Macbeth all'Opéra: grande teatro

Macbeth all'Opera: grande teatro A Parigi la stagione lirica aperta da Verdi con una memorabile regia di Vitez Macbeth all'Opera: grande teatro PARIGI — Una scric di giganteschi ' nicchioni rinascimentali si dipartono dal proscenio a sinistra e scandiscono il palco in profondità. Solo i primi, però, sono integri; gli altri, diruti e pericolanti mostrano, sotto il marmo, lo scheletro di mattoni. La rovina è colta nel dinamismo del crollo: una sorta di vento cosmico, sullo sfondo del cielo tempestoso, sospinge violentemente sulle architetture grappoli di figure umane, statue bianche dal modellato potentemente scultoreo sospese tra ciclo e terra in torsioni michelangiolesche. Tutto e fermo ma l'effetto di movimento non lascia tregua agli occhi dello spettatore, cosicché la scena unica, soggetta a poche trasformazioni, non stanca lungo tutto lo spettacolo. L'apparato di sculture e architetture si rimpicciolisce in profondità bordando il lato sinistro di una scalinata nera, che occupa tutto il resto del palco, allargandosi sul davanti con un effetto di grande «crescendo». A destra, pochi elementi geometrici delimitano l'altro lato di questa scena unica, ideata da Yannis Kokkos per il nuovo allestimento del Macbeth che ha inaugurato l'altra sera la stagione dell'Opera con la direzione musicale di Georges Prétrc e la regia di Antoinc Vitez. Ma è la sola concessione allegorica — l'ambiente come figura di un mondo dominato dal massacro e dalla violenza — entro una messa in scena complessivamente realistica, dove sono rispettate prescrizioni importanti perché si realizzi quella aderenza alla realtà del mondo concreto che é al centro della poetica verdiana. Evitare di proiettare l'ombra di Banco e quelle dei re, evocati dalle streghe, come fantasmi inafferrabili, ma presentarle invece in carne ed ossa, come voleva il compositore giocando sul potere allucinatorio del dato realistico, è, ad esempio, un particolare non. trascurabile per comprendere l'impostazione globale del lavoro di Vitez; che nella sua rigorosa essenzialità 6 riuscito a sfrondare il superfluo senza alterare i dati di fondo, cioè la pregnanza teatrale e stilìstica dei gesti e degli oggetti. E questo, insieme all'uso magistrale delle luci che colpiscono la scenografia con effetti di rara suggestione. Entro una messa in scena di cosi alta cultura teatrale l'esecuzione diretta da Prètre ha preso forma con quella sicurezza di prospettive che denota una profonda assimilazione del testo Nel suo Macbeth si alternano due mondi; quello dell'interiorità tenebrosa in cui il direttore scava con tempi lenti, impastando i timbri orchestrali ed clasticizzandò il fraseggio con effetti quasi wagneriani; e quello estroverso, movimentato, dei ritmi guerrieri, delle marce, dei ballabili in cui Prètre punta tutto sulla forza dinamica portata all'incandescenza del ritmo e del suono. A questa visione la compagnia di canto, dominata da quattro grandi artisti, si è perfettamente adeguata e il pubblico, conquistato anche dalla coerenza di uno spettacolo profondamente unitario, le ha riservato grandi ovazioni. Shirlcy Verrett, in piena forma vocale, ha disegnato una Lady Macbeth di grande nobiltà, senza scomporsi in eccessi belluini ma con una sorta di elegante controllo che può magari apparire un po' distaccato; Renato Bruson è stato un protagonista dolente e fremebondo, più vittima che carnefice nella completa alienazione della propria volontà sotto il dominio della moglie. Accanto a loro il pubblico ha giustamente applaudito due nomi nuovi: il basso John Tomlinson (Danco) c il tenore Taro Ichihara (Macduff) ottimi attori con quelle voci fresche, tornite e squillanti di cui i profeti di sventura decretano da un pezzo l'imminente esiin zionc. Il coro dell'Opera, diretto da Jean Laforgc, e parso in tutto degno della splendida orchestra e anche il corpo di bai lo ha avuto modo di farsi ani mirare nella coreografia di Milko Sparcmblek. Come avviene di rado, infatti, sono stali eseguiti i balletti scritti da Verdi per la rappresentazione parigina del 1865. L'edizione scelta dall'Opera era però l'altra sera quella solita, in italiano, che si dà nei teatri di tutto il mondo; anche stavolta quindi la curiosità di ascoltare un'opera di Verdi cantata in francese è purtroppo andata delusa. Paolo Gallaratl Giochi di luce in una messinscena realistica, sapientissima e rispettosa della partitura. Prètre perfetto direttore. Quattro fuoriclasse del canto: Verrett, Bruson, Tomlison e Ichihara La Verrett e Bruson: magnifica interpretazione in uno spettacolo perfettamente equilibrato

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