QUELLA CASSA DEL MEZZOGIORNO CHI LA RICORDA CHI RIMPIANGE?

Dopo 34 anni di attività (e di polemiche) l'ente è stato messo in liquidazione Dopo 34 anni di attività (e di polemiche) l'ente è stato messo in liquidazione QUELLA CASSA DEL MEZZOGIORNO CHI LA RICORDA, CHI RIMPIANGE? I dissensi digoverno Alla guida, in tre raccoglierne l'ered ROMA — La Cassa del Mezzogiorno non c'è più. Dopo trentaquattro anni è stata messa in liquidatone. Il governo ha annunciato due distinti provvedimenti: un decreto legge (quindi subito operativo) per fronteggiare l'emergenza; ed un disegno di legge per la riforma organica dell'intervento straordinario a sostegno del Sud. Ma su quest'ultimo i pareri sono diversi e i partiti sono profondamente divisi. In settimana, tutti ne parleranno in riunioni o convegni. In principio fu la Cassa voluta da Campila e Menichella, con gli occhi rivolti all'esperienza rooseveltlana; durò dieci anni e diede al Sud grandi opere pubbliche e infrastrutture. Poi venne la Cassa di Pastore, quella dell'industrializzazione e dello sviluppo produttivo che caratterizzarono il decennio successivo. Infine t primi segni di crisi, sino alla morte della Cassa, decretata un mese fa. Nell'arco di questi anni, si sono alternati alla guida politica della Cassa del Mezzogiorno 12 ministri. Alcuni non ci sono più, agli altri abbiamo chiesto un parere, una sorta di bilancio di quell'esperienza. Intervengono il ministro Solverino De Vito, gli ex ministri Claudio Signorile (ora ai Trasporti), Nicola Capria (ora al Commercio con l'estero), Giacomo Mancini e Italo Giulio Calati. hi e fasi successive, si sono dità - Alcuni dei principa Gianni Pennacchi nazionali che periferiche, fortemente orientate all'obbiettivo, e ciò comporta una stretta correlazione di capacità strategiche e reallzzative. Con la legge 651 del novembre 1983 II Mezzogiorno è stato messo in condizione di procedere secondo questa metodologia ed il programma triennale, che ne e lo strumento attuativo, si prefiggerà proprio di dare ordine all'intervento straordinario Intorno a scelte concordate con i vari livelli istituzionali competenti. Al di là di taluni eventi e nonostante la mole del problemi, le condizioni per olfrlre al Mezzogiorno una prospettiva seria di sviluppo e di riscatto ci sono, soprattutto perché vi è nel suo ambito la volontà di andare avanti. Ma esiste anche il problema di tempi che allungandosi non permetterebbero di operare con la dovuta incisività, facendo perdere, oltre tutto, molte occasioni irripetibili. Per questo il governo — torte dell'intesa raggiunta nella maggioranza — alla riapertura del Parlamento avrà presentato I provvedimenti necessari a non dar luogo a soluzioni di continuità nell'intervento straordinario e si augura che la relativa approvazione avvenga con la massima sollecitudine. Salverino De Vito alternati dodici ministli protagonisti traccian Ordinario di diritto amministrativo, il professor Giovanni Marongiu è ora presidente della Fondazione Pastore. E' stato tra i più stretti collaboratori di Giulio Pastore,, che resse II ministero del Mezzogiorno per dieci anni. Dal 1959, poco dopo l'ingresso di Pastore alla Cassa. Marongiu ha sempre lavorato con lui, sino alla sua scomparsa. La gestione di Pastore del Ministero del Mezzogiorno coincide con il più Importante passagio che si sia verificato nella storia della politica meridionalista del dopoguerra: quello tra la fase delle infrastrutture e la fase dello sviluppo produttivo e specialmente dell'industrializzazione. Pastore arrivò alla presidenza del Comitato dei ministri per il Mezzogiorno a conclusione dell'esperienza sindacale nella momento più alto con la Conferenza del Mezzogiorno dello scorso anno. Le sue conclusioni proprio In questi giorni assumono un tono di drammatica attualità. In quella sede si affermò l'indispensabilità della prosecuzione dell'intervento straordinario, la necessità del superamento di una politica incentrata sullo strumento Cassa, la consapevolezza che ci si dovesse evolvere verso una diversa, più complessa e più efficace forma di amministrazione delle risorse, la necessità del pieno Incardinamene to nella programmazione. Fu segnato Il passaggio «dal cemento al cervello» come slogan del nuovo Intervento straordinario. Sono temi sul quali ancor oggi esiste un'ampia convergenza politica. Ciò nonostante non si riesce a sbloccare, dalla caduta del decreto di proroga della Cassa, una situazione che ha penalizzato i flussi dell'intervento straordinario. E' necessario dunque, dotare subito Il commissario liquidatore di quei poteri che