Duecento deputati contro i giudici di Giuseppe Zaccaria

Duecento deputati contro i giudici Duecento deputati contro i giudici , ——p — Un duro documento firmato da parlamentari di molti partiti - Altri cercano però di sfumare i toni della contrapposizione A Palermo è uscito dal tartewe il boss mafioso Rosario Spatola ROMA — "Come parlamentari, come cittadini noi non ci riconosciamo in una concezione dello Stato che si mostra insensibile verso una persona malata e sofferente-. L'altra sera, proprio mentre a Palazzo dei Marescialli il primo presidente della Cassazione, Mirabelli, rispondeva agli attacchi di alcuni ambienti politici con un durissimo intervento, a Montecitorio Natalia Ginzburg. appoggiata a un tavolino, scriveva un documento di poche righe: "Esprimiamo stupore e sgomento per l'ordinanza della Corte di Cassazione che nega a Giuliano Naria gli arresti domiciliari. Naria è gravamente ammalato e la sua vita è in pericolo. Tale ordinanza ci appare assurda e incomprensibile. Naria è in carcere da otto anni: è stato condannato a cinque anni, che Ita già ampiamente scontato. Come parlamentari, come cittadini E qui, la scrittrice che è anche deputato della sinistra indipendente, ha aggiunto la frase che è destinata a rèndere ancora più profonda la frattura tra giudici e potere politico. Una polemica che la notizia della scarcerazione a Palermo del mafioso Rosario Spatola per la nuova legge sulla decorrenza dei termini, approvata dal Parlamento tra le forti critiche della magistratura, certo rinfocolerà. In poche ore, il documento ha raccolto quasi duecento firme: quelle di democristiani come Garocchio, Caccia, Botta, di comunisti come Napolitano, Occhetto, Tortorella, di uomini del psi (fra gli altri. Formica. Mancini, Covatta), del partito repubblicano (Susanna Agnelli ed Alberto Arbasino), e poi ancora di Battlstuzzi per i liberali, di Marco Pannella, dei demoproletari, di indipendenti di sinistra come Stefano Rodotà e Paolo Volponi. Fra i parlamentari non mancano prese di posizione più si Limai c. espresse però sempre a titolo personale. Se per Luigi Preti - vari deputati hanno esagerato parecchio nelle loro critiche violente-, il comunista Luciano Violante, che è anche magistrato in aspettativa, fa una distinzione importante. L'ordinanza della Cassazione, è vero, non sarebbe stata criticabile in sé: Mirabelli ha pienamente ragione quando ricorda che alla Corte competeva solo un giudizio di legittimità formale sull'ordinanza dei giudici di Trani. Il primo presidente, però, sbaglia quando -sembra voler lanciare messaggi politici, che non spettano a un potere dello Stato privo di responsabilità politiche-. Da una parte, dunque, la magistratura, almeno nella grande maggioranza arroccata in difesa delle sue prerogative, dall'altra un fronte politico raramente cosi compatto. Nella profonda, larghissima crepa che sembra essersi aperta, adesso sono proprio i diritti di Naria che rischiano di sprofondare. Nei giorni scorsi, i giudici non avevano nascosto 11 proprio disappunto per commenti come quello di MartinazzoII, o stati d'animo come quello di Pertlni. In questo clima di scontro aperto, il processo che si aprirà lunedi prossimo a Trani (e che vede Naria tra gli imputati della rivolta di tre anni fa, durante il sequestro D'Urso) rischia di lasciare pochissimi spazi alla libertà del detenuto. Anche per questo ieri i difensori, Emilio Ricci e Pietro Laforgia, hanno tenuto a riportare 11 discorso sull'aspetto umano della vicenda. Naria, dicono, "è pienamente consapevole della sua posizione processuale-, la richiesta di arresti domiciliari mirava solo «a risolvere un problema di salute-. Su questo plano, un aluto alla difesa è giunto attraverso un medico di una Usi torinese. Da Trani, era partita la richiesta di accertare le condizioni di Naria, per verificare se fosse trasportabile fino in Puglia. Il medico ha risposto con un certificato, giunto a Trani proprio ieri, che ribadisce la «assoluta intrasportabilità- di Naria, causa le sue gravi condizioni e il per¬ sistente stato di anoressia. Sulla base di quel certificalo lunedi, in apertura del dibattimento, 1 difensori chiederanno al tribunale di Trani di riesaminare l'istanza Attualmente, dopo aver scontato 1 cinque anni inflittigli per banda armata, Naria resta in carcere perché accusato della rivolta di Trani (sequestro di persona, detenzione di esplosivi, lesioni) e di insurrezione armata nell'inchiesta romana detta «Moro ter». A Roma però la sezione istruttoria si era già dichiarata favorevole agli arresti domiciliari, anche se la decisione è stata Impugnata dalla Procura generale. Unico ostacolo, restano dunque 1 giudici di Trani: ma quale pericolo di inquinamento delle prove, quale rischio di fuga può esistere per un imputato come Naria? I difensori lo chiederanno dopodomani. E dalla risposta dipenderà in parte anche la ricomposizione di uno scontro mai cosi •aperto. Giuseppe Zaccaria (A pagina 2: «Lareplicadei giudici). DI Vincenzo Tcssandorl).

Luoghi citati: Palermo, Puglia, Roma, Trani