Byrons omaggio di Lerici al «suo» grande poeta

E' nato in leggero anticipo il figlio secondogenito di lady Diana E' nato in leggero anticipo il figlio secondogenito di lady Diana Henry è il nome del «baby» reale Sulle tracce lasciate in Italia dagli illustri scrittori inglesi : Byrons omaggio di Lerici al «suo» grondo poeta Annuncio del prìncipe Carlo, ma in realtà si chiama Enrico, Carlo, Alberto, Davide DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Tutta l'Inghilterra ha brindato per dare il benvenuto al -royal baby-, al fratellino del principe Williams. Si sono stappate bottiglie di champagne nei club più esclusivi sul Pali Mail nel centro di Londra, negli alberghi e nei ristoranti di lusso, si è bevuto di tutto nei -pubs» delle città e del paesi, nei sermoni nelle chiese non è mancato l'accenno d'obbligo alla • benedizione* piovuta sulla «reale' famiglia del principe Carlo e della principessa Diana. L'Inghilterra intera ha colto al volo l'occasione della nascita del secondogenito del Principe di Galles per fare il tradizionale e sentito «bagno di fede monarchica-, ricorrente nell'occasione di ogni nuova nascita nella famiglia reale. Lui, il -rovai baby; ha fatto la sua prima fuggevole apparizione pubblica ieri pomeriggio, in braccio alla mammina all'uscita dalla maternità del Saint Mary Ospitai, applaudito da migliaia di persone festanti, giovani e anziani accumunati dallo stesso entusiasmo fra lo sventolio di decine e decine di «Junion Jack*. Come era già avvenuto in occasione della nascita del primogenito, la principessa Diana non ha infatti voluto prolungare la sua presenza in clinica oltre lo stretto necessario. , Il parto era andato speditamente sabato pomeriggio, le condizioni della madre e del neonato erano subito apparse eccellenti, e dopo «una notte tranquilla, riposante* come ha precisato il principe Carlo, la famigliola ha voluto far ritorno al gran completo nel palazzo di Kensington, ai margini del parco che è localizzato nel centro della capitale. Diana è comparsa sulla soglia dell'ospedale con un ampio vestito rosso, perfettamente pettinata, sorridente, La città, con le sue il volto leggermente truccato, con quel batuffolo bianco stretto amorevolmente nelle braccia, come tutte le mamme di questo mondo. Carlo era al suo fianco, sorridente davanti alle acclamazioni della folla, al grldolini di entusiasmo delle sue numerose -fans», elegantissimo in un completo blu. Non si * azzardato a prendere in braccio il figlioletto, come aveva fatto con l'impaccio tipico dei neo-papà, alla nascita di Williams. Ieri pomeriggio si è limitato invece a scortare premurosamente la moglie, che scendeva con trepida attenzione 1 gradini dell'ingresso dell'ospedale, chiudendo con cura la portiera della macchina e infilandosi poi al suo fianco. In mattinata,' il principe Carlo aveva portato il primogenito Williams a far visita alla mamma in clinica e a conoscere il fratellino. Anche Williams era venuto alla luce nello stesso ospedale, il 21 giugno di due anni fa, sempre con l'assistenza del ginecologo di casa reale, il prof. Pinker che ha realizzato il record di mettere al mondo ben nove rampolli della famiglia regnante, fra i quali anche i figli della principessa Anna. La nonna paterna, la regina Elisabetta, è stata tenuta al corrente degli avvenimenti per telefono dal figlio, e rientrerà entro un paio di giorno dalla sua residenza estiva di Balmoral per abbracciare il nuovo nipotino. Anche lei è stata sorpresa da questa nascita, leggermente in anticipo. Una sorpresa l'ha riservata anche, almeno per 1 bookmaker, la scelta del nome del principino: non 1 favoritissimi Giorgio e Filippo, ma Enrico, Carlo, Alberto e Davide. «Lo chiameremo Henry* ha detto il principe Carlo. E da ieri 1 brindisi alla salute del neonato sono più personalizzati. Paolo Patruno manifestazioni, rich I Ixmdra. La principessa Dia Mentre il grande na lascia l'ospedale St. Mary'* con surrealista si spegn Per ricordarlo è in programma un incoluogo dove egli visse - Anche il poeta letteratura inglese, scélse la Riviera d boccanti di ulivi e di pitosfori e la Punta di Portovenere con gli isolotti della Palmarla e del Tino, e segnata da tanti promontori, come Immensi delfini pietrificati. Qui la natura ha davvero conservato la capacità di evocare una smisurata forza e nello stesso tempo ha qualcosa di ingentilito, un profilo lavorato dall'uomo. Qui visse l'ultima parte della sua vita Shelley, e da Pisa vi veniva spesso lord Byron, che sin dall'incontro in Svizzera del 