consentano la ripresa dell'intervento straordinario, ma dall'altra parte occorre con altrettanta urgenza definire un quadro normativo che armonizzi pienamente i soggetti istituzionali regionali, momento portante di una strategia di sviluppo differenziato, e i poteri dello Stato. Ed è qui II dissenso che, pure, non si manifesta apertamente, ma finisce per paralizzare ogni possibilità di intervento: sugli istituti operativi, sui soggetti amministrativi' del nuovo intervento straordinario. Se semplicemente, anziché discutere del soggetti, si partisse dal nuovi obiettivi che lo sviluppo del Mezzogiorno chiede di raggiungere, forse verrebbe disinnescata la miccia della discussione sugli strumenti di intervento e sarebbe più facile Individuare e armonizzare gli istituti operativi cui l'azione di sviluppo del Mezzogiorno dovrà essere affidata. Claudio Signorile ri - C'è dissenso sulle o un bilancio di questa Cisl, nella quale profuse un grande sforzo culturale ed organizzativo per impegnare il sindacato nel sostegno della politica di sviluppo, cosi come era stata disegnata nello Schema Vanonl. Pastore trasferì a livello di governo questo sforzo culturale ed organizattivo e la sua preoccupazione principale fu quella di promuovere e favorire la costituzione nelle regioni meridionali di un capitale produttivo solido e moderno, capace di sanare lo storico squilibrio territoriale e far evolvere l'intera società meridionale. Vanno lette in questa chiave le scelte che egli fece e le politiche che attuò, comprese quelle più tardi criticate e contestate: quella incentrate sul coslddetl poli di sviluppo dislocati nelle aree considerate particolarmente suscettibili dal punto di vista industriale, agricolo e turistico, e quelle rivolte ad agevolare la mente riducibile ai limiti pur gravi che spesso ne hanno accompagnato la realizzazione. Clientelismo, sottopotere, affarismo hanno costituito talvolta la faccia sporca di una medaglia che tuttavia ha dall'altro lato non soltanto la realizzazione di grandi infrastrutture, ma soprattutto un impulso determinante alla crescila di importanti aree del Sud, oggi inserite nella dinamica dell'Italia industrializzata. Se adesso si parla di un Mezzogiorno a «pelle di leopardo», cioè con torti scompensi interni tra zone sviluppate o in via di sviluppo e sacche di persistente arretratezza, è in larga misura merito dell'Intervento straordinario, che ha cambiato profondamente l'economia meridionale e lo slesso paesaggio geografico del Sud. Sarebbe assurdo, dunque, cancellare l'intervento straordinario, come pretenderebbe un certo nordismo d'assalto. Si tratta invece di superare le insufficienze e le contraddizioni che ne avevano appesantito l'azione, particolarmente nell'ultimo decennio. Ma occorre operare su due livelli: anzilutlo adeguando l'Intervento straordinario alla nuova realtà del Mezzogiorno e coordinandolo coi nuovi soggetti istituzionali che vi operano; poi, o per meglio dire contemporaneamente, dando concretezza alla dimensione nazionale del problema meridionale. L'obiettivo del nuovo impegno meridionalistico è l'eliminazione del differenziale di produttività tra Nord e Sud, e la creazione nel Mezzogiorno di una struttura industriale moderna, autonoma, competitiva, tecnologicamente avanzata, Solo cosi sarà possibile aprire una prospettiva al problema dell'occupazione nel Sud e cancellare un altro spartiacque, quello tra l'Italia degli occupali e l'Italia dei non occupati, che è poi II modo nuovo in cui si pone la questione meridionale. Ma il dualismo tra Nord e Sud si manifesta anche nello scarto di efficienza tra le rispettive Istituzioni autonomistiche, uno scarto che va colmato se non si vogliono vanificare gli sforzi di ripresa. Del resto la debolezza istituzionale del Mezzogiorno è in netto contrasto con la sua impetuosa crescita democratica. L'intervento straordinario riformato dovrà gradualmente colmare questo divario tornendo alle Regioni il supporto di un'assistenza progettuale e manageriale. Tutto ciò, ovviamente, senza la pretesa di imporre velleitarie tutele. Peraltro, al centro dell'Intervento straordinario riformato, non dovrà esserci più l'attuazione delle opere, ma la gestione progettuale delle grandi direttrici di sviluppo. La nuova strategia meridionalistica, però, deve pur sempre trovare il suo momento di sintesi nella politica nazionale. E questa sintesi, se non si vuole restare nel meridionalismo declamatorio, non può non passare attraverso finirò duzione del vincolo di compatiti lità con l'azione meridionalistica In nuove forme di interv discussa