia, a tutt'oggi, - le cose stanno esattamente come prima. • «Si parla da tempo di riforma del ministero dei Lavori Pubblici — spiega Greco — che dovrebbe diventare ministero "del Territorio e dell' Ambiente". Si parla anche di ministero della Protezione civile. Si dovrebbe costituire il ministero dell'Ecologia: l'onorevole Biondi ha chiesto al governo di dargli organizzazione e poteri entro la fine d' anno. E' in programma la formazione di un ministero "del Mare", per la tutela dell'ambiente marino. La ricerca scientifica applicata all'ambiente farebbe, poi, parte del costituendo ministero "della Ricerca Scientifica". Il tutto mentre la legge che in ambito Cee è già quasi in vigore da noi passa lentamente dal tavolo di un ministro a quello di un altro». Ma se l'ecologia subirà una tale lottizzazione di competenze il rischio sarà uno solo: l'immobilismo. D'altra parte il nostro sistema politico pretende la lottizzazione fra partiti e l'inevitabile conseguenza è il moltiplicarsi di