1816 si era legato d'amicizia a Shelley ed era in qualche modo entrato nel suo clan, amando la sorellastra di Mary Shelley, Claire Clalrmont, e avendone la figlia Al- LERICI — Ci sono luoghi dove grandi scrittori inglesi hanno lasciato segni ancora rintracciabili del loro passaggio In Italia: Asolo entrò nel titolo di un celebre libro di Browning, Venezia, fu una esperienza Irripetibile per Ruskin, a Fiesole riparò Lawrence, a Ospedalettl la Mansfield, a Rapallo venne Veats e ancor oggi nel caffè qualcuno ricorda la voce di Pound. Ma c'è un luogo, nell'estrema Riviera di Levante, da dove si può fare Iniziare la tradizione della fuga verso il nostro sole — e verso un mare d'oro martellato dal sole — del poeti Inglesi: la Baia di Lerici, tra alture tra¬ in braccio il neonato Enrico e il pubblico decreta il successo della mostra di Ferrara ntro tra filosofi poeti e romanzieri nel Shelley, come il grande «dandy» della : i Levante per il suo volontario esilio e carbonaro, non esitò a farsi cospiratore e finanziatore del Movimento liberale nel nostro Paese. Tutto in lui sembra procedere da una sovrabbondanza vitale, da un gusto del gesto beffardo e della sfida alla fortuna cui non è estraneo un tipo umano forgiato nel nostro Rinascimento, e che Byron dovette amare di un amore che andava ben oltre il suo impegno di traduttore del poema del Pulci. Tutto in lui sembra andare ben oltre la letteratura. E ^e oggi si riparla di lui, è certamente per rileggere senza pregiudizi la sua opera, su cui da nói grava ancora la stroncatura esemplarmente cattiva di Emilio Cecchl, ma soprattutto per relnterpretafe la sua figura, quella che piacque a Goethe, alla luce di un rinnovato rapporto con il Romanticismo e di una rinnovata idea della funzione dello scrittore: oggi siamo di nuovo disposti, dopo opache stagioni di crisi nullificante a credere che ciò che fa grande uno scrittore è la sua fede nell'immaginazione, nel mito, nella forza vitale, nel destino. Lerici, dove Byron fu nei suol ultimi anni, si prepara a ricordarlo con una manifestazione in cui non a caso saranno presenti non quieti, neutrali studiosi ma giovani filosofi, poeti e romanzieri, come Stefano Zecchi e Roberto Mussapi Tomaso Kemeny e Franco Cordelli, che confronteranno con il grande romantico inglese la loro ricerca conoscitiva e creativa. Che cosa vuol dire Byron per Lerici, per l'Italia, per loro? Un celebre verso byroniano, quasi un epitaffio, diceva: «Ma io ho vissuto, e non ho vissuto invano». Non importa che l'abbia scritto un dandy, un enfant gate: siamo di nuovo disposti a credere che nell'energia creatrice sta 11 senso della vita, e che chi è dalla parte dell'energia creatrice e della poesia «non vive invano» ?. legra. , Non si potrebbe pensare a due anime più diverse: Shelley era femmineo, delicato, appassionato, uomo di fede e votato alla religione della natura e della poesia (a Lerici potè esprimere la sua infantile, angelica devozione al mare, prima che lo prendesse nell'ultimo naufragio). Byron invece, era vitale, violento, mondano, un istrione, un dandy, cui la società con i suoi riti interessava assai più che la natura, e 11 cui gusto del mare era dettato da leggende di violenze corsare e di amori orientali. Li aveva accomunati proprio 11 destino di esuli volontari in Italia, e l'amore per il nostro Paese. Shelley lo chiamò «Paradiso degli esiliali» e offri un'immagine di come lui e Byron si godevano quel paradiso: eccoli cavalcare a perdifiato sulla lingua di sabbia deserta del Lido, e poi accoccolati nella barca a guardare la fabbrica dorata e fatata di Venezia, a parlare dell'amore e della pazzia. Ma se Shelley amò dell'Italia la natura marina e solare, conduccndo una esistenza più segreta, Byron si gettò a capofitto anche nelle vicende storiche e politiche del nostro Paese, con quella nobiltà entusiastica e sprezzante di cui talvolta sanno dare prova proprio i freddi eccentrici e i sensuali avventurieri e che poi lo portò a morire per la libertà della Grecia. Byron aveva dovuto lasciare l'Inghilterra per uno scandalo sessuale: la moglie Anne Isabella Milbanke fu fatta passare per vittima delle sue intemperanze, si vociferò di un suo rapporto incestuoso con la sorellastra Augusta Leigh. E in Italia, potè dare sfogo alla sua natura, essendosi attorniato di concubine domestici, carrozze, cavalli, più come un parvenu che come un Pari d'Inghilterra. Eppure, quando 11 rapporto d'amore che ebbe con Teresa Guiccioli gli fece conoscere Pietro Gamba, fratello di lei Giuseppe Conte