esperienza e localizzazione nei territori meridionali di grandi- impianti industriali, anche di base, pubblici e privati. In realtà queste politiche non hanno prodotto gli effetti sperati, non per errori di concezione 0 di strategia, ma per il troppo rapido abbandono a livello nazionale di una generale politica economica prioritariamente rivolta all'allargamento e al rinnovamento'dell'apparato produttivo del Paese. In realtà, già a metà degli Anni Sessanta ci slamo miopemente arroccati nella difesa dell'apparato produttivo esistente ed abbiamo affrontato, e preferito affrontare (come del resto altri Paesi europei, ma non gli Stati Uniti e II Giappone) 1 relativi contraccolpi sociali con una politica redistributiva ed assistenziale. Ciò isolò e rese inefficace l'azione che si stava svolgendo nel Mezzogiorno con un | dispiegamento in grande, biso¬ tutte le grandi scelte nazionali: dalla politica di bilancio alia politica industriale, dalla politica sindacale alla politica europea. Nil Ci pNicola Capria Sfratti e pensioni (Segue dalla 1 ' pagina) dissimo: poiché un'opera mostra il lato falso degli avvenimenti, le facciamo un favore se taciamo». — Indiscrezioni accennavano a una forma di riserbo per non imbarazzare il direttore della Mostra, Gian Luigi Rondi. ' «Certo. In molti insistevano per non mettere In discussione la gestione Rondi. Io dico che Rondi non c'entra affatto ma a poco a poco la tesi è prevalsa. Scartata la possibilità d'un documento cumune, abbiamo deciso di esprimerci autonomamente come singole persone. L'abbiamo fatto solo in chiusura: uh vero guaio, un vero danno». — .4 volte ti silenzio rappresenta la più sferzante delle condanne. ■Nel '33 si diceva di tacere di Hitler perché sarebbe crollato colpito a morte dal disprezzo». — Non ci sono magari risentimenti personali nella vostra polemica? •Io penso che fino alla vigilia doveva essere in giuria Isaac Singer. Lui, un perseguitato, sarebbe stato colpito a morte. E ancora chiamo in causa Zanussl, il nostro Leone d'oro. Ha girato un film su Padre Kolbe, ha raccontato dei martiri del nazismo. Come presentargli Claretto senza un commento?». — In Italia la democrazia è considerata troppo forte per paventare una rievocazione sentimentale del periodo nero. «Ma questo è un falso concetto di democrazia. Non s'invitano gli assassini al tavolo della democrazia». — Gùnter Grass, nell'84 si qualificherebbe un pacifista? «Appartengo al movimento della pace ma non sono un pacifista. Sono per la tutela del proprio paese contro ogni sistema armato. Io vorrei che si ritirasse ogni minaccia atomica e che naturalmente si rinunciasse alle armi batteriologiche e chimiche». —» Com'è invece il quadro politico nell'Europa contemporanea? •Sotto pressione degli Stati Uniti, in Europa s'impiantano attrezzature atomiche cosiddette difensive. Le rampe di missili, che vediamo dalla Sicilia all'Artico non ci portano la sicurezza ma rafforzano un pericolo evidente: 11 Domani si riunisce il Consiglio di gabinetto - Le scadenze ento e su chi deve avanzano proposte ROMA — Da Bari, all'apertura della Piera del Levante, Craxi ha lanciato rassicuranti messaggi sulla situazione dell'azienda Italia. La produzione cresce e l'inflazione è in discesa, ma ora si deve pensare all'85 e, prima di passare con la legge finanziaria alla definizione della nuova manovra annerisi, il governo entro questa settimana dovrà risolvere i tanti problemi che, divenuti oramai vere mine vaganti, si sta trascinando dietro dall'Inizio dell'estate. Domani si riunirà il consiglio di gabinetto per chiudere, almeno questa è la speranza, la questione sfratti e sarà una seduta incandescente per i contrasti ancora forti all'interno della maggioranza. Tra mercoledì e venerdì è prevista una convocazione del Consiglio dei ministri, con primo punto all'ordine del giorno i provvedimenti per il Mezzogiorno. Ed anche su questo tema la discussione si preannuncia tutt'altro che cordiale. II Parlamento si occuperà mercoledì del recente aumento del tasso di sconto, con l'audizione del ministro del Tesoro, Gorla, presso la Commissione delle Camere. Il caro-denaro e le sue conseguenze sull'attività produttiva saranno presi in esame anche dal direttivo e dalla giunta della Confindustria che torneranno a riunirsi mercoledì e giovedì Dal «parlamentino» degli industriali partiranno frecciate contro la decisione dell' autorità monetaria, ma non si rlsparmieranno accuse al pei e all'ala comunista della Cgll, favorevoli al referendum sulla scala mobile. Sul piede di guerra, comunque, ci sono anche 1 sindacati, critici