Mouloudji simpatico Orfeo dei boulevards di Massimo Mila
Mouloudji simpatico Orfeo dei boulevards Il concerto per l'Autunno Musicale di Como Mouloudji simpatico Orfeo dei boulevards DAL NOSTRO INVIATO COMO — Cile cosa sceglierà il critico-musicologo nelle proposte dell'Autunno Musicale, cosi numerose (ed anche abbastanza complicate, con tutte le loro suddivisioni e categorie), che ci vorrebbe un piacevole soggiorno d'un mesetto sul lago per farsene un'idea esauriente? Dovrebbe scegliere il Barocco, naturalmente; oppure la Liturgia, oppure Rachmaninov ed altri russi, o magari le «opere primissime» di giovani compositori. Fortunatamente la congiura delle date gli permette, anzi, gli impone d'evitare simili iatture, ed allora, nella categoria «Canzoni d' Autore-, una data liberà si affaccia, seguita da un nome esotico: Mouloudji. Santo cielo! non è proprio rutila sfera delle sue competenze, e lui Mouloudji non V Ita mai sentito, nemmeno per disco, ma sa che è famoso, e viene incontro a certi suoi antichi amori per la canzone francese, da Clievalier a Montand, da Aznavour a Brassens. Degno erede di questa tradizione, Mouloudji è un simpatico giovanotto (anche se Ita da poco passato la sessantina), parigino nonostante il nome, disinvolto, scanzonato, malinconico e sentimentale. Non canta in smoking come Chevalier, ma con un maglione nero sulla camicia aperta, come uno qualunque di quei garcons che s'incontrano sul boulevards, di cui egli canta le malinconie, gli amori, le nostalgie f«Que le temps passe vite»;. Non grida, non urla. Gli amori sono infelici, ma il clima è quasi sempre il riìnpianto. La ragazza lo pianta, se ne va. Che pena! come si era felici, certains soirs, felici di niente, d'una carezza, d'uno sguardo affettuoso, la mano nella mano. Mah! finito. Cosa farci? Faut vivre. Poi. c'è il. pedale,.comico, naturalmente, della chanson grlvolse, maliziosa, scollacciata, ma al riparo di doppi sensi: la «maison de la Culture* che un tipo molto democristiano aveva messo su, con la collaborazione di alcune dame, in un quartiere altamente culturale, Place Pigalle. Come fioriva, come prosperava quella maison de la culture catholique! peccato che poi sia venuta la legge per la chiusura delle maison (de la Culture). E ci sono le vibrazioni della coscienza democratica, il fastidio della burocrazia, quel certlficat d'études che è necessario per qualunque cosa, e il no alla betlse della guerra fj'al recu mes papiers militai res), e I* esperienza della fame, ma tutto, sempre, in tono non gridato, da rassegnata filosofia di buona gente (Comme le dlt ma conclerge). Che cosa dice il criticomusicologo, il critico-pro- fessore, di questo Orfeo dei boulevards? Dice anzitutto che s'inserisce, anche lui come l suoi grandi predecessori e colleglli, in un'antica tradizione, quella della romanza celtica, narrativa assai più che Urica, in stretto contatto con le realtà quotidiane dell'esistenza. E quanto al modo di cantare e d'intonare le parole in musica, il nostro professore conia una sua definizione: questo è un «recitarchiacchterando», lontano dal canto tutto spiegato, ma anche dal cantar-parlando del vari Sprechgesange che ci deliziano sia nella musica dotta che in quella cosi detta leggera. Chiacchierare non è cantare e non è nemmeno, semplicemente, parlare; è quello che i francesi chiamano causer. Mouloudji è un causeur in chiave di baritono leggero (purtroppo, salvo un'eccezione, sempre al microfono), capace anche di recitazione vera e propria, e di vivacissima, ammiccante pantomima. Lo accompagna abilmente un terzetto strumentale dove spicca la verve del pianoforte di Jean Bernard; la fisarmonica di Claude Tliomas fornisce il colore locale, e un organo elettrico suonato da George Crof aggiunge effetti timbrici. Raramente lo stile degli accompagnamenti è quello tradizionale della musica leggera; solo nelle canzoni comiche, altrimenti, in quelle sentimentali, sì picca spesso di civetterìe ctessiclie e raveliane. Nell'ampia sala dell'Auditorium del Setificio la serata ha avuto un inizio un po' freddo, poi l'artista stesso si è scaldato, il pubblico si è fatto conquistare a poco a poco, e quando sono venute le canzoni più famose — Un jour tu verras, Si tu t'immaglnes, le Feullles mortes — è stata una festa genera- le' Massimo Mila 1
Persone citate: Aznavour, Brassens, Chevalier, Claude Tliomas, George Crof, Jean Bernard, Montand, Place Pigalle, Rachmaninov
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