Vuoti nella memoria Perché rassegnarci?

Vuoti nella memoria Perché rassegnarci? La cura: farmaci e ginnastica mentale Vuoti nella memoria Perché rassegnarci? Solo il venti per cento dei casi dipende da arteriosclerosi MILANO — Pochi problemi dell'età anziana sono attualmente studiati quanto quello della memoria, miracoloso meccanismo che, come sappiamo, viene debitamente apprezzato solo quando comincia a traballare. E' illusione cercar rimedio ai guasti della memoria: oppure il campo è aperto a qualche risultato e solo un'antica timidezza di fronte a un problema tanto «superiore» ci frena e ci fa scettici? Per portare aiuto a quella mirabile rete di almeno 4 miliardi di neuroni che stipano il nostro cervello — di fronte alla quale ogni moderno computer è solo un portentoso dilettante — farmacologi e neurologi, per nulla intimiditi, mettono continuamente sul banco prova farmaci nuovi e farmaci aggiornati, per cercar di attivare, o almeno di integrare, linee troppo «scariche» di registrazione, stoccaggio, elaborazione e rievocazione mnemonica. Arteriosclerosi cerebrale? E' questo il commento con cui, in famiglia e fuori — non appena hai un buco di memoria su un indirizzo o su un nome — subito bellamente ti etichettano. E invece no: perché, su 100 casi di seconda-terza età con qualche innegabile decadimento mnemonico, solo una ventina risultano davvero malati di quella critica degenerazioneostruzione vasale che è l'arte rio eie rosi: mentre gli altri 80 presentano — diciamo •semplicemente. — quell'tnvecchiamento cerebrale, su base strutturale e funzionale (deficit del sistemi metabolici, enzimatici e recettoriali e dei circuiti di neurotrasmissione), che, dopo tanti anni di vita, non si vede perché dovrebbe esser diverso da quanto l'età comanda a livello di altri organi e apparati. L'invecchiamento cerebrale — è stato detto a Milano al recente Convegno su «Disturbi della memoria e cerebrovasculopatie» (A. Agnoli, A. Barklcy Fioravanti, N. Martucci e M. Trabucchi) — è «anche» questione di sofferenza vascolare (con «non uniformità» di circolazione, aree di «poco circolo» o «troppo circolo» e zone di «furto» e «controfurto» di corrente sanguigna) ma è esscnzial- mente dovuto a un deficit di ncurotrasmlsslone da impigrito gioco del neurotrasmettltorl (acctilcolina. serotonina, dopamina). Questa carenza di neurotrasmcttltori (soprattutto «dopamina») si manifesta con variazioni d' umore, difficoltà di concentrazione e di attenzione e soprattutto «vuoti di memoria». Lo sa bene l'anziano — che anche per questo tende ad isolarsi e a deprimersi — quanto costi questo cattivo rendimento da «rubrica mnemonica» gradatamente sempre più spoglia. Attiviamole — dicono neurologi e farmacologi —queste zone di «funzione in penombra»; svegliamole, queste reti neuronali a pile un po' scariche e quasi ridotte a «belle dormienti». Farmaci? Non certo come mirabile soluzione in pillole di un problema che resta comunque «supcriore», ma come appoggio complementare a un servosistema mnemonico che va mantenuto ben acceso e funzionante e ben trattato vita naturai durante. Nessun dubbio, infatti, che ogni sforzo è vano se non viene in aiuto, innanzitutto, quel gran farmaco di attivazione naturale che è l'allenamento quotidiano del cervello (culturale, affettivo, sociale, ricreativo) e non viene impiegato quel gran antidoto che è 11 più convinto «no» all'alcol, al fumo, allo stress, ai sonniferi e ai sedativi. Dagli alcaloidi dell'«ergot» — parenti moderni e addomesticati, al buon fine terapeutico, di quel malefico fungo «Claviceps purpurea» che nei secoli più oscuri, poveri e affamati della storia ha seminato morti, avvelenamenti e aborti — la farmacologia moderna ha ricavato un'intera miniera di farmaci utilissimi — tra cui la «diidroergocrlstina», ottenuta in via scmislntetica dagli alcaloidi della segala cornuta — con stretta analogia di struttura chimica con Jneurotrasmeltltori cerebrali (dopaminlci). Convenientemente impiegata, la diidroergocristina ha dimostrato — in recentissime sperimentazioni cliniche controllate col moderni test di «misura» della memoria («Randt memory test») — di dare un buon appoggio al deprèsso gioco della neurotrasmissione e di migliorare non poco la memoria a breve e lungo termine dell'anziano. Ezio Minctto

Persone citate: Agnoli, Ezio Minctto, Fioravanti, M. Trabucchi, Martucci, Randt

Luoghi citati: Milano