sul progetto De Michells per la riforma delle pensioni che a giorni passerà all'esame del Parlamento. E già democristiani e socialdemocratici annunciano la presentazione di numerosi emendamenti al progetto De Michells, specie nella parte relativa al tetto che attualmente è fissato a 24 milioni. ■ Una girandola di impegni e di scadenze, dunque, che terranno Craxi e 1 ministri con i nervi ben tesi. Le maggiori apprensioni vengono dal nodo degli sfratti. I sindaci da giorni sollecitano il governo ad affrontare con decisione l'emergenza-casa che rischia di far esplodere gravi tensioni sociali nelle grandi città. Domani, salvo contrordini, si riunirà il consiglio di gabinetto, l'organismo del governo dove in pratica sono rappresentate le segreterie dei cinque partiti della maggioranza. Il dramma della casa e degli sfratti non si può sanare con un colpo di bacchetta magica. I troppi ritardi, le Inadempienze nel settore dell'edilizia hanno portato ad una situazione che lascia un esiguo margine di manovra. E cosi, per evitare che più di 60 mila sfratti divengano esecutivi nel giro di pochi mesi, al governo non resterà altro che far passare una proroga tecnica fino a tutto l'M, come sollecita anche l'Associazione del Comuni. Il partito liberale, però, è contrario e per il momento non sembra disposto a far marcia indietro. Insieme con la proroga, poi, dovrebbe passare uno stanziamento di 1500 miliardi da assegnare ai Comuni delle zone calde per acquistare case e darle in affitto ai senza tetto. Ma anche qui c'è l'incognita del ministro del Tesoro, indeciso se autorizzare o no il finanziamento. Altro guaio è il Mezzogiorno. A parole c'è l'accordo sul dopo-Casmez, ma 1 frequenti rinvìi sulla presentazione del provvedimenti concordati (un decreto-ponte per garantire la prosecuzione del finanziamenti e un organico disegno di legge di riforma per la nuova Cassa che dovrebbe chiamarsi Isvim) fanno sospettare litigi e contrasti all'interno della coalizione. La de, ad esemplo, non sarebbe d'accordo sui troppi poteri concessi a Comuni e Regioni meridionali. Dal fronte dell'opposizione, intanto, 11 pel annuncia una dura opposizione ad una eventuale 'gestione-stralcio. Il ministro del Tesoro riferirà mercoledì alla Camera sui motivi che hanno portato ad alzare di un punto il tasso di sconto e sarà quella l'occasione per parlare anche della Irresistibile ascesa del dollaro che porta tensioni sul mercato del cambi e rende più complicata la messa a punto della legge finanziaria. gna pur dirlo, di nuove istituzioni centrali e locali, come le finanziarie di sviluppo, i centri di formazione e di assistenza tecnica, I consorzi per lo sviluppo industriale, eccetera, che si venivano via via affiancando alla Cassa. Pastore si oppose, dal governo e nel partito della de, a questo tipo di scelta, ma non ebbe succoso. Il suo insuccesso politico segnò però anche la fine della centralità della questione meridionale, che restò quasi ibernata, senza trovar mai la forza di un rilancio. E de! resto la crisi dell'intervento straordinario sta tutta qui. Per questo la politica inaugurata da Pastore allora, torna d'attualità: relnterpretata e ripensata, può costituire ancora una strada giusta, una strada comunque senza alternative. Giovanni Marongiu Occorre aggiungere però, che la morte della Cassa nel 1980 fu preparata dalla legge del 1976, varata durante II periodo di unità nazionale: quel provvedimento è un prodigio di macchinosità e impotenza, e. un periodo In cui si annunciarono progetti speciali che mal però, ebbero Inizio o conclusione. Come valutazione sulle proposte, credo che occorra dare il massimo di fiducia alle Regioni, anche se non tutto meritano fiducia, smantellando definitivamente le strutture esistenti, quelle della Cassa e quelle connesse all'atti vita della Cassa, accantonando una volta par tutte la cultura del protettorato nei confronti del Mezzogiorno; ma pretendendo allo stesso tempo dal Mezzogiorno, la fine della cultura delle lamentazioni e dell'accattonaggio. Un'ultima considerazione, anche se richiederebbe un discorso più lungo: quanto a realizzato la Cassa negli ennl dall'BO all'84, l'avrebbe potuto fare più convenientemente l'Associazione nazionale del costruttori italiani. La Cassa infatti, non può essere soltanto un enle appaltante, doveva rappresentare ben altra cosa. Né II Mezzogiorno può essere considerato terra di solo intervento per lavori pubblici o per incrementare l'edilizia; quando questo succede, si hanno le devastazioni del territorio e le presenze inquinanti che tutti conosciamo. Giacomo Mancini