Negli Usa rallenta il boom dell'auto ma i produttori restano ottimisti

Negli Usa rallenta il boom dell'auto ma i produttori restano ottimisti In calo a settembre le vendite Volkswagen e American Motors (che sospende 5500 operai) Negli Usa rallenta il boom dell'auto ma i produttori restano ottimisti H nuovo contratto nazionale del settore dovrebbe garantire costi contenuti insieme ad occupazione sicura NEW YORK — A una settimana dall'accordo tra la General Motors e 1 sindacati sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro dell'auto, la American Motors, la quarta casa americana, è stata costretta a chiudere temporaneamente due stabilimenti e a mettere provvisoriamente in liberta 5500 operai. « Abbiamo un eccesso di scorte di Renault Alliance ed Encore* hanno spiegato i portavoce, motivando la decisione con la necessità di non aumentare a dismisura le giacenze. Ma alla base del provvedimento sembra esserci una realta diversa: la American Motors — come la Volkswagen America — ha registrato questo mese il primo calo delle vendite dal «boom- dello scorso anno. A metà settembre circa, la General Motors aveva dovuto subire la chiusura di ben diciotto suoi impianti per una serie di scioperi nel corso del negoziati, ma le sue vendite erano salite lo stesso. L'incidente di percorso della American Motors, che è controllata dalla Renault, ha fatto temere che dopo l'Europa anche gli Stati Uniti vi avvitalo verso una nuova crisi dell'auto. Ma gli esperti di Detroit ritengono Infondata la paura. Essi osservano che la produzione continua a crescere vigorosamente sotto la spinta della domanda, il 20 per cento circa: da 4 milioni e 900 mila vetture l'anno scorso, a oltre 5 milioni e 800 mila, alla data odierna. Aggiungono inoltre che, dopo il rinnovo del contratto nazionale di lavoro alla General Motors, è probabile che la superpotenza chieda l'estensione di un altro anno, dal marzo '85 al marzo '86, del contingentamenti «volontaria dell'import automobilistico giapponese. Infine insistono che il nuovo contratto mette la General Motors, la più grande casa del mondo, in condizioni di contenere i costi. Se una flessione ci sarà, concludono questi esperti, ci sarà solo nell'86, o addirittura nell'87. Essi basano i loro calcoli anche sull'andamento generale dell'economia Usa. Il governo Reagan sostiene che la fase recessiva non incomincerà prima di un anno e mezzo, e le ultime statistiche gli danno ragione. In questo periodo, attriti tra le direzioni e i sindacati, connessi alle nuove tecnologie, potrebbero però verificarsi con una certa frequenza, danneggiando in qualche misura Detroit. Ha destato scalpore, per esempio, un documento segreto della General Motors, poi sconfessato, che prevedeva un calo della manodopera da 350 mila a 250 mila unità nel prossimo triennio tramite la robotizzazione e altri tipi di computerizzazione degli stabilimenti e degli uffici. L'attenzione generale è rivolta al nuovo contratto nazionale di lavoro, che dovrebbe venire approvato dalla base sindacale entro il 14 ottobre, ed esteso In trattative di imminente inizio anche alla Ford e alla Chrysler, la seconda e terza casa statunitense. Esso stabilisce un au¬ mento annuo dei salari di appena il 2,25 per cento per il prossimo triennio (la media nazionale nell'83 è slata del 2,75 per cento). La cosiddetta C.O.L.A., una specie di scala mobile, scatterà, e in maniera molto modesta, solo quando l'inflazione superererà 11 5 per cento (attualmente è del 4,2 per cento). Verranno distribuiti premi di produzione, una tantum, a titolo di partecipazione ai profitti, a seconda della crescita della produttività. Soprattutto, per sci anni sarà garantito il posto di lavoro. Tale garanzia si esplicherà nella ridistribuzione della manodopera e nella diversificazione delle attività dell'anzienda, con corsi di aggiornamento e di apprendistato delle maestranze. Verrà concessa l'opzione dei prepensiona¬ menti, che saranno generosi (gli aumenti sono stati del 10 per cento circa). Il capo del sindacato, Bieber, ha asserito che il nuovo contratto *rappresenta una ragionevole via di mezzo tra le istanze aziendali e quelle sindacali*. La General Motors, ha aggiunto, potrà continuare a modernizzarsi per respingere l'invasione giapponese, e gli operai non soffriranno più di eventuali crisi, come quella deU'80-'81, in cui un terzo perdette il posto. Bleber ha auspicato che la Ford col suol 110 mila dipendenti «si adegui* (la manodopera della Chrysler si addossò i maggiori sacrifici 4 anni fa per salvarla dalla bancarotta). In questo quadro, Detroit guarda con speranza al futuro. Anche se subisse una battuta d'arresto nell'B6, o già l'anno prossimo, non se ne preoccuperebbe eccessivamente. Le grandi case dovrebbero registrare quest'anno 1 massimi profitti della loro storia, oltre 10 miliardi di dollari, e completare la rivoluzione tecnologica appena impostata per assicurarsi un altro «boom» alla fine degli Anni Ottanta. Biebcr stesso ammette che è l'unico modo di colmare il divario che ancora separa le case americane da quelle giapponesi: queste ultime, in media, producono le vetture a un costo inferiore di 1500 dollari, quasi 3 milioni di lire, a quelle col marchio «made In Usa.. Ennio Caretta Come è diviso il mercato dell'auto Usa (9,16 milioni di unità nel 1983) Per costruttori Honda 4.4% Nissan 5.7% Volkswagen 1.7% Altri 9.3% Per nazioni Germania Occ. Importazioni 3.0% Altre Importazioni 2.1% Chrysler 9.2% American Motors 2.1% Toyota 6.1% Importazioni Giapponesi 20.8%

Persone citate: Bieber, Detroit, Ennio Caretta, Volkswagen America

Luoghi citati: Detroit, Europa, Germania, New York, Stati Uniti, Usa